“La fraternità è un forte elemento di attrazione, ed è questa la prima testimonianza che offrite”. Il vescovo monsignor Francesco Beschi ha espresso profonda gratitudine alle tre congregazioni ancora presenti ad Albino: Dehoniani, Cappuccini e Suore delle Poverelle. La loro attività sul territorio affonda le radici in una storia ricchissima di fede e vicinanza alle componenti più fragili della comunità.
Ora ci sono complessivamente una trentina di religiosi con i quali monsignor Beschi ha trascorso un pomeriggio nella casa dei Dehoniani in un clima di confronto aperto e familiare nel corso del suo pellegrinaggio pastorale nella fraternità 1 della Comunità ecclesiale territoriale (Cet) 3 della bassa Valle Seriana, cogliendo l’occasione per sottolineare l’importanza del loro ruolo nel presente e nel futuro.
C’è un grande bisogno di ascoltare le persone
“C’è un grande bisogno, avvertito da tutti nel mondo ecclesiale, di esercitare il ministero dell’ascolto – ha sottolineato il vescovo – non soltanto dedicando tempo alle persone, ma formandosi per raccogliere le istanze che esse manifestano e offrire accompagnamento spirituale”.
Tre congregazioni riunite intorno al vescovo, un’occasione speciale: “È un’esperienza molto significativa – ha affermato don Giuseppe Locatelli, parroco di Albino e moderatore della fraternità – che mette l’accento sull’importanza di camminare insieme, anche in un’ottica sinodale. Oggi fra l’altro non sono molte le parrocchie con abbondanza di religiosi”.
Tutti fanno i conti con il “senso di precarietà” che deriva dal calo delle vocazioni: i Dehoniani hanno chiuso il seminario minore ad Albino nel 1991, i Cappuccini nel 2002. In controtendenza le suore delle Poverelle da un anno e mezzo hanno deciso di aprire nella loro comunità locale un’esperienza di noviziato internazionale, investendo sull’accoglienza e formazione dei giovani. Tutti e tre continuano un’opera instancabile di formazione, servizio liturgico e sostegno alle attività della parrocchia.
Dehoniani, una casa aperta alla formazione spirituale
“Siamo dieci confratelli – racconta padre Bruno Scuccato, superiore della comunità dei Dehoniani – e la nostra comunità è ad Albino da 116 anni. All’inizio era un seminario minore con le medie e il ginnasio. Dopo il 1991 la casa è stata aperta all’accoglienza dei gruppi, che ha subito una battuta d’arresto durante la pandemia ma ora è ripresa con vivacità, con attività di riflessione, approfondimento, animazione, ricerca spirituale. È un’attività che desideriamo incrementare e ci auguriamo di proseguire per molto tempo. Da sempre offriamo anche disponibilità per servizio e ministero sul territorio, dove ce ne sia necessità”.
I frati Cappuccini, presenti da 400 anni
Il convento dei frati Cappuccini ha festeggiato da poco i 400 anni: “È stato fondato nel 1613 – spiega il superiore fra’ Emilio Cattaneo – e ora ospita otto frati. Il più anziano è padre Ismaele Bertani che ha appena compiuto 92 anni, ex provinciale”. Sono attivi nel servizio pastorale e nella collaborazione alle attività della parrocchia. Si occupano inoltre di formazione e accoglienza dei giovani. “Fra i gruppi che si ritrovano nella nostra comunità ci sono quello diocesano de “La casa” che accompagna famiglie in difficoltà e Rinnovamento dello spirito. Prosegue anche l’opera del Terzo ordine secolare francescano”.
La comunità delle suore delle Poverelle si è trasformata nel tempo: “In cento anni – sottolinea la responsabile suor Emanuela Baggio – ci siamo dedicate prima all’accoglienza delle bambine orfane, poi alla vicinanza agli anziani. C’è ancora una suora dedita agli ammalati e agli ospiti della casa di riposo. Ora la nostra attenzione è rivolta soprattutto al noviziato, alle postulanti, all’accoglienza dei giovani. Gli ambienti della nostra casa sono stati rinnovati a questo scopo”.
Un laboratorio di riflessione per la comunità
Don Giuseppe Locatelli ha manifestato il desiderio di creare con religiosi e laici della parrocchia un nuovo laboratorio di riflessione: “Sarebbe bello continuare a unire le forze per ragionare insieme sul presente e sul futuro della nostra comunità e intraprendere attività comuni che costituiscano un segno per la gente”.
Il vescovo ha sottolineato la necessità di offrire luoghi per l’evangelizzazione, a partire dai santuari: “Essi stanno diventando luoghi di approdo per la ricerca spirituale. Il primo annuncio si attua sempre di più anche in posti diversi dalle parrocchie”. Ha evidenziato l’importanza della pastorale vocazionale, da portare avanti considerando “l’intera esistenza umana come vocazione”, e ha concluso ricordando “l’importanza di lavorare insieme, con il coraggio di camminare verso il futuro senza sapere dove approderemo”.