Verso l’alt(r)o, la meditazione della settimana: le persone più forti sono quelle che aprono le porte

“Le persone più forti non sono quelle che tengono tutto a distanza, quelle che mettono barriere, confini, muri, ma quelle che aprono le porte, che lasciano abbastanza spazio”

(Enrico Galiano)

All’inizio di ogni ora di lezione faccio l’appello. Lo faccio non perché non ricordi i nomi dei miei alunni e abbia bisogno di ricordarli. Lo faccio perché durante il tempo della didattica a distanza ho scoperto che è un momento speciale.

Ancora oggi è un momento speciale, quel momento in cui ognuno può guardare ed essere guardato, dire il proprio essere presente. Ho anche scoperto che basta un “come stai?” per rispondere ad un desiderio di essere ascoltato che il tempo della pandemia ha reso ancora più forte e graffiante.

Ma come stare di fronte a questo desiderio così grande che ognuno di noi ha nel cuore? Come ricostruire relazioni, abitudini, pezzetti di vita?

Qualche giorno fa si è festeggiato il transito di San Francesco e risuonano due parole che mi sembrano la chiave con cui stare di fronte a questo tempo: minorità e fraternità.

Francesco amava farsi chiamare fratello minore, minore perché si accostava a chi incontrava, chiunque esso fosse, con un atteggiamento di minorità, in punta di piedi come chi riconosce la grandezza di chi gli sta di fronte. Minorità perché se in qualche momento della vita la tua preziosità ti è nascosta, sono degli occhi di un fratello minore che ti guarda vedendo tutta la tua grandezza che te la possono restituire. Minorità perché non sono il ruolo che occupo, l’età, l’esperienza, lo studio, la fortuna o sfortuna di essere nato in una parte del mondo a definire chi sono, ma il solo esistere.

Francesco ci insegna un modo per vivere, quello della fraternità. Un modo per cui ho una responsabilità verso chi incontro nel pezzetto di mondo che mi è affidato. Una responsabilità verso quel mio vicino che proprio non mi sta simpatico, una responsabilità verso quel povero che incontro nel sottopassaggio che percorro andando al lavoro o a scuola e di cui nemmeno conosco il nome, una responsabilità verso quel ragazzo che vedo al parco sotto casa tutti i giorni e mi dà un gran fastidio con la sua cassa bluetooth e il suo pallone.

Minorità e fraternità possono avere tante declinazioni, tante quante la creatività di ognuno, la specificità di ognuno, il modo di rendere saporita la vita che ognuno di noi è chiamato a vivere.

Minorità e fraternità mi sembrano il modo con cui ricostruire, l’atteggiamento da cui ripartire.

Minorità e fraternità perché nessuno vada perduto.

“Sono discorsi teorici ma poi quando ci si trova di fronte a quella persona lì, proprio quella fastidiosa, non è così facile” si potrebbe obiettare.

Eppure proprio quella persona così fastidiosa è l’occasione per la mia personale conversione.