Pellegrinaggio pastorale nella Cet5 Sebino-ValCalepio. Otto parrocchie e tante domande sul futuro

La forza della solidarietà e del volontariato, l’impegno nel tenere vive le tradizioni, la fatica di costruire relazioni con “l’altro”, di rapportarsi con le diverse culture che si incontrano sul territorio. Sono tutti elementi comuni nelle parrocchie della fraternità presbiterale 1 della Cet 5 Sebino-Valcalepio, dove nel mese di ottobre si è fermato il pellegrinaggio pastorale del vescovo di Bergamo, monsignor Francesco Beschi.

Sono tutti borghi antichi e ricchi di storia, paesi immersi nel verde delle colline: fra i pregi di questa zona c’è sicuramente anche la bellezza del paesaggio.

Gli abitanti di questa zona sono circa 40 mila, e le parrocchie della fraternità sono otto: Bolgare, Chiuduno, Grumello del Monte, Telgate, Cividino, Tagliuno, Calepio e Calcinate. I sacerdoti presenti su questo territorio sono 16, e tre di loro sono dedicati all’oratorio e alla pastorale giovanile.

Sono molte le questioni che le parrocchie hanno messo sul tappeto raccontando al vescovo la loro vita quotidiana e le loro attività in occasione del pellegrinaggio pastorale. Hanno tutte lo stesso filo conduttore: la preoccupazione per il futuro, che nasce principalmente dalla fatica di trovare un ricambio generazionale per i servizi parrocchiali, dalla riduzione del numero dei preti, dalla constatazione che la partecipazione alla Messa e alla vita della comunità si sta riducendo.

Già la presenza di un solo curato per più oratori crea qualche malumore, mentre d’altra parte sembra che l’esperienza delle équipe pastorali stia portando un movimento positivo e di crescita nella corresponsabilità dei laici.

In ognuna di queste otto comunità ci sono tradizioni molto radicate, che vengono rinnovate con entusiasmo e con partecipazione. Ci sono antiche devozioni che coinvolgono soprattutto le generazioni più anziane delle comunità. E poi occasioni che uniscono la fede all’incontro conviviale, come le sagre del patrono, in cui i legami tra le generazioni si rinnovano e in qualche caso si rafforzano.

Il vescovo ha aperto l’esperienza del pellegrinaggio con l’invito alle comunità ad essere “fraterne, ospitali e prossime” ed è interessante osservare come in ognuno dei luoghi in cui sosta queste caratteristiche possono essere declinate in modo diverso.

Sono gli incontri e le relazioni a contare di più, in questo tempo pandemico e post-pandemico, con una grave crisi economica in atto e una guerra all’orizzonte. È importante guardarsi negli occhi, ascoltarsi e prendersi per mano, per camminare insieme nella stessa direzione.

Come sarà la parrocchia del futuro? Il vescovo ha ribadito più volte che “non ci sono risposte a tutte le domande”, è un tempo di riflessione, di approfondimento, e allo stesso tempo di impegno e di fiducia, sia per i laici sia per i sacerdoti, impegnati a ridefinire il proprio ruolo in un quadro così complesso.

Resta molto alto il numero dei battezzati e delle famiglie che richiedono i sacramenti. Un’occasione da cogliere per conoscersi e creare magari i presupposti per un legame più stretto.

In questa fraternità c’è una forte presenza di stranieri e di famiglie che vengono da fuori. Anche questo rende il volto delle parrocchie più complesso, più difficile da gestire con una forma pastorale tradizionale. Allo stesso modo incide l’intensità dei tempi del lavoro, ancora più forte dopo la pandemia, che spesso sottrae energie a tutto il resto.

Un tema importante e delicato è quello della gestione della strutture: in qualche caso le parrocchie hanno sede in edifici antichi, non sempre in condizioni ottimali o adeguate alle esigenze in continuo cambiamento delle comunità. Ci sono spazi rimasti ormai vuoti e inutilizzati a cui non è facile trovare una nuova destinazione. Mantenerli efficienti ha un costo in denaro e risorse, d’altra parte dismetterli può creare ferite e spaccature.

Anche la gestione delle parrocchie, non solo dal punto di vista pastorale ma amministrativo e burocratico, è una questione molto importante: richiede fra l’altro sempre più tempo e competenze, cosicché il “volontariato generico” non basta più.

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *