Mani in pagina: storie vere in biblioteca per la Giornata della memoria

In occasione della Giornata della Memoria inauguriamo una nuova rubrica “Mani in pagina” dedicata ai libri per ragazzi. Nasce da una lunga, approfondita e appassionata frequentazione (oltre vent’anni) dell’editoria per ragazzi e dalla convinzione che i libri possano suscitare riflessioni, idee, emozioni, e che possano stimolare abilità e competenze all’interno di famiglie, scuole, oratori, circoli e gruppi di lettura. Oltre a raccontare e suggerire una selezione di libri la rubrica offrirà interviste agli autori e qualche proposta di laboratori o attività che possono nascere dalla lettura. Se c’è un tema che vorreste vedere trattato o un genere particolare che vi suscita curiosità potete scriverci oppure segnalarlo nei commenti.

Punta sulle emozioni “Come una nuvola” di Giusy Acunzo (Edizioni Paoline). Racconta in modo poetico, la storia di un bambino in un campo di concentramento. C’è un’alternanza di elementi leggeri, come le nuvole, le farfalle, la luce delle stelle, i rami e di elementi “pesanti” come il filo spinato, i binari sui quali corrono i treni che entrano nel campo, la terra fredda sotto i piedi scalzi.

Il bambino racconta l’orrore con occhi innocenti, di chi non si rende conto di ciò che gli accade intorno. Non sa dov’è la sua famiglia, non capisce perché usino un numero per chiamarlo anziché il suo nome.

Quando sogna casa sua immagina che sia soffice e bianca come le nuvole. Il libro proprio per la sua delicatezza può essere proposto anche ai più piccoli: non mostra l’orrore del campo di concentramento, ma lascia intuire la fatica di restare costretti in un luogo, come una farfalla sotto la campana di vetro, il desiderio di libertà, la speranza di poter sognare e giocare un giorno come ogni altro bambino. L’intenzione anche dal punto di vista cromatico era di non creare un’atmosfera troppo tetra. Ho scelto all’inizio colori caldi per la vita normale, poi più freddi nel campo segnando comunque un mutamento d’atmosfera nella storia.

Il diario di un’adolescente ad Auschwitz

“In cerca di giorni felici” (Mondadori) è il diario che Ana Novac, originaria della Transilvania, scrisse quando, a quattordici anni, era prigioniera ad Auschwitz. Cercava con ostinazione dei foglietti che riempiva con la sua calligrafia alta e stretta: erano frammenti di manifesti che strappava dai muri, ma anche foglie di cavolo avvizzite.

Li teneva nascosti negli zoccoli di legno, l’unico indumento che le restava dopo le periodiche disinfestazioni.

Fu trasferita in sette campi diversi, e ogni volta escogitava un modo per tenere con sé le sue memorie: era una forma di resistenza disperata, sapeva che se l’avessero scoperta sarebbe stata probabilmente “liquidata”.

Eppure non rinunciava a sperare, a sognare e a scrivere. Rievoca la durezza della prigionia ma anche episodi positivi come le risate, gli scherzi, le amicizie tra i prigionieri. Riuscì a salvarsi e in seguito divenne autrice di commedie.

Riprese in mano quel diario sedici anni dopo, rendendosi conto di non ricordare più nient’altro del campo a parte ciò che aveva scritto, perché con tutte le forze aveva cercato di cancellare l’orrore dalla sua vita. Un libro pieno di “rabbia di vivere”.

Viaggio attraverso l’Europa sulle tracce di Anne Frank

Sabina Fedeli e Anna Migotto sono due giornaliste e documentariste: in #AnneFrank, vite parallele (Feltrinelli) raccolgono la storia narrate nell’omonimo film, che ora si può vedere in streaming su Raiplay.

Nel libro ci sono “un diario segreto, cinque sopravvissute, uno stesso destino”. La protagonista è un’adolescente, Caterina, che decide di viaggiare attraverso l’Europa per incontrare alcune donne sopravvissute alla Shoah, raccontando la sua spedizione sui social.

L’impulso arriva da una lezione a scuola sul “Diario” di Anne Frank. Da lì inizia l’incontro con cinque vite straordinarie che si sfiorano da lontano, accomunate da esperienze drammatiche ma anche dal coraggio e dalla capacità di resistenza: Arianna Szörényi, Sarah Lichtsztejn-Montard, Andrà e Tatiana Bucci, Helga Weiss.  

Sopravvissuta alla prigionia diventa ministra

Raccoglie l’infanzia e la giovinezza di Simone Veil “La ragazza con il numero 78651” (Sonda). Nata a Nizza, Simone si avvicina al mondo della cultura grazie agli stimoli del padre architetto. La sua formazione la sostiene nel periodo della deportazione ad Auschwitz e le permette di sopravvivere.

Alla fine della guerra trasforma la rabbia, l’orrore, l’esperienza dolorosa che ha subito in passione politica: si laurea in giurisprudenza, diventa magistrato, si sposa, ha dei figli, viene eletta al Parlamento europeo, grazie al suo impegno viene considerata una delle “madri” dell’Europa.

Ricopre la carica di ministra nel governo francese e viene inclusa nella prestigiosa Accademia di Francia.

Nel volume si trova anche un’intervista alla nipote Valentine, che rivela quanto fosse difficile per sua nonna parlare degli anni di prigionia: ricordi troppo dolorosi per essere condivisi.

Una storia appassionante che rivela aspetti inediti della Shoah e offre molti spunti di dibattito e di riflessione anche su nascita ed evoluzione della responsabilità culturale e politica.

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