Gianluca Vialli: la saggezza di un uomo positivo

Gianluca Vialli
Gianluca Vialli

La vita è come un treno, non sai da dove è partito e quando e dove arriverà.

Su questo treno salgono e scendono ospiti desiderati e a volte non desiderati.

Così si esprimeva Gianluca Vialli parlando della sua malattia, del suo “ospite indesiderato” qualche tempo fa in un’intervista al Corriere della Sera.

È passato ormai un mese da quando fisicamente non è più con noi, ma la saggezza e l’esempio positivo nell’affrontare prima i campi di calcio, e poi la malattia, sono una bellissima e cristiana testimonianza nel vivere la vita fino all’ultimo respiro.

Quando si affrontano esperienze simili si capiscono tante cose e soprattutto quanto gli affetti, l’amore, le persone rappresentino quanto di più importante abbiamo.

Vialli, un ragazzo di provincia, un uomo che visitando i fanciulli ricoverati al Bambin Gesù di Roma insieme alla nazionale, così si esprime: ”E io dovrei lamentarmi … sono un privilegiato anche nella malattia”

Ad indicare quanta umiltà e semplicità nei volti e nei sorrisi dei bambini ammalati né più né meno come Lui.

Il Campione non ha voluto mai arrendersi alla mancanza di sogni e di progetti, nonostante i 17 mesi di chemioterapia. “Non vorrei morire prima dei miei anziani genitori e vorrei avere il tempo di accompagnare le mie due figlie all’altare”.

Alcuni di questi sogni non si sono avverati anche se sappiamo con certezza che Gianluca terrà la mano dei suoi genitori al momento opportuno e gioirà insieme a Olivia e Sofia nel giorno più bello della loro vita.

Altri come il sogno di vincere il Campionato europeo, si sono materializzati l’11 Luglio 2021.

Un abbraccio all’amico Mancini che riassume tutto l’affetto e le sofferenze di quei periodi ed esplode in una commozione immensa per loro e per tutta l’Italia.

Alla viglia, tra l’altro, di quell’ultima sfida Gianluca a cena legge un passo di Roosevelt: “L’onore spetta all’uomo che realmente sta nell’arena, il cui viso è segnato dalla polvere, dal sudore, dal sangue; che lotta con coraggio; che sbaglia ripetutamente, perché non c’è tentativo senza errori e manchevolezze; che lotta effettivamente per raggiungere l’obiettivo; che conosce il grande entusiasmo, la grande dedizione, che si spende per una giusta causa; che nella migliore delle ipotesi conosce alla fine il trionfo delle grandi conquiste e che, nella peggiore delle ipotesi, se fallisce, almeno cade sapendo di aver osato abbastanza. Dunque il suo posto non sarà mai accanto a quelle anime timide che non conoscono né la vittoria, né la sconfitta”.

Come non riconoscere in queste parole un tocco autobiografico mentre Vialli caricava i suoi compagni alla partita decisiva.

Ironia della sorte o disegno misterioso, entrambi, Roosevelt e Vialli, lasceranno questa terra il 6 gennaio.

E poi come non ricordare l’allegra partita a golf con il pittoresco Cattelan nel docu-film LA SEMPLICE DOMANDA, per lui le domande in quel film non sono affatto semplici perché si parla di vita, di malattia, d’amore e soprattutto di morte. In quell’intervista Gianluca così si esprime: ”Io ho paura di morire, eh. Non so quando si spegnerà la luce che cosa ci sarà dall’altra parte. Ma in un certo senso sono anche eccitato dal poterlo scoprire. Mi rendo anche conto che il concetto della morte serve per capire e apprezzare la vita. L’ansia di non poter portare a termine tutte le cose che voglio fare, il fatto di essere super eccitato da tutti i progetti che ho, è una cosa per cui mi sento molto fortunato. La malattia non è esclusivamente sofferenza: ci sono momenti importanti. La vita, e non l’ho detto io ma lo condivido in pieno, è fatta per il 20% da quello che ti succede ma per l’80% dal modo in cui tu reagisci a quello che accade.”

Ed infine un uomo che ha amato e continua ad amare la moglie Cathryn e le figlie in modo straordinario e ora misterioso ma presente.

Sempre a Cattelan , Gianluca parla alle proprie figlie:” I nostri figli seguono il nostro esempio più delle nostre parole, quindi credo di avere meno tempo, adesso che so che non morirò di vecchiaia”….“Cerco di essere un esempio positivo, cerco di insegnare alle mie figlie che la felicità dipende dalla prospettiva attraverso la quale tu guardi la vita, che non ti devi dare delle arie, devi ascoltare di più e parlare di meno, devi cercare di migliorarti ogni giorno, devi ridere spesso, devi aiutare gli altri e le aiuto a trovare la loro vocazione. Lo scopo della vita è trovare uno scopo della vita”. 

Sofia e Olivia sapranno fare tesoro di queste “pillole di saggezza” del proprio papà e faranno di tutto per rendere orgoglioso quel padre che le veglia da lassù.

Un amore, il loro, sempre sottratto all’apparenza e geloso di  mantenere una privacy familiare assoluta, perché gli affetti che contano, le emozioni e i sentimenti, il voler Bene non hanno bisogno di ostentazione e apparenze.

“Ora ci piace pensare a Gianluca, che corre nelle verdi praterie sconfinate del Paradiso e continua a sostenerci e prenderci per mano tutte le volte che nella vita “cadiamo a terra” e guardando a lui possiamo dire: ”per merito tuo non intendo mollare”.

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