Santo Jesus nella parrocchia di Santa Maria delle Grazie. Festa antica e sempre nuova

Una festa antica, ma che ogni anno propone qualcosa di nuovo, con momenti religiosi e appuntamenti culturali, fra storia, arte e musica. Si sono concluse domenica 18 settembre, nella parrocchia di Santa Maria delle Grazie, le feste del Santo Jesus con l’intervento del vescovo di Novara Franco Giulio Brambilla. «Quella del Santo Jesus — sottolinea monsignor Valentino Ottolini, prevosto delle Grazie — è a tutti gli effetti la festa dell’intera città e non soltanto della nostra parrocchia. Infatti, nel corso dei secoli l’immagine è stata circondata da diffusa devozione e la festa ha sempre visto una processione partecipata. Il tutto si è smarrito negli anni Sessanta. Giunto in parrocchia, questa devozione è stata una scoperta personale e ho deciso di rilanciarla. E sono anche proseguiti gli studi storico-artistici sul Santo Jesus». Diverse le iniziative culturali di quest’anno: la mostra «Bergamo e il suo centro nelle antiche stampe»; un omaggio musicale dell’Ensemble armonico; la conferenza «Alexicacon, il primo documento sulla trasfigurazione del Santo Jesus». I vari momenti religiosi hanno visto anche una preghiera comunitaria per la pace in Ucraina, animata dei giovani. 

I DUE PRODIGI

Secondo l’ininterrotta tradizione, San Bernardino da Siena, giunto a predicare a Bergamo tra il 1419 e il 1422, commissionò l’effigie del Santo Jesus, raffigurante Cristo con una Croce pesante appoggiata sulla spalla sinistra come se reggesse una lancia o una bandiera. Essendo numerosi i devoti, venne eretta una cappella per conservare l’effigie. Il 5 aprile 1575 fu attestato il primo prodigio, riconosciuto dall’arcivescovo di Milano cardinale Carlo Borromeo: Cristo trasudò sangue. Il 15 settembre 1608 avvenne il secondo prodigio che diede origine all’attuale festa: due fanciulli  videro Cristo alzarsi in piedi, liberarsi del mantello scarlatto, mentre la veste diventava bianca, spostare la Croce (che appare più leggera rispetto alla precedente, come per dire «Venite a me») sulla spalla destra e assumere la posa che si vede ancora oggi. Il 5 aprile 1889 la venerata immagine venne traslata in una cappella nella nuova chiesa parrocchiale delle Grazie.

L’INTERVENTO DEL VESCOVO DI NOVARA

Monsignor Ottolini aveva invitato il vescovo di Novara, suo compagno di studi a Roma, già due anni fa. Ma la pandemia aveva impedito la sua presenza, che è stata confermata quest’anno. All’omelia, oltre a riferirsi al prodigio, monsignor Brambilla ha ripreso il Vangelo letto (Cristo risorto appare ai discepoli sconvolti, pensando sia un fantasma, e chiede da mangiare). «Il Cristo risorto nell’icona del Santo Jesus viene ritratto con la corona di spine. Esiste una identità tra Cristo che porta la Croce e Cristo risorto. Gesù Cristo rassicura i suoi discepoli: “Sono proprio io, toccate le mie piaghe“. È ciò che farà l’incredulo Tommaso. Questo significa che la storia precedente di Cristo risorto non viene cancellata, ma rimane un segno memoriale e redentivo. Il Santo Jesus ci dice che Cristo crocifisso e risorto condivide le nostre croci e non ci abbandona nelle nostre fatiche, dolori e sofferenze». Al riguardo, ha ricordato «le croci» della terra bergamasca durante il covid. Al termine, accompagnata dalle note della Banda alpina della Ramera, monsignor Brambilla ha guidato la processione con l’icona del Santo Jesus nelle vie attorno alla chiesa parrocchiale.