Il vescovo Francesco Beschi ai religiosi: “Siate segno della presenza di Dio nelle comunità”

Tante candele accese nelle mani di religiosi, religiose e membri di istituti secolari e diocesani. Poi la preghiera e la benedizione delle candele da parte del vescovo Francesco Beschi.

L’antico rito del Lucernario, dove le candele rappresentano idealmente Cristo luce del mondo, ha dato inizio, giovedì 2 febbraio, nella chiesa del Carmine, alla celebrazione diocesana della 27ª Giornata mondiale della vita consacrata, istituita, in coincidenza con la festa della Presentazione di Gesù al tempio, nel 1997 da papa Giovanni Paolo II per dire grazie, far meglio conoscere e sensibilizzare sulla vasta realtà della vista consacrata. Poi si è formata una processione che ha raggiunto la Cattedrale.

Un grande «grazie» a tutti e a tutte voi

La prima parola del vescovo Beschi è stata un grande «grazie» alla vita consacrata per la presenza, testimonianza e impegni. «A nome della diocesi, voglio ringraziare ogni persona consacrata, tutti gli istituti religiosi e gli istituti secolari, l’Ordo Virginum e tutte le nuove forme di vita consacrata.

Benediciamo il Signore per il dono della vita consacrata che con la sua presenza esprime un modo di agire del Signore. Preghiamo per tutte queste persone consacrate, soprattutto per quelle che sono ai primi passi sulla via della consacrazione e i consacrati anziani e malati».

Un «grazie» anche alle religiose non italiane, perché anche la nostra diocesi si sta arricchendo della presenza e dell’impegno delle religiose africane, asiatiche e latinoamericane.

«Preghiamo anche per le persone consacrate che provengono da Paesi lontani, ma che non consideriamo straniere. Ricordiamo e preghiamo anche per tutte le persone consacrate nel mondo, in particolare dell’Africa, dove Papa Francesco sta compiendo il suo viaggio apostolico, a cui siamo vicini con la preghiera».

Il vescovo ai consacrati: «Avete una grande storia»

Il vescovo ha poi ricordato la sua visita pastorale a tutte le parrocchie diocesane. «La sto compiendo nella forma del pellegrinaggio, avendo come approdo le nostre parrocchie.

In questi anni ho costituto le Comunità ecclesiali territoriali, che sono composte anche dalle comunità religiose, alle quali ho affidato il compito di pregare e di testimoniare fraternità, ospitalità e prossimità».

Monsignor Beschi ha quindi citato alcune riflessioni di Papa Francesco sulla vita consacrata, come il suo forte invito perché ogni persona consacrata sia segno dello stile di Dio, fatto di compassione, tenerezza, vicinanza alle fragilità, povertà e ferite dell’uomo.

Riprendendo sempre il Papa, monsignor Beschi ha aggiunto che «la contrazione numerica e l’età che avanza non devono essere limiti alla missione della vita consacrata. Anche i consacrati malati e anziani possono essere segno della presenza di Dio».

“In comunione con la vita della diocesi”

Il vescovo ha ribadito che la vita consacrata deve camminare in comunione con la vita della diocesi.

«Avete una grande storia da raccontare, ma anche una storia di missione e comunione che nasce, cresce e fruttifica nella Chiesa e con la Chiesa. Anche in questo anno che vede Bergamo e Brescia capitale italiana della cultura, potete fare molto, come l’educazione della gioventù, l’ascolto, la promozione della cultura».

Durante la Messa sono stati ricordati i consacrati defunti e quelli che celebrano quest’anno il 25° e 50° di professione. Le offerte raccolte sono state consegnate al vescovo per le sue opere di carità. Fra i concelebranti c’era l’abate di Pontida dom Giordano Rota, vicario episcopale per la vita consacrata.

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