Silvio Orlando al Donizetti. La storia di Romain Gary è come una carezza di musica e poesia

Silvio Orlando in una scena dello spettacolo

“Bisogna voler bene” dice Silvio Orlando alla fine dello spettacolo “La vita davanti a sé” che la sera della prima al Teatro Donizetti di Bergamo, il 13 dicembre, ha raccolto lunghi applausi. E in quella frase c’è tutto: cura, ascolto, compassione, attenzione per gli altri, i doni più preziosi, più ricercati, più rari.

Un’ora e mezza senza intervallo per raccontare il celebre romanzo di Romain Gary, scritto con lo pseudonimo di Emile Ajar, vincitore nel 1975 del Premio Goncourt. Una grande storia d’amore, come ha detto l’attore presentando il testo all’inizio del suo monologo. La voce narrante è quella di Mohamed, detto Momo, un bambino arabo “figlio di nessuno” messo a pensione da madame Rosa, una vecchia prostituta ebrea in un appartamento al sesto piano senza ascensore nel quartiere multietnico di Belleville a Parigi. La scenografia, semplice, efficace, “trasformabile”, dà movimento al racconto, esaltandone luci, ombre, ritmi fatti di musica e poesia.

Un flusso di pensieri e immagini dall’andamento cinematografico, narrato con lo sguardo di un bambino, pieno di meraviglia, di dolcezza, di una commovente ingenuità. Nel luogo più negletto, dove vivono persone invisibili ed emarginate, si stringono relazioni di affetto e solidarietà che non dipendono dai vincoli familiari.

Madame Rosa pesa 95 chili, ha più malattie che capelli in testa. Nei suoi incubi tornano ancora i nazisti e il campo di concentramento a cui è scampata per miracolo, ma nel suo cuore ha una grande riserva di amore materno, che riversa sui suoi ragazzi, per la maggior parte figli di prostitute. Momo è un ragazzo che ha bisogno di amore e di attenzione, e li trova in posti impensati, come la bottega di alimentari dove la titolare lo sorprende a rubare un uovo e invece di dargli lo schiaffo che si aspettava gliene regala un altro insieme con una carezza, tante parole gentili, la speranza che da qualche parte esista per lui un mondo migliore. Quando Madame Rosa arriva alla fine è lui ad accudirla fino alla morte. Orlando alterna dialoghi, racconti vividi, battute, accompagnato dalla musica suggestiva dell’Ensemble dell’Orchestra Terra Madre.

Ognuno può trovare la propria chiave per decifrare questo ricchissimo spettacolo, a partire da quella offerta da Orlando all’inizio, parlando dietro il sipario ancora chiuso: spegnete gli smartphone, il mondo può fare a meno di voi per un’ora e mezza, e voi potete – altrettanto – fare a meno del mondo. L’attenzione, l’ascolto, valgono molto di più, e capita di non accorgersi neppure di quanto ne abbiano bisogno le persone che incontriamo, le persone che abbiamo accanto. Lo spettacolo è in scena fino al 17 dicembre ogni sera alle 20,30, sabato anche alle 17, domenica 18 ore 15,30. Biglietti ancora disponibili.

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