Buongiorno suor Chiara
Ho notato che alle esequie di Benedetto XVI è comparso il cartello “Santo Subito”, come ormai accade spesso con i Papi, e com’era accaduto anche con Giovanni Paolo II. Che cosa ne pensa? Che cosa occorre davvero per essere santi? Basta diventare Papi per farlo? A me quest’idea dà un po’ fastidio, vorrei un suo parere. Grazie mille Mario
Caro Mario, al termine del funerale del papa emerito Benedetto non solo è comparso un cartello con la frase “santo subito”, ma si è innalzato anche un coro di voci dalla folla che ha gridato la medesima richiesta.
Se non ricordo male, lo stesso grido si è elevato al funerale di papa Giovanni Paolo II: due papi dalla statura spirituale eccezionale che, pur con caratteristiche differenti, hanno segnato la storia della Chiesa.
La santità non è prerogativa dei papi o di qualche categoria speciale all’interno della Chiesa, ma è chiamata per tutti i cristiani; è innestata nel nostro Battesimo, sacramento che ci rende figli di Dio e partecipi della sua santità e non si consegue con i nostri sforzi, ma è il frutto dell’incontro tra la grazia e la nostra libera risposta.
In quanto dono di Dio è qualcosa che possiamo solo accogliere partecipando alla stessa vita divina mediante lo Spirito che abita in noi dal giorno del nostro Battesimo, il quale ci guida a vivere con Lui e in Lui da figli di Dio.
La Chiesa poi, addita ai fedeli come esempi alcuni uomini e donne che si sono distinti per la fedeltà al Vangelo attraverso una radicale testimonianza di vita cristiana nei diversi stati di vita.
Quale madre e maestra, essa solitamente lascia un tempo prolungato dalla morte di un testimone al riconoscimento della sua santità, tempo necessario per approfondirne la vita, l’eroicità delle virtù, il pensiero, gli scritti e l’ascolto delle testimonianze di coloro che li hanno conosciuti e attestano la santità della loro esistenza.
L’eredità spirituale: un tesoro prezioso da accogliere
La verità di una persona si rivela, nella sua pienezza, nel tempo lasciando decantare le legittime risonanze emotive e affettive che la dipartita dal mondo suscitano in coloro che li hanno conosciuti e apprezzati.
Non so quando e se avverrà il riconoscimento della santità di papa Benedetto, ma la ricchezza del suo magistero, dei suoi scritti è già tesoro prezioso ed eredità da accogliere, approfondire per arricchire la nostra esperienza di credenti nell’oggi della nostra storia.
La sua testimonianza di uomo mite e umile, dedito negli ultimi anni a una preghiera incessante a sostegno della Chiesa e del servizio di papa Francesco, è un esempio da custodire e imitare evitando inutili contrapposizioni o confronti che minano la comunione e l’unità.
Guardare alla santità, canonizzata o no, di un fratello che ha seguito Cristo e servito con dedizione e amore la Chiesa, deve infondere in noi i suoi stessi sentimenti, farci innamorare di Cristo e appassionarci a una vita che diviene dono gratuito nel servizio, secondo la nostra specifica vocazione.
Le ultime parole “Signore ti amo”: una sintesi bellissima
Se il santo non ci porta a Cristo, ma ci induce a fermarci a lui, sminuisce la nostra testimonianza evangelica e la sua carica profetica. Le ultime parole di papa Benedetto, “Signore ti amo”, sono state una sintesi bellissima della sua esistenza che da anni si preparava all’incontro importante della sua vita: possano essere anche per noi un monito a ricentrarci sul Signore, unico Bene e nostra ricchezza a sufficienza, per camminare in una vita santa, amando Dio e la sua Chiesa.
Ringraziamo il papa emerito per quanto ha donato al mondo e preghiamo per lui con le parole di papa Francesco: “Benedetto, fedele amico dello Sposo, che la tua gioia sia perfetta nell’udire definitivamente e per sempre la sua voce”. Dal cielo interceda anche per noi.