Libertà di coscienza ma non di disinteresse. Il potere di nominare o escludere

Si sente spesso dire in questo periodo di campagna elettorale che “ai cittadini non interessa le legge elettorale, alla gente interessano i problemi quotidiani di ogni giorno … prezzi, energia, siccità, ambiente”

Questo è vero, ma è altrettanto vero che l’efficienza di un sistema politico invoglia la gente a partecipare, ad appassionarsi, a contribuire direttamente a scegliere i propri rappresentanti perché sappiano davvero risolvere i loro problemi. 

La legge elettorale in vigore definita “rosatellum”, figlia di una precedente chiamata “porcellum”, fa purtroppo di tutto per impedire reali scelte dei cittadini. 

Infatti gran parte dei membri del Parlamento che si costituirà dopo le elezioni del 25 settembre, sono frutto di scelte dei partiti o movimenti, fatte a tavolino. 

Più che di eletti dovremmo parlare di nominati. 

Il votante non ha la possibilità di scegliere il proprio rappresentante, ma solo il simbolo della lista. 

I due terzi dei membri sono infatti eletti in modo proporzionale fra listini plurinominali bloccati (circa i candidati) e un terzo in collegi uninominali maggioritari in cui vince il candidato che ha più voti. 

Peccato che il “rosatellum” non prevede la possibilità di voto disgiunto e quindi se voto solo la lista, voto anche per il candidato uninominale  corrispondente e se voto il candidato, lo stesso voto vale per la lista o coalizione che lo appoggia. 

Inoltre i listini per la parte proporzionale non prevedono le preferenze. Questo significa conoscere già gran parte dei candidati che verranno eletti, prima ancora dello spoglio delle relative schede (dipende dalle statistiche sui voti presi in passato in quella zona da ciascun partito). 

Semplificando, si passa dalla prima posizione nella lista che significa certamente eletto, al numero tre quattro che sono solo candidature di facciata. 

Molti nomi sono solo tappezzeria per abbellire un impianto che gli stessi politici avevano definito nella prima versione “porcellum”. 

I protagonisti, nella scelta  di queste pedine come fossero damine sulla scacchiera della competizione politica, sono i capi popolo o capi partito che hanno demolito un altro principio cardine del parlamento e cioè il legame stretto del candidato con il territorio da cui viene eletto.

Ritroviamo allora candidati bergamaschi su Milano o Como e in bergamasca gente paracadutata  da chissà dove … Se chiedessimo ad un elettore  qualche notizia più approfondita sul candidato all’uninominale o proporzionale del simbolo che intende votare… Ci sarebbero molte sorprese. 

Infine “la ciliegia” offerta dalla legge elettorale è la possibilità di occupare per lo stesso candidato fino a 6 posizioni diverse (1 uninominale e 5 nelle circoscrizioni plurinominali) con la possibilità per questi super privilegiati di perdere nell’uninominale ed essere comunque eletti nel nuovo parlamento contraddicendo la volontà degli elettori di quel territorio. 

Tutto questo non incoraggia i cittadini a partecipare e se guardiamo alle ultime tornate elettorali il primo partito non è la destra, non è il centro e nemmeno la sinistra. 

Al numero uno c’è chi intende astenersi, magari con motivazioni diverse, ma purtroppo in aumento e con disgusto/rassegnazione per la politica. 
Ma come ridurre il disinteresse e la rassegnazione che sono dilaganti anche in altri ambiti?

Certamente aiuta ricordare che La politica è l’arte di occuparsi della “città dell’Uomo” , occuparsi dei problemi concreti e dei valori, per favorire il Bene comune e il contributo di ciascuno è un piccolo segno in un grande disegno.

Per un cittadino e un  cristiano è quindi importante votare, come dice il Cardinale Zuppi, perché dovrebbe sempre “aver a cuore la vita delle persone e il suo prossimo” 

Per questo “libertà di coscienza non deve mai diventare libertà di disinteresse”  perché  qualsiasi sia la legge elettorale, bella o brutta che sia, il disinteresse e l’indifferenza finiscono per  favorire i pochi a scapito dei molti. 


Quei pochi che poi , in virtù di un sistema democratico, potrebbero scambiare il bene comune, solo con i propri interessi.