Adolescenti “in branco” come lupi. Gaia Guasti: “Le storie possono aiutarli a vincere la paura e pensare al futuro con fiducia”

La mente degli adolescenti è come un mare in tempesta. Ci sono il desiderio di stare in gruppo, di unirsi con i simili, di assimilarsi ai coetanei e poi quella sensazione strana che il corpo non sia più lo stesso, che alcuni avvertono quasi come un tradimento. E alla base un senso di inquietudine, incertezza, disorientamento, aggravato dalla situazione attuale: prima la pandemia, poi la guerra, la crisi economica e climatica. Non è facile mettersi nei panni dei teenager di oggi, a cui rischiamo di “rubare i sogni e il futuro”. Nella trilogia de “La voce del branco” (Camelozampa) addirittura si trasformano in lupi. Gaia Guasti, scrittrice e sceneggiatrice italiana che da anni vive a Parigi, ha scelto questa metafora fantastica per offrire un diverso punto di vista, che descriva le dinamiche di interazione ma allo stesso tempo offra nuovi sguardi sul mondo, carichi di bellezza e di speranza.

La scrittrice Gaia Guasti

Com’è nata la trilogia “La voce del branco”?

“La trasformazione dell’adolescente in lupo è la metafora di quel momento particolare della vita in cui il corpo cambia e quasi ci tradisce perché da un giorno all’altro non siamo più bambini e ci troviamo con forme diverse a cui bisogna abituarsi. Soprattutto instauriamo una dinamica di gruppo che somiglia molto a quella di un branco dei lupi, con elementi che prendono il sopravvento, elementi alfa, e a volte purtroppo anche elementi omega che diventano capri espiatori. Succede davvero nel branco che ci siano alcuni membri presi di mira dagli altri che devono, per esempio, mangiare per ultimi”.

Quanto conta il branco per gli adolescenti?

La copertina del primo volume della trilogia

“Studiando per scrivere questa trilogia ho imparato moltissimo sulle interazioni fra i lupi e mi sono sembrati simili, a volte, alle dinamiche umane soprattutto nel periodo adolescenziale. In questo momento infatti il branco è fondamentale ed è necessario trovare il proprio posto. Più approfondivo questo argomento e più trovavo elementi interessantissimi sull’interazione dei lupi nel branco, ma anche sulle relazioni tra uomini e lupi nella preistoria e su come il lupo sia diventato una figura mitica finendo col rappresentare il nemico e la minaccia nel mondo delle fiabe e della letteratura. Non è mai stato un pericolo o un vero predatore dell’uomo ma è diventato comunque simbolo del mondo selvatico e degli istinti “animali” che ancora possiamo avere dentro di noi”.

Che cos’è (e cosa è stata) per lei l’adolescenza, quali sono gli elementi che suo parere caratterizzano questo periodo della vita?

“Mi viene naturale scrivere per gli adolescenti, forse è il pubblico che mi appassiona di più. Per tutta la vita restiamo colpiti e influenzati dalla nostra adolescenza, il momento in cui scopriamo chi siamo e ci troviamo una nuova identità diversa da quella che ci è stata data nell’ambiente familiare. Fino a quell’età siamo i figli di, dopo diventiamo noi stessi, in modo indipendente, al di là di ciò che ci hanno detto che eravamo, è una rinascita. È il momento in cui nasciamo a noi stessi, trovando la nostra unicità. Per questo c’è un conflitto con i genitori in quel momento. È un’età fragile e forte allo stesso tempo”.

Quale ruolo possono avere le storie, i romanzi, nella formazione dei ragazzi?

“Le storie oggi hanno un ruolo importantissimo per i ragazzi, quello di aiutarli a proiettarsi nel futuro, a tracciare la propria traiettoria. I ragazzi oggi hanno dei problemi in questo senso perché il domani appare incerto e quasi sempre viene dipinto a tinte fosche. Seguire l’evoluzione e la crescita dei personaggi può aiutarli a rimettere in moto il desiderio di andare avanti, che in alcuni di loro rischia di spegnersi. Prima la pandemia, poi guerra e i cambiamenti climatici sono problemi di cui tutti devono occuparsi. Ma le catastrofi annunciate creano devastazioni psicologiche nei ragazzi, soprattutto se ne avvertono l’ineluttabilità, come se non potessero farci niente. Non possiamo rubare loro i sogni ma soprattutto la possibilità di andare avanti, di restare in movimento, di nutrire l’invenzione e la fantasia”.

Che ruolo hanno i social network in questo?

Possono avere un ruolo straordinario e positivo. Mia figlia si è appassionata a WattPad che mi è sembrata un mezzo straordinario e un potente invito alla creatività. Anche questo è un social ma messo a servizio dell’immaginazione. Ci sono tanti motivi per cui può essere complementare alla scrittura, ci può essere una contaminazione.

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