“Il cristianesimo che verrà”. A Longuelo incontro con la teologa Valérie Le Chevalier

“Il cristianesimo che verrà” è il tema suggestivo dell’incontro in programma per venerdì 20 gennaio nella chiesa parrocchiale di Longuelo alle 20,45. Ospite della serata è la teologa francese Valérie Le Chevalier, che sarà protagonista di un confronto pastorale sul futuro del cristianesimo e dell’esperienza cristiana nelle comunità. L’incontro è aperto a tutte le comunità cristiane, ai laici e alle Comunità ecclesiali territoriali. 

Un’occasione per approfondire alcuni temi legati al Sinodo in corso e per aprire un dialogo costruttivo che coinvolga religiosi e laici. “Il cristianesimo in Europa – spiegano gli organizzatori dell’incontro – sta vivendo da tempo il suo conosciuto travaglio, un’epoca di grande transizione. I credenti si interrogano sul ruolo (e la missione) che la fede cristiana potrà avere all’interno della cultura occidentale. La Chiesa prova a misurarsi con i tanti cristiani che si sono allontanati dalla pratica e dalla frequenza, ma continuano magari la loro ricerca fuori dai circuiti della tradizione religiosa. Le Chevalier si chiede quale posto dà la chiesa ai praticanti occasionali, quale l’atteggiamento di chi si sente parte di questa chiesa, e quale chance hanno ancora le nostre comunità cristiane”.

Valérie Le Chevalier è direttrice del corso di formazione universitario “Coire et Comprendre del Centre Sèvres di Parigi: si tratta di un progetto dedicato alla crescita umana, spirituale e intellettuale dei partecipanti. È stata segretaria editoriale della rivista francese Recheches de science religiose e assistente di padre Christophe Theobald fino al 2019. Laureata in teologia alla facoltà dei Gesuiti di Parigi nel 2014, è autrice di pubblicazioni edite in Francia e di numerosi articoli per la rivista di spiritualità ignaziana Christus. In Italia ha pubblicato per le edizioni Qiqajon “Credenti non praticanti” (2019) e per la rivista Il Mulino l’articolo “In Francia una chiesa dai piedi d’argilla”, in cui fa il punto della situazione nel suo Paese alla vigilia del Sinodo, evidenziando la necessità di un dialogo più ampio, concreto e consistente tra “la sommità e la base”.

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