Leggende bergamasche. Scoiattoli parlanti e muli impazziti

C’era un giovane cacciatore che la domenica anteponeva il suo hobby alle sacre funzioni. La vecchia madre lo scongiurava di santificare il giorno del Signore, ma lui, imperterrito, continuava ad andare a caccia, mentre in chiesa veniva celebrata la messa.

Ma dovette pentirsene! Una domenica, durante una battuta che fino a quel momento non gli aveva fruttato un gran che, s’imbatté in uno scoiattolo che si stava arrampicando lungo il tronco di un abete.

In mancanza di meglio, il cacciatore pensò che gli avrebbe fatto comodo anche quel minuscolo roditore e gli puntò contro il fucile.  

Lo scoiattolo parlante spaventa il cacciatore

Proprio mentre stava per premere il grilletto, si udirono in lontananza le campane a distesa del suo paese che annunciavano il sanctus, e nello stesso momento lo scoiattolo, raggiunto un ramo, si sollevò sulle zampe posteriori e, rivoltosi al cacciatore … parlò! 

“Non spararmi… smettila di andare a caccia la domenica e vai a messa!”. 

Queste parole, pronunciate dallo scoiattolo, ebbero effetto immediato: il giovane gettò il fucile e si precipitò verso casa. 

Da quel giorno non pensò più nemmeno lontanamente di andare a caccia, non solo la domenica, ma anche nei giorni feriali…

Le anime inquiete sotto il ponte della Valle Stabina

Un tempo si credeva che sotto il ponte della Valle Stabina, al bivio tra Ornica e Valtorta, fossero confinate le anime di coloro che da vivi non avevano rispettato il precetto della messa domenicale, ma avevano disertato la dottrina e le pratiche religiose, preferendo dedicarsi al lavoro o ai divertimenti.

E così, dopo la morte erano andati diritti all’Inferno.

Questi dannati erano in gran numero e ogni tanto si facevano vedere dai passanti, oppure si facevano sentire con urla e strepiti che incutevano terrore.

Chi passava da quelle parti di notte, con muli o asini, si trovava in difficoltà perché, giunti all’altezza del ponte, gli animali si fermavano terrorizzati, giravano su se stessi come impazziti e si scrollavano di dosso la soma, rifiutandosi di avanzare anche solo di un passo. 

Nessuno era più in grado di farli proseguire fino all’alba, quando, ai primi chiarori del nuovo giorno, si udiva un frastuono, un precipitare di sassi che si fermava con un tonfo sordo sul fondo della valle. Solo allora gli animali tornavano tranquilli e riprendevano il cammino.

Un crocifisso sulla parete rocciosa

Finalmente nel 1909 venne trovato un sicuro rimedio contro queste manifestazioni d’oltretomba: il parroco di Valtorta, don Stefano Gervasoni, che godeva fama di santità e possedeva doti di esorcista, dopo aver indetto un periodo di preghiere collettive, portò i suoi parrocchiani e quelli del vicino paese di Ornica in processione verso la zona degli spiriti e, dopo averla benedetta, collocò un crocifisso sulla parete rocciosa che strapiomba sulla valle.

Il crocifisso è ancora là e da allora, sostengono gli anziani del paese, gli spiriti dannati non si sono più fatti sentire.

Disegno di Stefano Mazzoleni