Stezzano, i rettori dei santuari a confronto: luoghi di incontro e di evangelizzazione

Anche la pastorale dei santuari è un luogo importante di evangelizzazione, per contattare chi è in ricerca della fede e anche i lontani dalla Chiesa che entrano in un santuario. La devozione mariana va purificata, perché evitare sia fanatismi e ricerca del portentoso, sia di considerarla di serie B nel cammino di fede. Sono alcuni spunti emersi lunedì mattina 26 settembre nell’incontro diocesano dei rettori dei santuari bergamaschi, il primo di questa serie, svoltosi nel santuario della Madonna dei Campi a Stezzano. L’iniziativa è stata proposta in sinergia dagli Uffici diocesani formazione permanente del clero e pastorale dei pellegrinaggi. «Sono un centinaio i santuari nella nostra diocesi — ha detto don Luigi Paris, direttore dell’Ufficio diocesano formazione permanente del clero, aprendo l’incontro —. Anche il pellegrinaggio è un momento forte nella pastorale e in quella che si chiama nuova evangelizzazione, Chiesa in uscita o Chiesa sulla soglia. egli orizzonti pastorali, la devozione mariana non va trascurata.

DIRE TROPPO O TROPPO POCO DI MARIA

È seguito l’intervento di padre  padre Battista Cortinovis, teologo monfortano, superiore della casa dell’istituto a Redona, che ha parlato sul tema «La teologia mariana». Ha esordito prendendo le distanze da due estremi: dire che di Maria non si dirà mai abbastanza («De Maria nunquam satis»), dire che bisogna parlare di meno di Maria, perché se ne parla poco nella Bibbia e viene ridotta a proiezione di desideri o problemi personali. «Proprio per questo, il discorso sulla Madre di Dio deve coniugare gli aspetti antropologico e teologico, comprendendo gli sviluppi storici e culturali, i dogmi e la tradizione».

Al riguardo, padre Cortinovis ha proposto tre dimensioni. La prima è quella trinitaria. «Maria illumina il mistero della salvezza e ci apre alla cristologia e all’ecclesiologia. Al credente non interessa la biografia di Maria. Parlando della Madre di Dio, bisogna partire dall’annunciazione e dall’incarnazione». Il relatore ha citato i testi biblici che parlano direttamente o indirettamente di Maria. «Il primo testo mariano si trova nella Lettera di San Paolo ai Galati, quando dice di Gesù Cristo nato da donna. Poi il Vangelo di Marco, capitolo 3, quando a Cristo viene detto che c’erano lì la madre e i fratelli. Ieri si riteneva un testo antimariano. Invece è una valorizzazione di Maria come vera discepola, cioè viene prima della sua maternità. Poi i Vangeli di Matteo e Luca sulla nascita di Gesù Cristo. Infine San Giovanni, che parla delle nozze di Cana, dove Maria invita i servitori a eseguire ciò che dirà il Figlio, e Maria sotto la Croce, con l’affidamento della Madre all’umanità. E nel “Magnificat” Maria fa la sua professione di fede. La Trinità opera in Maria nell’annunciazione: Dio Padre invia l’angelo, nasce il Figlio per opera dello Spirito Santo».

RACCONTARE MARIA COME DONNA

La seconda dimensione è quella cristologica. «Nel Concilio — ha proseguito padre Cortinovis — qualcuno voleva nuovi dogmi mariani. La teologia invece ha sviluppato la riflessione su Maria, affermando che anche la nostra natura umana può esprimere il divino, cioè per esprimere il divino non bisogna cancellare la natura umana. Maria è donna sapiente: come dice il Vangelo, conservava nel suo cuore tutto quanto osservava nel Figlio. Maria è stata presente nella Pentecoste accanto ai discepoli. Il “Magnificat“, che è un canto in una casa, è una celebrazione. Maria è stata anche una donna del suo popolo, con le sue responsabilità femminili».

La terza dimensione è quella ecclesiologica, che si spiega in cinque momenti, gli stessi della Chiesa: annuncio, comunione e assemblea, liturgia e culto, servizio, escatologia, cioè il cammino della Chiesa nella storia. «La persona stessa di Maria è annuncio — ha affermato il relatore —. Maria è presente alla Pentecoste. La sua vita è stata di sacrificio. Si è proclamata serva del Signore. È stata Assunta, cioè ci precede in Cielo».

Sono seguite le domande dei sacerdoti presenti. Alcuni hanno rilevato che i pellegrini spesso non incidono sulla vita parrocchiale e che non raramente inseguono il sensazionalismo. Altri hanno affermato che bisogna curare le feste mariane e la devozione popolare.

Rispondendo alle domande, riguardo al Rosario padre Cortinovis ha risposto che è occasione per imparare, annunciare, testimoniare, pregare Gesù Cristo con Maria e Maria con Gesù. Maria è presente nella vita quotidiana: non a caso, per esempio, viene invocata come Madonna dei Campi o delle Vigne, oppure viene invocata per nascite e difficoltà. Anche il pellegrinaggio è un segno dei tempi, «che non vanno combattuti o accettati passivamente, ma semmai approfonditi». Infine don Paris ha ricordato la proposta del pellegrinaggio per sacerdoti a Medjugorie dal 17 al 21 ottobre.