Le parole come ponti per creare legami. Rosy Russo, Parole Ostili: “Imparare fin da piccoli a comunicare con rispetto”

Rosy Russo

“Siamo ciò che comunichiamo”: spesso capita di dimenticare cosa c’è alla base di qualsiasi relazione, personale o digitale: “Le parole che scegli quando parli con qualcuno raccontano la persona che sei, ti rappresentano, fanno da ponte fra te e gli altri. E hanno sempre delle conseguenze, piccole o grandi”. Si concentra su questo, in modo coinvolgente e divertente “A chi lo dici?” (Erickson) di Rosy Russo, presidente di Parole Ostili, un manuale rivolto in particolare ad adolescenti e giovani, che propone storie, riflessioni e attività sul tema della comunicazione, componendo un’interessante raccolta di “consigli e strategie per comunicare con rispetto”. Ne abbiamo parlato con l’autrice.

Com’è nato questo libro e come mai ha pensato a un manuale su questo tema rivolto ai giovani?

“Sono mamma di quattro figli dai 13 ai 24 anni e sono presidente di Parole Ostili, associazione nata sei anni fa per contrastare l’odio in rete che poi è diventata un progetto di educazione alla cittadinanza a tutti gli effetti. Spesso mi trovo a dialogare con ragazzi e ragazzi nelle classi, ho creato nel tempo un percorso di cittadinanza digitale ed educazione civica, perciò mi piace sperimentare sul campo.

Nell’ultimo anno ho notato quanta fatica i ragazzi fanno nel gestire le relazioni che sono il cuore della nostra vita, perciò ho cercato un modo per aiutarli. Ci capita normalmente di doverci mettere alla prova in diversi contesti e diversi ambiti: a scuola, con gli amici, con un nonno, un fidanzato o una fidanzata. Mi è venuta l’idea di creare un libro che potesse accompagnare diversi momenti della vita.

Come è strutturato il libro e come può essere letto e utilizzato?

Contiene quindici storie sommate e affiancate ai principi del manifesto di Parole Ostili che attingono alla mia esperienza e quella di tanti collaboratori. È uno strumento utile anche per i genitori e gli insegnanti, all’interno ci sono delle attività da svolgere, e al libro sono associate anche schede didattiche che si possono scaricare dal sito di Parole Ostili per lavorare in classe con i ragazzi.

Si può leggere un capitolo alla volta, non necessariamente tutto di seguito. In ognuno si trova una storia narrata da due punti di vista diversi: per esempio un nonno e un nipote, due innamorati, due amiche, un genitore e un figlio, in modo da mostrare come cambia la prospettiva. 

Le situazioni presentate nel libro appartengono alla vita quotidiana. Mi è capitato che qualcuno mi abbia riferito di aver letto insieme il libro in famiglia, mi sembra un ottimo modo per usarlo. Credo sia importante ritagliarsi del tempo per confrontarsi in famiglia su temi complessi e coinvolgenti come la comunicazione. Può diventare anche uno strumento di dialogo in classe. Ci sono approfondimenti per ogni storia e ogni capitolo contiene qualche pagina bianca, che dà la possibilità ai ragazzi di appuntarsi alcuni pensieri.

Il primo capitolo per esempio parla di empatia: come si fa a mettersi nei panni degli altri. Alla fine c’è anche una sezione di attività, in modo da sollecitare a un’azione concreta.

Come offrire ai ragazzi strumenti per stare bene anche nel mondo digitale?

La rete è un posto bello, le relazioni sono importanti nella nostra vita, ma perché tutto si svolga per il meglio ci vogliono educazione, cultura, rispetto, attenzione. Bisogna usare le parole con cura. Anche per questo tutte le esperienze narrate nel libro vengono collegate al manifesto della comunicazione non ostile.

A volte gli adulti danno un cattivo esempio: l’educazione digitale manca prima di tutto a noi, quindi il libro può essere utile come riflessione per tutti. Dobbiamo saperci orientare in questa nuova stanza in cui loro sono presenti e che è il mondo digitale. Da qui loro si affacciano e guardano il mondo, ma possono anche farsi male, può passare qualcuno e colpirli in qualche maniera. Anche se in punta di piedi dobbiamo essere capaci di attraversare il mondo digitale, dove loro trascorrono anche cinque-sei ore al giorno.

Che ruolo può avere la scuola in quest’ambito?

Ci stiamo battendo da anni per introdurre una materia come etica o cittadinanza digitale, dai tre anni in su. Si può insegnare in modi diversi, accompagnando la crescita e le diverse fasce d’età. La nostra associazione comunque ha già iniziato a creare strumenti educativi che possono essere usati a partire dai tre anni. Nell’ultimo anno abbiamo accompagnato oltre un milione di studenti. 

Dal cyberbullismo alla privacy, dalle fake news al bodyshaming, si trovano schede su moltissimi argomenti, per non trovarsi mai disarmati nel mondo digitale, imparare ad ascoltare gli altri, capire i propri punti di forza e quelli in cui si può migliorare, usare le parole come ponti, mai come muri .

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