Papa Francesco all’udienza: “Le lamentele sono un veleno dell’anima”

Roma, 7 ottobre 2021: Papa Francesco inaugura istituzione del ciclo di studi sulla “Cura della nostra Casa comune e tutela del Creato” e della Cattedra Unesco “On Futures of Education for Sustainability” - foto SIR/Marco Calvarese

“Le lamentele sono un veleno: un veleno all’anima, un veleno alla vita, perché non ti fanno crescere il desiderio di andare avanti”.

È il monito, a braccio, del Papa, che nella catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata in piazza San Pietro, ha ribadito: “State attenti alle lamentele! Quando i coniugi si lamentano l’uno dell’altro, i figli con i papà, e poi i vescovi di tante altre cose… Se voi vi ritrovate nelle lamentele, state attenti: è quasi un peccato, perché non fa crescere il desiderio”.

“Più che essere buoni è importante avere la voglia di diventarlo”, ha affermato Francesco: “Tutti vogliamo essere buoni, ma abbiamo la voglia di essere buoni?”. “Colpisce il fatto che Gesù, prima di compiere un miracolo, spesso interroga la persona sul suo desiderio”, ha fatto notare il Papa: “Vuoi essere guarito? E a volte questa domanda sembra fuori luogo. Ad esempio, quando incontra il paralitico alla piscina di Betzatà, il quale stava lì da tanti anni e non riusciva mai a cogliere il momento giusto per entrare nell’acqua, Gesù gli chiede: ‘Vuoi guarire?’. Come mai? In realtà, la risposta del paralitico rivela una serie di resistenze strane alla guarigione, che non riguardano soltanto lui. La domanda di Gesù era un invito a fare chiarezza nel suo cuore, per accogliere un possibile salto di qualità: non pensare più a sé stesso e alla propria vita da paralitico, trasportato da altri. Ma l’uomo sul lettuccio non sembra esserne così convinto”.

“Il voler fare diventa un’illusione e non si muove un passo per farlo”

“Dialogando con il Signore, impariamo a capire che cosa veramente vogliamo dalla nostra vita”, ha garantito Francesco, che poi ha proseguito a braccio: “Questo paralitico è un esempio tipico delle persone che dicono ‘sì, sì, voglio, voglio’ ma poi non fanno nulla: il voler fare diventa un‘illusione e non si fa il passo per farlo. Quella gente che vogliono e non vogliono: è brutto questo”.

“Una persona che mai desidera è una persona ferma, forse ammalata, quasi morta”. Lo ha detto, a braccio, il Papa, che ha dedicato l’udienza di oggi, pronunciata in piazza San Pietro, a uno degli elementi indispensabili del discernimento: il desiderio, che “alla radice, è una nostalgia di pienezza che non trova mai pieno esaudimento, ed è il segno della presenza di Dio in noi”.

“Il desiderio non è la voglia del momento”, ha puntualizzato Francesco, ricordando che la parola italiana “viene da un termine latino molto bello, de-sidus, letteralmente ‘la mancanza della stella’, del punto di riferimento che orienta il cammino della vita; essa evoca una sofferenza, una carenza, e nello stesso tempo una tensione per raggiungere il bene che ci manca”.

Il desiderio è la bussola per capire dove sto andando

“Il desiderio, allora, è la bussola per capire dove mi trovo e dove sto andando, anzi è la bussola per capire se sto fermo o sto andando”, ha spiegato a braccio il Papa: “Un desiderio sincero sa toccare in profondità le corde del nostro essere, per questo non si spegne di fronte alle difficoltà o ai contrattempi. È come quando abbiamo sete: se non troviamo da bere, non per questo rinunciamo, anzi, la ricerca occupa sempre più i nostri i pensieri e le nostre azioni, fino a che diventiamo disposti a qualsiasi sacrificio per poterla placare, quasi ossessionato”.

“Ostacoli e insuccessi non soffocano il desiderio, al contrario lo rendono ancora più vivo in noi”, ha osservato Francesco:  “A differenza della voglia o dell’emozione del momento, il desiderio dura nel tempo, un tempo anche lungo, e tende a concretizzarsi”. “Il desiderio ti fa forte, ti fa coraggioso, ti fa andare avanti sempre, perché tu vuoi arrivare a quello, ‘io desidero quello’”, ha spiegato il Papa ancora a braccio: “Se, per esempio, un giovane desidera diventare medico, dovrà intraprendere un percorso di studi e di lavoro che occuperà alcuni anni della sua vita, di conseguenza dovrà mettere dei limiti, dire dei “no”, anzitutto ad altri percorsi di studio, ma anche a possibili svaghi e distrazioni, specialmente nei momenti di studio più intenso. Però, il desiderio di dare una direzione alla sua vita e di raggiungere quella meta gli consente di superare queste difficoltà”.

“Maria sia la nostra guida sul cammino di conversione”

Nei saluti nelle varie lingue che seguono la catechesi del mercoledì, il Papa – rivolgendosi ai fedeli tedeschi – ha ricordato le apparizioni della Madonna di Fatima, auspicando che Maria “sia la nostra guida sul cammino di continua conversione e penitenza per andare incontro a Cristo, sole di giustizia”: “La sua luce gentile ci liberi da ogni male e disperda le tenebre di questo mondo tormentato dalle guerre”.

Rivolgendosi poi ai fedeli di lingua portoghese, Francesco ha menzionato la Madonna di Aparecida, di cui oggi si celebra la festa “con tanti fratelli e sorelle che si recano in pellegrinaggio al suo Santuario e lì, accanto alla Vergine Madre, pregano il rosario”: “Uniamoci a loro e preghiamo per la pace”.

Ai fedeli polacchi, il Papa ha chiesto di recitare il Rosario: “Meditando i misteri della luce, fate memoria di San Giovanni Paolo II che ha voluto aggiungerli alla contemplazione degli altri momenti della vita di Gesù”.

“Ieri abbiamo celebrato la memoria liturgica di San Giovanni XXIII, che servì con esemplare dedizione Cristo e la Chiesa, adoperandosi con sollecitudine per la salvezza delle anime e per la pace nel mondo”, il saluto ai fedeli italiani: “La sua protezione aiuti tutti voi nello sforzo di quotidiana fedeltà a Cristo e sostenga quanti soffrono a causa delle guerre, in particolare la cara e martoriata popolazione ucraina”.