Verso l’alt(r)o, la meditazione della settimana. Conoscere se stessi

Eppure gli uomini vanno ad ammirare le vette dei monti, le onde enormi del mare, le correnti amplissime dei fiumi, la circonferenza dell’oceano, le orbite degli astri, mentre trascurano se stessi.
(Sant’Agostino)

La scienza e la tecnologia hanno solcato frontiere che facciamo fatica anche solo ad immaginare. 

Nei giorni scorsi ho proposto ad un gruppo di ragazzi di prima superiore la visione della puntata di un programma televisivo che raccontava l’esistenza del cibo digitale e la possibilità – tramite il digitale – di intervenire sul nostro corpo per prolungare la vita delle cellule e quindi la nostra esistenza. Non solo vivere di più, ma la possibilità di non invecchiare, artificialmente.

Mi ha colpito molto la reazione dei ragazzi: sui loro volti non è comparsa la meraviglia per il raggiungimento di un sogno impossibile. Non hanno percepito questo sfondamento di confini come possibilità di una felicità nuova. Anzi, le prime domande comparse sono state: “Ma ci serve davvero?”, “Vivere di più o nutrirsi di cibi digitali è davvero utile?”.

Abbiamo provato a sviscerare questo dubbio e sul tavolo del dibattito sono comparse le parole “spiritualità” e “desiderio”. E i ragazzi hanno percepito ed espresso una dissonanza tra lo sviluppo pionieristico della scienza e l’essenza più vera dell’uomo.

Che bisogno ha l’uomo di cercare nuove strade se queste non rispondono al suo de-siderio? Cosa può donarci una scienza che non conosce di cosa l’uomo ha veramente bisogno?

L’eternità che l’uomo cerca nel suo cuore non è questione di prolungamento temporale. L’uomo del nostro tempo ha bisogno di ritornare ad un incontro vero, quello con Dio, per conoscere veramente sé stesso. 

E da questo spingersi poi in alto e in avanti, dove la sua vera identità lo chiama a cose grandi.