San Vincenzo, una grande famiglia di volontari contro la “cultura dello scarto”

Ci vuole coraggio per guardarsi allo specchio, prendere atto dei cambiamenti e dei segni di fragilità, individuare una nuova direzione. Per questo assume un particolare rilievo la ricerca “Volontari due volte” realizzata per la Società San Vincenzo De’ Paoli da Andrea Salvini, docente di Sociologia generale nel dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Pisa, con la sua équipe.

Lo studio si basa su quasi 1.300 questionari provenienti da altrettante Conferenze (il nome dei gruppi locali) di tutta Italia. Si tratta quindi della prima indagine statistica che sia mai stata realizzata su un campione tanto vasto di operatori di un’Associazione del Terzo Settore. Uno dei primi dati che emergono è la forte diminuzione della consistenza numerica dei soci: negli ultimi vent’anni sono passati da 18622 a 10352. Anche l’età media risulta più alta. Sono dati che in prima battuta possono risultare allarmanti, ma intorno ad essi la ricerca costruisce interessanti note di contesto, che aiutano a interpretare il quadro generale, per decifrare i destini del volontariato di ispirazione cattolica.

“La ricerca – sottolinea Serena Rondi, presidente della San Vincenzo di Bergamo – è un punto di partenza per intraprendere un percorso di confronto e di rielaborazione nelle conferenze locali, da cui partire per intraprendere nuove iniziative e capire meglio come far conoscere e apprezzare anche ai giovani quest’opera preziosa di volontariato, a partire dagli incontri nelle scuole e da tanti progetti che abbiamo in cantiere”.

Se il numero complessivo dei soci è diminuito, è però aumentato quello dei “volontari”, persone che gravitano intorno alla San Vincenzo senza però fare il passo che determina l’appartenenza. Segno che l’attività di aiuto e vicinanza agli ultimi continua ad essere attrattiva, anche se molti preferiscono dedicarvisi come “attività puntuale”, come esperienza singola, senza dover dedicare un impegno continuativo nel tempo, come accade anche in molti altri ambiti.

Fra gli elementi emergenti ci sono da un lato la necessità di valorizzare le competenze dei volontari anziani, dall’altra la scelta di “fare spazio ai giovani” rendendoli protagonisti delle attività.

Le richieste più alte e più specifiche rivolte agli enti del Terzo Settore richiedono sempre di più di “fare rete”. Questo può significare ampliare le collaborazioni con gli assistenti sociali, con enti ed istituzioni, con altre organizzazioni del Terzo Settore, con professionisti. Questa apertura può rivelarsi utile per affrontare un altro problema emerso dall’indagine: l’insofferenza verso la troppa burocrazia introdotta dalla Riforma.

ll professor Salvini sottolinea nella ricerca anche il ruolo comunicativo della San Vincenzo, impegnata nel combattere la cultura dello scarto, in prima linea nell’aiuto concreto ma anche nella creazione di una sensibilità diffusa nei confronti della fragilità. Approfondisci qui.

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *