Don Alberto Manelli, prete tra i malati, punto di riferimento per i giovani: “La vocazione non è una realtà astratta” #Unitipossiamo

Don Alberto Manelli ha 36 anni, coordina tutte le attività oratoriane alla parrocchia di Santa Maria di Caravaggio di Pavia ed è responsabile del Servizio per la Pastorale della Salute della Diocesi: in pratica è in diretto contatto con bambini e ragazzi nella parrocchia di cui fanno parte poli ospedalieri di eccellenza pavese come il San Matteo, la clinica Maugeri e l’Istituto neurologico Mondino.

La sua attività di sacerdote incontra quindi ogni giorno tutte le età e tutte le condizioni.

“La vocazione non è una realtà astratta, ma si inserisce nella concretezza della storia dell’uomo. Ogni chiamata è strettamente collegata all’esperienza personale, alla relazione con gli altri, ad una serie di incontri che ci hanno aiutato a crescere – dice don Alberto -. L’incontro con il mondo della malattia e della sofferenza mi ha permesso di vivere un passaggio molto importante: dall’idea di essere sacerdote durante il tempo delle scuole medie e delle superiori al desiderio intenso e costante di abbracciare il sacerdozio come progetto definitivo della mia vita durante gli studi teologici. Oltre alla cura costante dei miei nonni, al tempo ammalati e allettati, ho avuto la possibilità di relazionarmi con il mondo della fragilità attraverso la visita periodica ai bambini ricoverati presso il reparto di Oncoematologia Pediatrica dell’Ospedale San Matteo. L’intensità di questa esperienza, che prosegue ancora oggi in dialogo costante con i Padri Camilliani del Policlinico, mi ha aiutato a comprendere meglio i veri valori della vita, tra cui la fede e la preghiera. Dallo scorso settembre insegno anche religione nel reparto di neuropsichiatria infantile dell’Istituto neurologico Casimiro Mondino”.

Don Alberto è anche punto di riferimento per tanti adolescenti e giovani: “Ad undici anni dalla mia ordinazione le vicende concrete che vivo ogni giorno mi stanno stimolando sempre più a rispondere a quella che, secondo me, è la domanda per eccellenza che l’uomo porta dentro di sé: “qual è il significato della mia vita?”. A questo sono arrivato attraverso il cammino di sette anni presso la parrocchia di Landriano e Pairana e con l’attuale esperienza a Santa Maria di Caravaggio accanto ad un fervoroso gruppo di giovani con i quali si organizzano incontri, settimane comunitarie, uscite, momenti di preghiera.

Infine, non posso dimenticare l’importanza dello studio: proseguire gli studi presso la Facoltà Teologica di Milano mi permette di approfondire una delle tematiche alle quali sono maggiormente legato, la spiritualità.

L’approfondimento teologico, la vita oratoriana e quella ospedaliera mi stanno aiutando a vivere meglio il sacerdozio, a migliorare la predicazione e accostare i fedeli in maniera tutt’altro che superficiale maturando una particolare capacità di ascolto e condivisione. Tutto ciò, ovviamente, grazie anche alla presenza dei parroci che ho incontrato in questi anni e con i quali continuo ad avere un legame di fiducia e rispetto”. 

Simona Rapparelli

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