I martiri di oggi, dal Mozambico all’Ucraina Suor Chiara: uomini e donne innamorati del Vangelo

Buongiorno suor Chiara,
Sono rimasta colpita dalle notizie della morte di suor Maria De Coppi in Mozambico (una donna di oltre ottant’anni che ha dedicato tutta la vita ai poveri) e dalla testimonianza dei preti ucraini che restano in zone di guerra anche a rischio della vita. Non ci pensiamo mai, ma il martirio esiste anche oggi. La fede delle nostre comunità a confronto appare “tiepida”. Che ne pensa?
Gianna

Cara Gianna, il martirio esiste anche oggi, anzi, il nostro secolo ha visto ormai tanti martiri: la Chiesa è fondata sul sangue dei martiri. Il primo è il Signore Gesù, che non ha tenuto per sé la sua condizione di Dio, ma si è spogliato delle sue prerogative divine sino a offrire sulla croce la sua vita per la nostra salvezza.

Noi nasciamo come credenti, dalla morte violenta di Dio, del suo martirio per amore! Il credente è chiamato a seguire il destino del proprio maestro testimoniando fino al sangue la fede in Lui. La storia della Chiesa è segnata dal sangue di sorelle e fratelli che, pur di non rinnegare il Signore Gesù e il suo Vangelo, hanno donato la loro esistenza con il sangue.

Sono donne e uomini semplici, nascosti dalla scena del mondo, innamorati del Vangelo, che hanno vissuto in pienezza la loro sequela in contesti sociali di opposizione alla fede. I loro nomi appaiono sui giornali e ci stupiscono, suscitano commozione e ammirazione e possono divenire esempi di vita per tutti.

Il martirio del cuore si realizza nelle scelte ordinarie

Ci sono poi tanti credenti che, nel silenzio del quotidiano, vivono il martirio del cuore, in una vita offerta nelle piccole cose, nelle scelte ordinarie, fatte però con l’eroicità di un amore totalmente gratuito.

Anche questo è il martiro cristiano di una vita totalmente donata. Forse sono un piccolo numero, un piccolo resto, nel contesto di indifferenza nel quale viviamo, ma la loro testimonianza è quel lievito che fa fermentare la pasta del mondo.

Sì, dobbiamo riconoscere che purtroppo il cristianesimo ha perso la sua valenza critica e profetica; le nostre comunità vivono una fede tiepida e la pratica religiosa va sempre più diminuendo.

Questa condizione non è da vedersi solo come un problema, ma anche come un’opportunità, una rinascita nella fede per quelle persone convinte e contente della loro vita cristiana. La Chiesa è nata da un piccolo numero di uomini e donne imperfetti e peccatori che però hanno saputo trasformare il mondo con il loro appassionato annuncio evangelico: sono stati lievito per il loro tempo, luce posta sul candelabro per illuminare la vita e la storia.

Offrire una testimonianza trasparente e credibile

È urgente ri-scegliere Cristo come via, verità e vita, attraverso una nuova evangelizzazione, ma occorre anche essere credenti convinti e contenti della propria fede che avvolge tutta l’esistenza, in un mondo che sembra indifferente a Dio, e che continua ad affidarsi a tanti idoli. Stiamo vivendo un cambio d’epoca e non vediamo ancora cosa sarà domani, ma dobbiamo abitare questo tempo di trasformazione come un Kàiros, una Parola di Dio per noi.

L’unica certezza è la fedeltà di Dio che ci accompagna perché è il Dio con noi. Siamo radicati sulla roccia della sua fedeltà e del suo amore che dà forza e coraggio di vivere il martirio quotidiano della sequela in una relazione personale e comunitaria con il Dio della vita e attraversare con lui la Pasqua del nostro tempo. Spogliati dal potere e dal numero possiamo vivere una testimonianza più trasparente e credibile, un Vangelo veramente vissuto. 

Il Cardinal Ratzinger affermava che “dalla crisi odierna emergerà una Chiesa che avrà perso molto. Diverrà piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi. Un processo lungo, ma quando tutto il travaglio sarà passato, emergerà un grande potere da una Chiesa più spirituale e semplificata.

A quel punto gli uomini scopriranno di abitare un mondo di «indescrivibile solitudine» e avendo perso di vista Dio, «avvertiranno l’orrore della loro povertà». Allora, e solo allora, concludeva, vedranno «quel piccolo gregge di credenti come qualcosa di totalmente nuovo: lo scopriranno come una speranza per sé stessi, la risposta che avevano sempre cercato in segreto”. 

Cara Gianna, ora è il tempo di una fede nuova, pronta a quel martirio del quotidiano che la rende autentica e generativa per il nostro tempo.