Don Davide Visinoni, vicario parrocchiale di Stezzano: “È bello sentirsi sostenuti dalla comunità”. #Unitipossiamo

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«Nella parrocchia in cui mi trovo da cinque anni mi sento veramente sostenuto dai giovani, dalle famiglie e dai confratelli. E sono segno della freschezza della comunità. Da loro mi attendo due doni: la collaborazione e il consiglio».

Don Davide Visinoni, 38 anni, è vicario parrocchiale e direttore dell’oratorio di Stezzano, paese alle porte della città con quasi 14.000 abitanti. È alla sua seconda esperienza di curato, dopo sette anni a Urgnano.

A cuore aperto parla della sua esperienza in parrocchia di Stezzano e come si sente sostenuto e accompagnato. «I ritmi giornalieri sono intensi — racconta —. Ogni mattina la sveglia suona presto. La giornata inizia con la celebrazione della Messa. Poi, al mattino, quando non ci sono impegni particolari come visite ai malati o riunioni tra sacerdoti, il tempo è dedicato alla preparazione delle attività in oratorio. A volte c’è l’occasione di incontrare con più tranquillità alcune persone. Nel pomeriggio si apre l’oratorio e la giornata si ravviva di persone, ragazzi e adulti che lo frequentano.

Spesso è anche luogo di attività e momenti di catechesi e di preghiera. Il tempo di una cena veloce e poi solitamente incontri o riunioni serali. La giornata chiude tardi, verso mezzanotte».

Come ti senti come direttore dell’oratorio? «Ho sempre trovato riduttivo il concetto di “direttore” — risponde don Visinoni —, perché richiama soltanto un livello gestionale. Se penso al mio mandato preferisco pensare a “incaricato della pastorale giovanile”. Certo, anche la dimensione organizzativo-pratica non va nascosta: la nostra pastorale usa e si serve di strutture. Gli impegni ci sono nel tenere vivo l’oratorio come ambiente a servizio della comunità. A volte pesa: basti pensare all’annoso tema della sostenibilità economica e delle manutenzioni, ma anche la concretezza è parte della vita. Il vero lavoro è sviluppare e scegliere sempre più una logica collaborativa e responsabile. Per noi preti l’importante è ricordarsi dello stare in mezzo alla gente».

Per ogni sacerdote, soprattutto se giovane curato, è necessario sentire la comunità a fianco come compagna di viaggio. «Grazie al Cielo mi sento sostenuto — prosegue don Visinoni —. Dalla mia comunità desidero soprattutto due doni veramente preziosi, cioè la collaborazione e il consiglio. E ci sono. È davvero confortante quando vedi che qualcuno ti anticipa tendendo la mano in aiuto. Ti accorgi che ciò che si vive sta a cuore anche ad altri, che la parrocchia è davvero comunità. Per consiglio intendo il rimando sulle proposte, quasi una specie di verifica. Spesso ci affidiamo al “Si è sempre fatto così”, oppure “Questo vedo che funziona o meno”. Fa davvero piacere il suggerimento, la critica, il consiglio, perché aiutano a dare senso a ciò che si costruisce».

Quindi i tuoi giovani e le famiglie ti accompagnano. «Sì, in questi anni ho sperimentato la presenza dei giovani come sostegno e freschezza della comunità. Sono loro la vera anima dell’oratorio. Con diverse famiglie c’è un buon legame, fraterno e di amicizia. Senti davvero di vivere la comunità più viva».

E il sostegno degli altri preti di Stezzano? «La parrocchia — risponde il curato di Stezzano — ha la ricchezza di avere diverse figure di sacerdoti. Ogni lunedì mattina ci troviamo in casa parrocchiale per programmare la settimana e tracciare le linee pastorali della comunità. Dall’esterno può sembrare che ciascun prete abbia un suo settore preciso di azione pastorale. in realtà, condividiamo le sfide e cerchiamo soluzioni condivise nella fraterna collaborazione. Anche i sacerdoti più anziani, ormai in pensione, partecipano ai nostri incontri con la loro ricca esperienza».

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