Oratorio Urgnano: sentirsi a casa anche a 900 km di distanza

Basta poco per sentirsi a casa. Una tradizione, amici, nuovi incontri e la sensazione di non essere mai soli e il gioco è praticamente fatto. Durante le vacanze natalizie, l’oratorio di Urgnano ha coinvolto gli adolescenti con un camposcuola speciale: quattro giorni a Parigi per riscoprire i legami, il mondo al di fuori delle proprie abitudini e il valore della condivisione. Una trasferta che ha rappresentato tutto questo e molto altro.

“Da sempre il nostro oratorio propone esperienze invernali che hanno come meta una città europea – racconta Erica Pesenti, educatrice dell’oratorio di Urgnano -. Quest’anno la scelta è ricaduta su Parigi, la ville des Lumières. È stata una proposta molto sentita per i nostri adolescenti che, incuriositi da ciò che stanno studiando, desideravano scoprire la città in prima persona. Da tempo visitare Parigi era un sogno nel cassetto e abbiamo deciso di realizzarlo”.

A guidare gli adolescenti e gli educatori dell’oratorio di Urgnano, sono stati l’amicizia e la condivisione. Due ingredienti che possono sembrare banali, ma che spesso corrono il rischio di esser dati per scontati come sottolinea Erica. “È stato importante condividere del tempo non solo con gli amici, ma anche con tutte le altre persone che si sono riscoperte come un porto sicuro. L’amicizia è stata all’ordine del giorno, era presente in ogni gesto di informalità”.

“L’apice della condivisione è stato raggiunto durante la messa celebrata da don Davide nella cappella della Madonna della Medaglia Miracolosa. È stato un momento toccante ed emozionante. Oltre agli adolescenti del nostro oratorio, hanno partecipato anche tanti fedeli francesi e tanti altri italiani presenti a Parigi, facendoci percepire la loro vicinanza nella fede e che non siamo mai soli. Solo scoprendo cosa c’è nel mondo possiamo aprire le nostre menti per accogliere il ‘diverso’ che può diventare amico”.

Tra nuovi legami ed esperienze condivise, gli adolescenti dell’oratorio di Urgnano hanno potuto scoprire la città sotto diverse prospettive. Dall’arte alla storia dietro ad ogni piazza, passando per i palazzi della Rivoluzione francese e terminando con le cattedrali parigine: ogni angolo di città li ha stupiti e smossi in un modo o nell’altro. Per molti di loro, inoltre, era anche la prima volta all’estero, date le restrizioni degli ultimi due anni, ed è stata un’occasione per vedere un mondo un po’ diverso dalla loro quotidianità.

Nonostante le differenze e le distanze, “è stato come essere a casa” assicurano gli educatori. “Grazie a questa esperienza gli adolescenti hanno preso consapevolezza del fatto che ‘casa’ è ovunque, basta aver vicino le persone che ci stanno a cuore. Nonostante le diverse personalità di ognuno, le difficoltà dovute alla lingua, la grandezza della città, tutti sapevano che voltandosi verso i compagni, avrebbero trovato un porto sicuro, anche a 900 km da Urgnano”. Una sicurezza che nasce dai legami stretti prima del viaggio che sono stati approfonditi grazie a questo tempo condiviso.

“Noi educatori -conclude Erica- ci portiamo a casa l’espressione di stupore sul viso dei nostri adolescenti. Vedere i loro occhi illuminarsi sotto la Tour Eiffel o davanti alla reggia di Versailles, ci ha riempito il cuore. Come ci ha riempito il cuore vedere adolescenti di età differenti amalgamarsi e supportarsi durante tutto il viaggio. Grazie a questa esperienza abbiamo avuto la possibilità di guardare oltre il nostro giardino affacciandoci sul mondo, ma anche di vivere tutto questo insieme, come Oratorio e come famiglia”.

Ogni dettaglio di un viaggio può insegnare molto e può essere rigiocato una volta tornati a casa. Dal desiderio di guardare al di fuori di sé a quello che spinge a creare nuovi legami fino “all’apice della condivisione” in cui si consegna tutto nelle mani di Dio: tutti gesti da provare a mettere in pratica anche a casa. Anche se a casa lo si è sempre stati.