Il matrimonio, scelta coraggiosa. Il segreto per farlo funzionare? Anna Porchetti: “Cercare di mettersi nei panni dell’altro”

“Sposarsi e decidere di unire i propri destini è la sfida più grande e avventurosa che un uomo e una donna possano fare insieme” afferma Anna Porchetti ne “Il matrimonio: scelta per uomini coraggiosi e donne veramente libere” sottotitolo del volume “Amatevi finché morte non vi separi” (Effatà Editrice 2022, Collana “Le chiavi della famiglia”, 144 pp., 14,00 euro) dedicato dall’autrice, da noi intervistata, al rapporto di coppia. 

La copertina del volume
  • Le statistiche ci dicono che i matrimoni sono sempre più in crisi e aumentano le coppie di fatto, ha ancora senso sposarsi? 

«Assolutamente sì. Io credo che un matrimonio che funziona bene sia una fonte di felicità e di realizzazione sia per gli uomini sia per le donne». 

  • Perché le coppie non durano? 

«Perché molto spesso non si arriva al matrimonio con una sufficiente preparazione affettiva, psicologica, anche spirituale per certi punti di vista. Credo che un aspetto negativo stia nel fatto che a volte le aspettative che si nutrono nei confronti delle relazioni non siano molto realistiche. Quindi spesso ci si aspetta che l’altro sia come vorremmo che fosse e non siamo disposti a modificare i nostri comportamenti in maniera tale che l’altra persona venga accolta come quella che è».

  • Una mia amica sosteneva la seguente teoria: “Io do tanto, quindi mi aspetto tanto”. Teoria errata? 

«Sì, non è una buona base per cominciare una relazione, però questa è una situazione piuttosto frequente, perché si proiettano sull’altro delle aspettative irrealistiche, come ho detto prima». 

  • Le donne amano parlare delle loro pene d’amore, ne ha ascoltate tante? 

«Sì, ne ho ascoltate tantissime, dall’adolescenza in avanti, perché uno degli argomenti preferiti per le donne è proprio parlare d’amore e di rapporti interpersonali. Molto più degli uomini che invece fanno fatica a parlare dei loro sentimenti. Le donne parlano tanto fra di loro delle loro storie sentimentali, degli uomini che hanno, di quelli che desiderano, dei fidanzati e dei mariti, cercando di darsi opinioni l’un l’altra e di darsi reciprocamente delle chiavi interpretative su dei comportamenti maschili che appaiono inspiegabili. Questo è molto confortante per le donne, perché crea una specie di rete di mutua sicurezza psicologica, però qualche volta può essere un po’ pericoloso nel senso che si tende a dare delle interpretazioni dei comportamenti maschili non corrette, che possono fuorviare. Comunque questa rimane una delle attività preferite alle quali si dedicano le donne».

  • Nel volume scrive di essere una “entusiastica sostenitrice della dimensione sacramentale del matrimonio, come requisito essenziale alla sua riuscita”. Desidera chiarire la Sua riflessione? 

«Sì, il matrimonio visto dall’esterno potrebbe sembrare un accordo tra un uomo e una donna, il matrimonio sacramentale sta in un gradino più in alto, perché è una promessa che si fanno gli sposi chiamando a testimonianza Dio e la comunità dei credenti. In quel momento lo Spirito Santo scende su questa unione rafforzandola, facendo degli sposi una carne sola. Questo permette agli sposi, se vogliono accogliere questa grazia, di vivere questo percorso matrimoniale indissolubile nel miglior modo possibile. È un buon punto di partenza».

  • Il colpo di fulmine dà qualche garanzia di riuscita matrimoniale? 

«Assolutamente no, rientra nelle aspettative sbagliate di cui parlavamo all’inizio. Noi donne, dopo anni e anni di letture di romanzi rosa e di visioni di commedie romantiche made in USA, ci siamo messe in testa che il colpo di fulmine esiste, basta aspettarlo. Ma il colpo di fulmine è un concetto assolutamente sopravvalutato. Ci sono dei matrimoni che funzionano benissimo anche se all’inizio non era scattato nessun colpo di fulmine e ce ne sono altri che invece nascono da un coup de foudre, che presto si esaurisce. Il colpo di fulmine è una reazione emotiva, che non dà sicurezza sulla solidità del rapporto, dà solo delle emozioni sul momento, ma il matrimonio che si basa solo sulle emozioni è fragile».   

  • Esiste davvero il principe azzurro oppure è solo appannaggio di Cenerentola? 

«No, è solo appannaggio di Cenerentola, o forse neanche lei… Noi donne viviamo tutta l’adolescenza e certe volte la giovinezza nella ricerca del principe azzurro, quell’uomo perfetto, che incarna tutte le qualità che abbiamo sempre sognato. C’è qualcuna di noi che si perde per strada, non lo incontra mai, ritenendo che nessun uomo sia degno di essere preso in considerazione. In realtà il principe azzurro non esiste, è un’idealizzazione, un uomo assolutamente normale può diventare il nostro principe azzurro se impariamo a guardarlo con lo sguardo giusto, perché l’azzurro è solo negli occhi di chi guarda. Se impariamo a riconoscere le qualità che questo uomo ha, ci concentriamo su quelle. Spesso non si notano le 99 qualità positive concentrandosi sull’unica qualità negativa, ingigantendola». 

  • C’è una regola valida per far durare un matrimonio e avere quindi una vita sentimentale felice? 

«Cercare di accettare l’altro e mettersi nei suoi panni. Durante una vita insieme talvolta bisogna cercare di mettere da parte l’amarezza, la rabbia e poi ripartire. Altrimenti si creano delle ferite che non sono facilmente superabili. Quindi pazienza, tolleranza, perché uomo e donna sono costituzionalmente diversi per mentalità, carattere, ecc… Sono felicemente sposata da anni con un uomo imperfetto come del resto lo sono anch’io, importante è trovarsi a metà strada, capirsi, apprezzarsi l’una con l’altro. Credo molto nel matrimonio e ribadisco che l’unione matrimoniale gli dia una marcia in più». 

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