Le parabole dei Vangeli raccontate da sedici scrittrici. Ritanna Armeni: “Parlano alla nostra vita quotidiana”

“Sedici scrittrici leggono le parabole dei Vangeli” recita il sottotitolo del volume “La Parola e i racconti” (Libreria Editrice Vaticana 2022, illustrazioni di Cinzia Leone,  a cura di Rita Pinci, Ritanna Armeni e Carola Susani,  pp. 248, 17,00 euro). 

Nel libro, edito anche da “Donne Chiesa Mondo”, il settimanale femminile de “L’Osservatore Romano”, sedici tra le più note scrittrici italiane (Ubah Cristina Ali Farah, Viola Ardone, Ritanna Armeni, Camilla Baresani, Maria Grazia Calandrone, Emanuela Canepa, Antonella Cilento, Cinzia Leone, Tea Ranno, Evelina Santangelo, Alessandra Sarchi, Igiaba Scego, Carola Susani, Elena Stancanelli, Nadia Terranova, Mariapia Veladiano), si sono lasciate ispirare da altrettante parabole dei Vangeli scrivendo un racconto da esse ispirato.

Abbiamo intervistato Ritanna Armeni, giornalista, scrittrice, saggista e conduttrice televisiva, che fa parte del Comitato di direzione di Donne Chiesa Mondo.

  • Il libro risponde alle domande che vi ponete: Le parabole hanno qualcosa di nuovo da dire anche oggi? E hanno qualcosa di particolare da dire alle donne? 

«Sì. Le parabole hanno sempre qualcosa da dire, certe parabole sono la Parola di Gesù e la Sua è una Parola semplice. Gesù parlando per parabole, parlava di quotidianità, di donne, uomini, bambini, malati, quindi quello che abbiamo cercato di fare con questo libro, lasciando la massima libertà alle scrittrici, è  stato quello, non di commentare la parabole, ma raccontare oggi, con la semplicità del racconto, della parola e anche della favola, le lezioni della vita quotidiana odierna. I racconti non riprendono le parabole, riprendono lo spirito e il linguaggio semplice, letterario e non scientifico, perché Gesù non hai mai scritto libri d filosofia o di teologia, ha parlato alla gente. Anche le immagini e le fantasie. Noi di Donne Chiesa Mondo, che ha promosso questa iniziativa editoriale, siamo state molto contente, perché abbiamo ricevuto da parte delle scrittrici, questo non l’abbiamo ancora mai detto, un’adesione entusiasta. Solo dopo abbiamo scoperto che tra le scrittrici che avevamo scelto, solo due sono cattoliche: Mariapia Veladiano e Tea Ranno. C’è stata tra tutte noi un’unità di sentimento nel lavorare su questo testo. Le parabole hanno qualcosa di particolare da dire alle donne, perché queste ultime, rispetto agli uomini, hanno tradizionalmente un rapporto più diretto con la quotidianità, quindi i sentimenti espressi nelle parabole sono più facilmente recepiti. I racconti hanno una fortissima impronta femminile».

  • È voluta la scelta di invitare sedici donne diversissime fra loro per età e per formazione culturale, che hanno nei confronti delle fede e della religione posizioni diverse? 

«Sì, noi siamo donne che fanno una rivista per e sulle donne e non potevamo che rivolgerci a delle donne. Con questo libro volevamo costruire un filo tra le parabole e le donne di oggi. Un filo che le donne di oggi hanno tirato con assoluta libertà, le parabole sono state scelte dalle scrittrici, noi le abbiamo suggerite, abbiamo fatto un elenco però ciascuna scrittrice ha scelto la parabola che sentiva più vicina». 

  • A partire dalla parabola La moneta perduta”, il Suo racconto “Matilde e la dramma”,  pone il problema ancora attualissimo della formazione delle ragazze. Ce ne vuole parlare? 

«Ho scelto questa parabola, perché fa parte di alcune cose che  riguardano la mia anima. La scelta, la capacità di insistere nella scelta, anche quando la scelta è faticosa. La scelta fa parte della mia vita, l’ho ritrovata nella parabola, ho riscritto quella scelta, ispirandomi alla parabola. La formazione delle ragazze mi sta molto a cuore. Ho una figlia e una nipotina di 10 anni, il problema della formazione femminile è importante e mi tocca direttamente, ripensando alla mia esperienza. Negli anni Cinquanta ricordo benissimo cosa era allora la scuola, era una scuola fortemente selettiva, di classe, dove le bambine avevano un destino già deciso dai genitori. Andavo in una scuola della borghesia, ma anche in quella scuola, per le classi popolari, raggiungere la quinta elementare rappresentava un livello alto. Molte delle mie compagne di classe sapevano benissimo che si sarebbero fermate alla quinta elementare. Era nettissima la differenza tra chi sarebbe andata alle medie e chi no. Lì ho visto una condizione femminile diversa. Io volevo andare al liceo, i miei genitori volevano che facessi la maestra e volevano che andassi alle Magistrali. Ho dovuto combattere una battaglia, vinta, per poter frequentare il liceo. Poi ho dovuto combattere un’altra battaglia per poter andare all’Università fuori dalla provincia… Quindi la lotta femminile per la conoscenza, per lo studio e per l’emancipazione, fa parte della mia carne».

  • Il libro mostra la forza universale della Bibbia, un testo capace di intercettare le domande di senso di credenti e non credenti? 

«Mi pare che i racconti l’abbiano dimostrato. Se la Bibbia è ancora capace di ispirare dei racconti, che si fondano su una quotidianità che viene migliaia di anni dopo, significa che quello che lì si racconta è qualcosa che riguarda un’umanità e un umano che ancora c’è e ha bisogno di dialogo».

  • Durante una recente intervista Papa Francesco ha dichiarato che per la prima volta nominerà due donne al Dicastero dei Vescovi. Che cosa ne pensa? 

«Penso che Papa Francesco stia facendo un’operazione molto interessante e molto difficile cioè comprendere le domande e le istanze delle donne e di dare ad esse una soluzione. Bergoglio ha deciso per quello che può, di promuovere le donne, nell’ambito di una Chiesa che purtroppo ha tantissima arretratezza sul tema femminile.E lo sta facendo nel modo che il Papa ritiene giusto, che è quello di affidare alle donne alcuni luoghi di potere. È questo il modo di rompere una tradizione negativa che c’è nella Chiesa nei confronti delle donne».

(Guarda anche il video di Vatican News da cui abbiamo estratto un frame con Ritanna Armeni)