Le iris di Cristina Mostosi: un fiore come messaggio anti-violenza. La bellezza trasforma il mondo

Nella mitologia greca Iris era la messaggera degli dei e la personificazione dell’arcobaleno. Nella vita di Cristina Mostosi questo fiore dall’aspetto delicato e affascinante – il preferito di suo padre – è diventato un ponte che unisce luoghi, persone, culture diverse.
La sua storia inizia da una tragedia: l’assassinio della sorella Paola, vittima di un barbaro atto di violenza vent’anni fa. Uno “strappo” profondo, così difficile da rimarginare, eppure Cristina ci è riuscita, e col tempo ha riempito le sue ferite d’oro come accade agli oggetti riparati secondo l’arte giapponese del kintsugi.

Suo padre coltivava un giardino, in cui si rifugiava nei momenti di tristezza: aveva una vera passione per le iris, aveva seguito un corso di ibridazione e ne aveva create nuove varietà, con combinazioni cromatiche inedite, conquistando numerosi premi.

In questi giorni, in vista della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, ha seminato quattro aiuole di Iris in diversi punti della città, in accordo con l’Amministrazione comunale: in via San Tomaso de’ Calvi, nel parco di Palazzo Frizzoni, nel carcere cittadino e nel giardino del liceo scientifico Mascheroni. Ha tenuto anche diversi incontri di sensibilizzazione e prevenzione anti-violenza. Le prossime tappe: il 24 a Villongo, il 25 a Fara Gera d’Adda, il 26 a Bottanuco.

“In carcere sono stata accolta con attenzione ed entusiasmo, ho progettato il mio intervento con un’amica, Paola Suardi, che già svolge volontariato in questo luogo. L’anno scorso ho ordinato venti grembiuli da giardinaggio realizzati dai detenuti. Quest’anno ho pensato che la bellezza può aiutare anche le persone che hanno commesso dei reati. Ho voluto dare un segnale di quanto la cura delle piante, far nascere e creare qualcosa di bello, possa essere forte il suo potere terapeutico e salvifico. Ora i detenuti stanno facendo una piccola colletta per mettere la targa che ricordi questo progetto nell’aiuola delle iris. Il carcere può diventare anche un’opportunità”.

L’educazione è il primo passo per “sabotare” gli atti di violenza, spiega Cristina: “Si può imparare da piccoli a comprendere le differenze di genere, a considerarle delle “specialità” a superare gli stereotipi in nome del rispetto reciproco”.

Cristina ha già portato le sue Iris in molti luoghi: “Sto percorrendo la strada di trasformazione del mio dolore promuovendo progetti di cultura, bellezza e rispetto per gli altri. E lungo il cammino incontro persone che per me sono come i sassolini bianchi di Pollicino. Mi aiutano a capire che sto seguendo la strada giusta per dare un senso a ciò che è successo a mia sorella e che questi progetti possono avere ricadute positive su altri e sulla società in generale”.

Negli ultimi tre anni ho avviato anche il progetto di una “Biblioteca della natura” intitolata a Paola Mostosi. Per ora libri e arredi sono in un magazzino a Torre Boldone: vorrei che diventasse un luogo di cultura dove organizzare laboratori e ascoltare musica”. Fra i libri c’è anche uno scaffale rosso con titoli sulla violenza di genere per grandi e piccoli.

Un terzo progetto è “Le iris e l’arte”: sta nascendo una collezione legata alla Biblioteca della natura di 95 opere dedicate alle Iris. Accanto ai dipinti ci sono anche tanti oggetti di artigianato: “Saranno esposti in modo permanente nella biblioteca, ma nel frattempo sto allestendo una mostra itinerante che ha già fatto tappa a Caravaggio e Ranica e presto sarà a Fara Gera d’Adda, Stezzano, Pedrengo. In seguito si sposterà più lontano, dalla Toscana alla Croazia.

“Mi dedico ogni giorno a questo progetto e pian piano sta crescendo, creando un vero e proprio circuito di bellezza, che spesso si alimenta con il passaparola. Vorrei che le iris diventassero il simbolo della lotta alla violenza di genere”

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