“Prega, mangia, ama”: meditazioni sul Vangelo di Luca. “Un modo per rileggere la propria vita”

“Esercizi spirituali sul Vangelo di Luca” come recita il sottotitolo del volume “Prega, mangia, ama” (Edizioni San Paolo 2022, pp. 207, 16,00 euro) di Don Luigi Maria Epicoco, filosofo e teologo, uno dei più apprezzati autori di spiritualità, ripercorre un viaggio che parte dall’ascolto di sé stessi e, per mezzo del Vangelo di Luca, attraversa i temi fondamentali del nostro essere Chiesa e discepoli di Cristo. 

La copertina del volume

Ne parliamo nell’intervista con don Epicoco, Assistente Ecclesiastico del Dicastero per la Comunicazione, che insegna filosofia alla Pontificia Università Lateranense e all’ISSR “Fides et Ratio” di L’Aquila, di cui è anche Preside.

“È un libro/quaderno che vuole solo invitare a leggere ancora una volta la Parola di Gesù attraverso la mediazione di Luca. Come, però, mi capita di dire spesso, è bene sapere che si può andare in cielo anche senza leggere questo libro”, ci anticipa l’autore.

Don Epicoco, nell’Introduzione del testo scrive che “frequentare il Vangelo di Luca significa scoprire un po’ alla volta il volto di Cristo”. Desidera chiarire la sua riflessione?

«Nella tradizione della Chiesa quando si pensa a Luca, lo si pensa come un evangelista pittore, tanto è vero che in tutto il mondo sono sparse delle icone attribuite a lui. In fondo chi ha fatto nascere questa tradizione voleva dire che il modo di scrivere di Luca è quello di usare tantissimo le immagini. Quindi, leggere il Vangelo di Luca significa avere davanti non una parola ma una visione. In questo senso Luca dipinge il volto di Cristo, cioè ce lo mostra per quello che davvero è». 

Per quale motivo abbiamo bisogno del Vangelo e soprattutto di Luca? 

«Luca concentra tutta la sua narrazione soprattutto sulla Misericordia, che è quell’amore che salva le persone. Allora l’evangelista Luca ci insegna che l’alfabeto che usa Dio per arrivare all’uomo, che è appunto l’alfabeto di un amore gratuito, non chiede niente in cambio ma chiede semplicemente di essere accettato». 

Vuole ricordare ai nostri lettori chi era e che cosa faceva l’evangelista Luca? 

«A differenza di Matteo e di Giovanni, Luca e Marco non sono discepoli diretti di Gesù, ma sono discepoli della seconda ora, di un momento successivo. Questo è molto interessante, perché ciò testimonia il fatto che Luca racconta una storia che non ha vissuto in prima persona, ma è comunque credibile. Questo fa sì che ognuno di noi si senta molto vicino a Luca, perché nessuno di noi ha mai vissuto la storia di Gesù in prima persona. Ma come Luca possiamo diventarne parte. Se tra gli evangelisti due sono stati testimoni diretti e due indiretti, c’è speranza anche per noi di diventare dei cristiani credibili anche se non abbiamo conosciuto Gesù direttamente».

Il Suo “libro/quaderno” può essere definito come una “scuola di preghiera”? 

«Nasce per questo. Nasce in giorni di esercizi spirituali quindi è un modo attraverso cui le persone possono rileggere la propria vita. Non è un libro rivolto ad aumentare le informazioni, ma quasi a farci conoscere in maniera molto più profonda, a partire proprio dal Vangelo di Luca».

È vero che il nostro problema fondamentale riguarda l’immagine del Signore che costruiamo dentro di noi? 

«Fondamentalmente sì, perché da questo immaginario dipende molta della nostra fede. Certo che se noi pensiamo a Dio come a un padrone, tutta la nostra esperienza di fede viene condizionata da questa immagine. Se Lo pensiamo come una legge, tutta la nostra vita cristiana viene influenzata da questo. Allo stesso tempo, se pensiamo a Dio come un Padre, e questo è il suggerimento che dà Gesù, tutta la nostra vita cristiana dovrebbe poter cambiare a partire proprio da questa esperienza di paternità». 

In un momento delicato e difficile come quello che stiamo vivendo, nell’“oscurità che ci disorienta e ci spaventa”, quanto può essere di conforto leggere questo libro? 

«Spero che possa essere semplicemente un piccolo incoraggiamento a guardare le cose in maniera più profonda e ad accorgerci che l’insegnamento di Gesù non è un insegnamento ingenuo. Gesù sa benissimo che i suoi discepoli sono immersi in un mondo che a volte è dominato dal buio e non dalla luce ma, nonostante questo, Gesù ci insegna una strada, che è la strada dell’accoglienza, dell’umiltà, della preghiera, dell’amore, della convivialità, che sono tutti alfabeti possibili per ognuno di noi. E che sono il contrario invece di quello che ci verrebbe da fare in questi momenti difficili, cioè chiuderci, difenderci, avere paura, diffidare degli altri. È una grande educazione ad avere un altro atteggiamento rispetto a questo buio».