Il museo di San Luigi Palazzolo si apre ai più piccoli. Verso la Settimana della cultura

Come fare in modo che la santità, oggi, continui a irradiare e scaldare il percorso delle nuove generazioni? È possibile intrecciare una mirabile storia del passato con tanti fili, spesso sottili e isolati, rendendo solida la loro trama?
Le suore delle Poverelle di Bergamo proveranno a farlo a partire dalla vita di San Luigi Palazzolo, incontrando le bambine e i bambini della Scuola Primaria “Fratelli Calvi”. Dalla collaborazione dell’insegnante Livia Orisio con Suor Maria Rosa Cattaneo, responsabile del Centro Studi della Congregazione, è nato infatti un interessantissimo progetto per la settimana della cultura.

Una mappa delle vie del Quartiere per impararne la storia

In questa occasione troverà compimento quasi un anno di lavoro, iniziato già tra settembre e ottobre; da una mappatura delle vie del Quartiere che circondano la scuola, obiettivo dei primi mesi scolastici è stato infatti interrogarsi sui nomi che orgogliosamente sfoderano queste strade.

Una in particolare attirerà la loro attenzione, portandoli nel cuore pulsante di via don Luigi Palazzolo: il museo dedicato al Santo, custodito e curato dalla congregazione di Suore Poverelle della nostra città.

Non mancherà, inoltre, una caccia al tesoro per accompagnarli più consapevolmente alla visita: incontreranno le drammatizzazioni del Santo, di Teresa Gabrieli e di altre figure che hanno costellato la vita del Palazzolo, aiutandola a diventare esempio di santità.

“Il Palazzolo aveva iniziato proprio così la sua missione” – spiega Suor Maria Rosa – “Era andato incontro ai bambini, li aveva riuniti a sé, cogliendo i loro bisogni, spesso anticipandoli”. Ecco che allora la Scuola Calvi, attraverso i suoi circa cento alunni, offre un’occasione unica, intrisa della peculiarità che la distingue da tutti gli altri istituti nella bergamasca.

Culture diverse che si incontrano e mettono radici

Qui, infatti, la maggior parte di bambine e bambini sono stranieri, con
culture diverse che cercano di porre solide radici nel nostro territorio, desiderando trovare punti di riferimento stabili a cui ancorare la propria personalissima storia. Continua S. Maria Rosa: “La scuola, in fondo, è il principale ente culturale di un paese, responsabile del processo di integrazione di questi bambini. Non c’è miglior modo di sentirsi parte di un territorio se non il viverlo attivamente insieme, in modo sereno e
propositivo”.

I nostri passi, talvolta affaticati di calpestare quotidianamente questo territorio, quando incrociano lo sguardo stupito di bambini che stanno vivendo una novità, riescono ad alleggerirsi con nuovi orizzonti possibili.

Il museo del Palazzolo a Bergamo è un piccolo tesoro, capace di snocciolare elementi preziosi della vita del santo: dalla sua quotidianità, passando per la nascita del carisma, fino ad arrivare alla vita della congregazione, volta a continuare la sua missione.

La passione di don Luigi Palazzolo per i burattini

C’è un elemento – si pensa – capace di attirare particolarmente l’attenzione dei bambini: la passione del Palazzolo per i burattini, quelle “teste di legno”
che spesso faceva realizzare a don Luigi Salvo (sacerdote bergamasco dalle rinomate doti artistiche), e con le quali amava scrivere canovacci per spettacoli di sorprendente attualità.

Così, le alunne e gli alunni della Calvi reinterpreteranno questi burattini, scrivendo una drammatizzazione che andrà in scena sul piazzale
della Basilica di Sant’Alessandro in Colonna proprio durante la Settimana della Cultura. I burattini, strumenti inclusivi e universalmente trasversali, troveranno nuove forme e fattezze per mettere in scena, attraverso la voce delle nuove generazioni, un canovaccio sui diritti dei più piccoli.

È sicuramente un’occasione anche per il territorio, che si troverà potenziato culturalmente da una rappresentazione che intreccia speranze e prospettive diverse.
“Il Palazzolo non avrebbe lasciato cadere questa possibilità. Noi siamo qui per cercare di renderla realtà!”, conclude Suor Maria Rosa. E noi saremo felici, in quella settimana, di assistere a un altro piccolo seme di Vangelo ne “La città di tutti”.

Chiara del Monte

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