“Le supplici” di Euripide: nel dolore delle madri l’insensatezza della guerra

Cosa fare quando un diritto inalienabile, un alto valore come quello di seppellire e onorare i morti in battaglia viene violato? È lecito rispondere scatenando un’altra guerra? L’attualità irrompe anche senza calcare troppo la mano ne “Le supplici” di Euripide, spettacolo diretto da Serena Sinigaglia e interpretato dalle attrici della Compagnia Atir Teatro.

Anche per questo l’atmosfera si riempie di tensione durante ogni replica, come è accaduto nei giorni scorsi al Teatro Sociale, come se una corrente di consapevolezza unisse la scena alla platea.

Sul palcoscenico sette madri, interpretate con abilità e passione da sette attrici: Francesca Ciocchetti, Matilde Facheris, Maria Pilar Pérez Asta, Arianna Scommegna, Giorgia Senesi, Sandra Zoccolan e Debora Zuin.

Al centro della scena un masso, che sembra a tratti anche radice: uno scenario fisso ma flessibile che diventa nido, pulpito, rupe, rifugio, linea di battaglia a seconda dei momenti dello spettacolo, cambiando soltanto la luce. Ci è parso simbolo di un luogo originario a cui l’uomo torna e attinge, sempre lo stesso nel fluire del tempo.

Le attrici sembrano muoversi come un unico corpo, interpretano tutti i ruoli, anche quelli maschili, e le loro voci si fondono in un fiume armonioso, che trascina lo spettatore e lo incanta, accompagnandolo nell’inferno del dolore causato dalla guerra, nella fatica e nell’ostinazione di trovare giustizia, nel disincanto finale di comprendere che averla ottenuta non è una vittoria.

Le madri di Argo, private dei loro figli eroici, chiedono aiuto a Teseo, che ad Atene si vanta di governare una democrazia. Emergono pregi e difetti della democrazia e della tirannide (in una scena Teseo sembra un politico di oggi, circondato dai flash dei telefonini, intento a cercare il consenso popolare per prendere una decisione).

Entrambe, però, conclude Euripide, finiscono per perpetuare lo strazio della guerra. “Quando un soldato parte per la battaglia – dice a un certo punto una delle madri – non immagina di certo che sarà lui a morire”. Anche dopo una vittoria, una vendetta, il carico di dolore resta, anzi, diventa ancora più pesante: “Per seppellire i nostri figli, sono morti i figli di altre madri. E la pace, quanto durerà? Non importa che intervenga la dea Atena, sentenziando che essa sarà “eterna”. È chiaro che durerà soltanto fino all’inizio del conflitto successivo, come fanno presagire le parole dei figli degli eroi – ancora bambini, ma pronti a riscattare la memoria dei genitori perduti – nel finale della tragedia. 

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