L’incontro fra San Francesco e Papa Innocenzo III. Aldo Cazzullo: “Ha cambiato la storia della cristianità”

Un appassionante viaggio in una giornata cruciale di un personaggio storico. È l’idea guida di “Una giornata particolare”, il nuovo format originale de La7, nel quale il giornalista e scrittore Aldo Cazzullo, ogni mercoledì alle 21,15 accompagna i telespettatori attraverso i luoghi e le vicende di un giorno che ha segnato o cambiato la storia. Dopo aver raccontato la marcia su Roma del 28 ottobre 1922, l’assassinio di Giulio Cesare, questa sera, mercoledì 28 settembre, è la volta dell’incontro tra San Francesco e il Papa Innocenzo III.

Nell’approssimarsi del 4 ottobre, festa di San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia, Cazzullo rievoca una giornata particolare avvenuta secoli e secoli fa, ma che resta sempre attuale.

Abbiamo intervistato il cronista storico d’eccezione Aldo Cazzullo, inviato e editorialista del quotidiano “Corriere della Sera”, dove cura la pagina delle Lettere, del quale è appena uscito il libro “Mussolini il capobanda” (Mondadori 2022).

  • L’incontro tra San Francesco e il Papa Innocenzo III ha cambiato la storia della cristianità? 

«Sì, è vero, perché a quell’epoca gli uomini come Francesco a volte rischiavano di essere bruciati come eretici. Infatti, in un primo tempo il Papa respinge Francesco. Innocenzo III si trova davanti questo uomo piccolo, brutto, maleodorante, vestito con un sacco che vuole vivere secondo il Vangelo, che vuole vivere povero, il Papa lo vede quasi come una provocazione nei suoi confronti, lui così importante, impegnato in una contesa con l’Imperatore e dice a Francesco: “Non mi seccare, vai a parlare ai maiali”. Francesco che aveva una certa consuetudine con gli animali, secondo la tradizione ammansì il lupo di Gubbio e inoltre predicava agli uccelli, va veramente a predicare ai maiali, poi torna dal Papa e gli dice: “Io ti ho ubbidito, ora però mi devi stare a sentire”. Poi, sempre secondo la tradizione, confermata dai meravigliosi affreschi di Giotto e di Cimabue ad Assisi, che faremo vedere stasera durante la trasmissione, il Papa fa il famoso sogno: sogna una chiesa, San Giovanni in Laterano, che sta crollando e San Francesco che la sostiene. Quindi Innocenzo III intuisce che Francesco è lì non per distruggere ma per salvare la Chiesa. Per Francesco la povertà non deve essere imposta agli altri, deve essere scelta. Francesco sceglie di essere povero e allora, come è noto, il Papa benedice Francesco e accoglie la sua Regola. Francesco chiedeva semplicemente di poter vivere secondo l’insegnamento di Gesù. Nasce quindi l’ordinamento francescano, questa meravigliosa avventura che arriva fino ai giorni nostri con un Papa, gesuita, che per la prima volta dalla storia della cristianità si chiama Francesco, segno che è un filone vitale». 

  • La rivoluzione francescana sta nel fatto che a differenza degli altri ordini pauperistici dell’epoca, Francesco non contestava l’autorità della Chiesa, ma la considerava come “madre” e le offriva sincera obbedienza? 

«Sì, Francesco non voleva andare contro la Chiesa, lui voleva anzi servirla, come dicevamo prima, Francesco scelse la povertà, mettendosi nudo sulla piazza di Assisi, spogliandosi dei suoi abiti eleganti, lui figlio di un ricco commerciante di stoffe, Pietro di Bernardone. Il Vescovo di Assisi, come fa vedere l’ affresco di Giotto, lo copre con il suo mantello. Il Vescovo di Assisi diventerà uno dei più grandi sostenitori di Francesco e sarà lui a presentarlo al Papa». 

  • È vero che del testo presentato a Innocenzo III non è rimasta traccia? 

«No, non si sa con esattezza cosa ci sia stato scritto nella prima Regola, conosciamo i documenti successivi. Ma la storia di Francesco è un po’ avvolta nella leggenda…».

  • Desidera anticipare i luoghi riferiti al Poverello che farete vedere stasera e quale è stato il posto che più l’ha emozionato? 

«Sono tanti ad Assisi i luoghi francescani.Abbiamo girato nella Basilica di Assisi, mostreremo quindi gli affreschi di Giotto e di Cimabue, la cripta dove è sepolto San Francesco. Abbiamo girato nella Porziuncola, nell’Eremo delle carceri, sul monte Subasio, a Greccio, dove Francesco inventò il presepe vivente, a Subiaco dove c’è il suo primo ritratto. Poi a San Giovanni in Laterano, a Roma, che allora era la sede del Papa. Racconteremo la storia delle stimmate di Francesco. Puntiamo molto sulle immagini che abbiamo girato noi, vedrete l’Italia vista dall’alto. Ci siamo fatti aprire stanze segrete, che in televisione finora si erano viste poco. Mi ha emozionato l’affresco, che faremo vedere, che riguarda l’incontro tra Francesco e il Sultano  al-Kamil.  Mentre era in corso da due anni la Quinta Crociata, il futuro Patrono d’Italia volle recarsi in Egitto per incontrare il sultano, che sottopone Francesco e i suoi sacerdoti alla prova del fuoco. Nell’affresco Giotto fa vedere questo grande fuoco, i sacerdoti del sultano scappano spaventati, invece Francesco è pronto a camminare nel fuoco, ma non lo fa. Francesco non fa il miracolo, ma ci crede, ed è pronto a giocare la sua stessa vita per la fede e vince così la prova. Il sultano non si converte, l’incontro finisce né con un martirio né con una conversione, resta solo un dialogo in cui ognuno sostiene le proprie idee. Nel convento di San Francesco ad Assisi ho trascorso i giorni e le notti più belle della mia vita».

  • Qual è l’attualità del messaggio di San Francesco? 

«Il messaggio è attualissimo, la speranza di rinnovamento, l’energia vitale, la forza della fede della semplicità di Francesco è più viva che mai. Nel 2026 saranno gli ottocento anni dalla morte, ma Francesco è sempre vivo, pensiamo al “Cantico delle creature”, un testo meraviglioso, la prima poesia in lingua italiana. Dante adorava San Francesco e nella “Divina Commedia” nel “Paradiso” nel Canto XI scrive: “Al suo corpo non volle altra bara che non fosse la nuda terra” ».

  • Nel Suo ultimo libro pubblicato, “Mussolini il capobanda”, narra le gesta di un uomo ancora capace di dividere gli italiani. Che cosa ne pensa? 

«Gli italiani non hanno ancora un’idea chiara del fascismo, non lo conoscono e non lo vogliono conoscere. Ci sono ancora i fascisti, pochi, ma non pochissimi, a giudicare dagli insulti che sto ricevendo…. Ci sono gli antifascisti, tanti ma non tantissimi. Poi c’è la maggioranza degli italiani che pensa che Mussolini fino al 1938 le aveva azzeccate tutte. Ma non è andata così. Mussolini ha preso il potere con la violenza e l’ha mantenuto con la forza, trascinando il Paese in una guerra disastrosa, che era l’esito naturale del fascismo che nasce dalla I Guerra Mondiale e muore nella II Guerra Mondiale»