“Donne, vita, libertà”: manifestare per i diritti femminili vuol dire difendere la libertà di tutti

Non è solo questione di tagliare una ciocca di capelli, il gesto simbolico che in questi giorni viene ripetuto in modo quasi “rituale” nelle piazze, nelle università, nei musei, per le strade come testimonianza di solidarietà verso le donne iraniane. La corrente che attraversa il mondo, dall’Iran all’Europa, dagli Stati Uniti a Israele e Libia, spingendo politici, intellettuali, artisti e persone comuni a prendere posizione, dal vivo oppure sui social network, segue uno slogan molto chiaro “donna, vita, libertà”. 

La posta in gioco è molto alta, è lo stesso diritto di espressione e di protesta. A dare inizio a questo movimento, come un’onda che cresce e diventa tempesta, è stata la morte a Teheran di Masha Amini, 22 anni, arrestata dalla polizia perché non portava il velo in modo corretto. 

Sarebbe riduttivo, però, pensare che si tratti “solo” di emancipazione femminile. Come commenta il filosofo sloveno Slavoj Zizek “Zan, Zendegi, Azadi (donna, vita, libertà) è molto diverso dal #Metoo nei paesi occidentali: mobilizza milioni di donne comuni, ed è direttamente collegato alla lotta di tutti, uomini compresi (…). Gli uomini che partecipano sanno bene che la lotta per i diritti delle donne è anche la lotta per la propria libertà: l’oppressione delle donne non è un caso speciale, è il momento in cui l’oppressione che permea l’intera società è più visibile”.

È una battaglia estesa contro i regimi autoritari, che limitano la possibilità di manifestare il proprio pensiero e di esprimere se stessi. Sottolinea, nel caso ce ne fosse bisogno, che le donne sono le ultime a ottenere diritti e le prime a vederli messi in discussione, e che battersi per loro significa conquistare la pietra angolare che regge la libertà di tutti.

La pandemia ha messo a lungo da parte le proteste e i raduni di piazza, facendone quasi dimenticare l’importanza, riducendo le persone a “individui” chiusi nella propria realtà singolare. Dietro i cartelloni esposti in questi giorni si nasconde però forse la consapevolezza, sempre più evidente e diffusa, di ciò che Papa Francesco ha riassunto nella “Fratelli tutti”, “nessuno si salva da solo”. Lottare per un mondo migliore, più giusto, passa anche da qui, dal desiderio di alimentare il dialogo tra culture, tradizioni, esperienze diverse e trovare valori comuni per “costruire futuro”, come accade anche ai giovani dei “Fidays for Future”. Con un valore aggiunto per la componente femminile, che non rinuncia a combattere le proprie battaglie: “Sono le donne che stanno cambiando le regole del gioco – ha sottolineato Roberta Metsola, terza presidente donna del Parlamento Europeo –. Il messaggio a tutte le donne che stanno lottando per i propri diritti in Iran è che non sono sole”.