Apertura alla vita. Suor Chiara: i giovani hanno bisogno di buoni maestri di fiducia

Buongiorno suor Chiara,
Nei giorni scorsi abbiamo ricordato la giornata della vita. Nella celebrazione in chiesa il nostro parroco ci ha fatto notare che nascono sempre meno bambini e che non è solo una questione economica perché manca “l’atmosfera” giusta. Noto che anche i miei figli, che sono alle scuole superiori, quando glielo chiedono dicono “non so se mi sposerò”, “non so se avrò dei figli”. Eppure ci sembra di aver fatto il possibile per crescerli bene, con fiducia nel futuro. Che cosa sbagliamo secondo lei noi adulti? Che cosa si può fare per migliorare “l’atmosfera”?
Laura

Cara Laura, il clima nel quale siamo immersi è segnato da una cultura di morte che si manifesta nei segni dell’indifferenza, dell’esclusione, della violenza, dell’abbandono e della solitudine.

L’insicurezza che coinvolge gli ambiti del lavoro e dell’economia non fanno altro che generare incertezza e paura del futuro: i nostri giovani investono energie e tempo nello studio sapendo che difficilmente riusciranno a realizzare i loro sogni professionali.

Tutto questo non favorisce scelte durature e progetti a lungo termine. I legami sono sovente temporanei e non orientati a relazioni stabili; le coppie scelgono il figlio unico per la fatica a educarlo e a provvedere al suo mantenimento.

Occorre tenere presente che le giovani generazioni respirano questo clima culturale e questa incertezza che si declina nelle scelte concrete che sono chiamati a compiere. Vedi Laura, il problema non è di individuare i tuoi errori nell’educazione dei figli, ma di comprendere che la famiglia non è più l’unico e principale modello di riferimento dei giovani.

Compiere scelte che rendano visibili i valori

Quanto hai donato negli anni non è scomparso, ma è depositato come buon seme che attende il tempo della germinazione e che fiorirà nell’arco della vita attraverso situazioni di gioia o di dolore; riaffioreranno nella memoria i sentimenti, le parole e i gesti che trasudano della vita che tu hai trasmesso.

Ora è il tempo della testimonianza, delle scelte a favore della vita che rendano visibili i valori che hai cercato di trasmettere ai tuoi figli. Curare l’attenzione alla qualità delle relazioni, essere attiva per far crescere la cultura della vita nei contesti ordinari dell’esistenza, usare un linguaggio che favorisca la bontà, la bellezza, l’attenzione agli altri, soprattutto ai più fragili e bisognosi.

Inoltre, in questo “oggi”, privo di speranza e fiducia, occorrono donne e uomini che ne diventino maestri e ne tracciano le vie per realizzarli. Sperare è imparare a vivere nell’attesa e saper credere alla vita.

Quando una donna si accorge di attendere un figlio impara a vivere ogni giorno nell’attesa di vedere quel volto che verrà, e già lo ama e lo custodisce. La speranza non è un facile ottimismo a buon mercato, ma una virtù che richiede tanto coraggio.

Rinunciare alle illusioni e alle false speranze

Occorre rinunciare alle illusioni, alle false speranze, abbracciare la realtà con tanta fiducia nel Signore che è vivo e presente tra noi. Sperare è credere che Dio è presente anche in questo nostro tempo e ci rende capaci di porre atti di vita che generano eternità e rendono vivo il Regno tra noi.

È un invito ad abitare la quotidianità con tanto amore, con un cuore che genera vita sempre e sa prendersi cura soprattutto dei più fragili, riconoscendo in ciascuno la dignità di figli.

È credere nel futuro preparato dalle nostre mani operose che sfamano, curano, producono bellezza e armonia, solidarietà e prossimità nel piccolo mondo delle nostre famiglie e in quello grande delle nostre comunità. La vita è fatta di piccole felicità insignificanti, simili a minuscoli fiori.

Trovare i granelli di felicità nelle cose di ogni giorno

Non è fatta solo di grandi cose, come lo studio, l’amore, i matrimoni, le celebrazioni maestose, i convegni importanti. Ogni giorno succedono tante piccole cose, tanto da non riuscire a tenerle a mente, né a contarle. E tra di esse si nascondono i granelli di una felicità appena percepibile, che l’anima respira e grazie alla quale vive.

La cura, l’amore, il far fiorire la vita e il custodirla, dal concepimento alla morte naturale, aprono una finestra sull’eternità, immettono una prospettiva di futuro che non risponde alla logica del “tutto e subito”, del profitto. È quel creare una nuova “atmosfera” di fiducia in cui nessuno si senta solo, per attraversare le sfide della vita sostenuti dalla benevolenza di molti: è imparare e insegnare a dire grazie per la vita, dono immenso che il Signore ci ha fatto e per il quale non è sufficiente una vita per ringraziarlo.

  1. Grazie Suor Chiara
    confermo quanto ha scritto, a riguardo dell’importanza di seminare buoni semi. Nella storia della mia vita, ho avuto il privilegio di “educare” due DONI della provvidenza, Chiara e Sara. Con molta pazienza, coerenza nei valori sociali e religiosi, con una certa dose di amore-severo, nel tempo ho raccolto fiori stupendi. Ciò che chiedono i nostri giovani è la COERENZA in ciò che facciamo e diciamo.
    Ancora grazie…..e un saluto cordiale

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