Afghanistan: divieto alle donne di lavorare nelle Ong. Le organizzazioni sospendono le attività

Afghanistan
Avezzano 2–9-2021 Centro di accoglienza della Croce rossa Italiana, per i profughi fuggiti dall' Afghanistan. Ph: Cristian Gennari/Siciliani

“La decisione delle autorità, nel contesto e nel rispetto dei codici culturali vigenti in Afghanistan, costituisce un ostacolo alla prosecuzione delle nostre attività”: anche Azione contro la fame, Ong nata in Francia 40 anni fa che lotta contro la fame in una cinquantina di Paesi del mondo, sospende temporaneamente le sue attività non vitali in Afghanistan (saranno salvaguardate le attività mediche per i bambini affetti da malnutrizione acuta) denunciando “fermamente la decisione annunciata dalle autorità afghane di vietare alle donne di lavorare nelle organizzazioni umanitarie”. 

”I nostri programmi si rivolgono principalmente a bambini di età inferiore ai 5 anni e a donne incinte o in età fertile”, spiega l’Ong in una nota, giudicando questa decisione “incomprensibile perché penalizza popolazioni fragili, particolarmente colpite dall’insicurezza alimentare che oggi prevale nel Paese”.

Azione contro la fame opera in Afghanistan dal 1995 per migliorare l’accesso ai servizi sanitari e nutrizionali per le persone più vulnerabili nelle aree remote ed impiega quasi 1000 persone, tra cui 400 donne. Tra gennaio e luglio 2022  ha sostenuto quasi 500mila persone attraverso le sue cliniche mobili e le unità di alimentazione terapeutica in cinque province del Paese: Kabul, Daykundi, Helmand, Ghor e Badakhshan.

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