Entrano nel vivo a Bratto i festeggiamenti per il 150° compleanno della parrocchia.
L’11 maggio 1872, per decreto del Vescovo mons. Pietro Luigi Speranza, Bratto divenne parrocchia autonoma, distaccandosi da quella di Castione della Presolana. Per questo speciale anniversario, sono stati organizzati eventi nel corso di tutto l’anno 2022.
Tra le tante iniziative, in oratorio è stata allestita una mostra fotografica, mentre sono in corso di preparazione uno spettacolo teatrale, curato dagli adolescenti, e un documentario dedicato allo storico parroco don Bortolo Tomasoni.
A scandire questo anno speciale anche una catena di rosari, recitati ogni giorno alle 18.45 per 150 giorni consecutivi. L’ultimo è stato pregato sabato 1 ottobre: per l’occasione la comunità si è riunita in parrocchia alle 21, confluendo da cinque diverse contrade del paese, ma anche dal Passo della Presolana e dalle parrocchie vicine di Castione e Dorga. Tante processioni che si sono unite poi in chiesa per la preghiera a Maria. I fedeli delle contrade Coste, Silvio Pellico, Rucola, Grumello e Corna si sono alternati nel guidare le cinque decine del rosario, portando ogni volta all’altare l’icona di Maria, riproduzione di quella presente in Chiesa.
Domenica, invece, la festa è iniziata con l’esibizione del Corpo musicale Presolana per le vie del paese e sul sagrato della Chiesa. Alle 11 la Messa solenne, celebrata dal parroco don Stefano Pellegrini e concelebrata dal sacerdote nativo don Mattia Tomasoni.
“Celebriamo la storia con lo sguardo rivolto al futuro, il nostro orizzonte è il cielo – ha detto il parroco -. 150 anni sono una storia lunga. Gli echi degli eventi con cui è nata Bratto si sentono ancora oggi nei racconti. 150 anni e ancora ricordiamo la fatica di dare l’identità di casa, di parrocchia a una comunità”.
Don Stefano ha ricordato le condizioni per cui era possibile che il Vescovo concedesse il titolo di parrocchia: la distanza dalla parrocchia vicina; la presenza di una chiesa, dotata di tutto il necessario per la celebrazione, di un cimitero, di una casa per il prete; la dimostrazione di poter mantenere il prete. “Veniva data per scontata quella che a noi appare la cosa più importante per dare identità a una comunità: gli uomini e le donne con la loro fede. Era pacifico che la gente delle nostre valli fosse battezzata e che fede e vita per la comunità cristiana coincidessero. In questi 150 anni le strutture sono diventate più grandi e più belle, sono nati l’oratorio, la scuola dell’infanzia, il campo sportivo, altre chiese. Le strutture non mancano e dicono tanti uomini che le hanno costruite, custodite e abitate.
Oggi la domanda è: c’è la comunità che crede?”.
Commentando la richiesta degli apostoli a Gesù narrata nel Vangelo, ha sottolineato: “La fede mi rende capace di custodire la comunità, rende una parrocchia casa di Dio.
Oggi non ci sono più figli, ma noi siamo capaci di custodire la presenza di Dio tra di noi e costruire relazioni buone tra noi? Siamo una comunità capace di generare alla fede?”.
Ha ricordato poi la vicenda di Ilenia Migliorati, giovane di Bratto che il giorno precedente ha iniziato l’esperienza della clausura entrando nel Monastero delle Carmelitane scalze a Cividino.
Sugli altari laterali, in occasione della festa, sono stati collocati i ritratti dei parroci defunti: don Luigi Belometti, don Antonio Locatelli, don Bortolo Tomasoni, don Giuseppe Cattaneo.