Educatori e strumenti utili: in Cantiere a vincere è la relazione

Adelfocrazia. Nulla di complicato. È semplicemente ciò che accadeva tra i discepoli, il principio fondamentale della loro missione: la fraternità. Nessuna azione di cura può essere frutto del solo protagonismo dei singoli e questo i discepoli l’hanno imparato sulla propria pelle nel momento in cui Gesù “li inviò a due a due”.

Il numero de “Il Cantiere” del mese di ottobre è nato come una risposta al dossier precedente in cui si raccoglievano i frutti dell’estate appena conclusa. Dopo aver colto il “bello”, il passo successivo è stato chiedersi come continuare a stare accanto agli adolescenti da educatori e di quali strumenti avvalersi.

Cosa fare per essere educatori?

La risposta è arrivata semplice e puntuale: lo strumento principe è la relazione. Niente di più concreto, niente di più vero che sperimentare in prima persona ciò che fa crescere l’uomo.

Ecco a cosa siamo chiamati come giovani ed educatori d’oratorio come ricorda anche il Vangelo e il commento legato ad esso su “Il Cantiere” di ottobre: “I cuccioli dell’uomo per diventare umani invocano la “cura del Noi”. 

L’azione educativa è generata dalla regola aurea “almeno due” e il principio generante è sempre molteplice, appunto “almeno due”, e comunque “sempre più di uno”.

Qui la postura della “differenza duale” fa la differenza. Due-a-due non vuol dire il doppio (uno-più-uno), come già scriveva Erri De Luca nel suo Il contrario di uno: “Due non è il doppio, ma il contrario di uno, della sua solitudine.

Due è alleanza, filo doppio che non è spezzato”. Quindi, è sempre l’alleanza umana, il patto sociale, la comunità a fare la differenza nella cura e nella custodia delle nuove generazioni”.

Cambiare prospettiva: non il “fare per”, ma il “fare con”

La messa a terra di questa buona prassi e della concretizzazione del messaggio non si deve mai dare per scontata: non perché manchino le capacità, ma perché nel mondo odierno avere a che fare con gli adolescenti significa tenere conto di tante sfaccettature e altrettante sensibilità.

“Abbiamo tutti molto bisogno di concretezza – scrive don Emanuele Poletti, direttore UPEE, nel suo editoriale -. Ne abbiamo bisogno per onorare il significato più alto che il termine stesso esprime: “concretezza” deriva da “con-crescere” ovvero crescere insieme.

Quasi che il primo e unico vero passo, non sia tanto il trovare “come fare per”, ma semplicemente il “fare con”. Non più una domanda che invoca costantemente risposte spesso impossibili, ma uno stile che sempre di più chiama in causa un’alterità e una pratica, personale o comunitaria che sia, dove non importa tanto il “che cosa fare”, ma certamente il fare insieme”.

Strumenti utili per gli educatori

A inizio ottobre, periodo di uscita di questo numero de “Il Cantiere”, i preparativi del nuovo anno pastorale volgevano ormai al termine e si scaldano i motori in vista dei molteplici appuntamenti da vivere.

Alcuni interrogativi, però, rimangono sempre attuali. Come educatori si pensa, ci si confronta, si sogna in grande, si progetta, ma… a questi adolescenti che cosa facciamo fare? Di che cosa hanno bisogno? Che cosa cercano? Quali strumenti si possono mettere in valigia? Come sempre attraverso video podcast, interviste scritte, affondi culturali e fumetti, “Il Cantiere” ha sviscerato il tema tentando di offrire strumenti utili all’educazione dei “cuccioli d’uomo”, ma non solo.

Questo numero è stato costruito come una vera e propria cassetta degli attrezzi e ciascun educatore ha potuto sfruttarne gli strumenti seguendo le esigenze della propria realtà e mettendo in gioco la sua creatività.

“Il Cantiere” non è un dossier fatto e finito: è sempre e costantemente in evoluzione grazie a tutti i giovani che si spendono in oratorio e non solo. Non si finisce mai di crescere, non si finisce mai di reinventarsi per stare accanto agli adolescenti in infiniti modi.  

Clicca qui per leggere il numero de “Il Cantiere” – Li inviò a due a due- di ottobre 2022 con spunti utili per gli educatori.