“State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
[…]
E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”.
Quando il mercoledì delle ceneri, alle porte di uno dei tempi più forti e belli, la quaresima, viene letto questo brano di Vangelo, ogni volta resto stupito dalla potenza e, al contempo, dalla semplicità e dalla concretezza del messaggio che porta.
In particolare, vorrei soffermarmi su due spunti di riflessione.
Il primo è quello della chiamata.
Una chiamata a vivere bene e con pienezza il tempo che ci é dato. Quello quaresimale, certamente, in preparazione alla Pasqua, ma anche e soprattutto quello quotidiano, in cui si vive la vita di tutti i giorni, con il suo “tran tran”.
No, non significa dover fare i salti mortali. Significa gustare fino in fondo i sapori della giornata, non solo quelli dolci e piacevoli, ma anche quelli aspri ed amari, che, spesso, ci fanno capire quanto é faticosa la vita.
Sapori che, tutti insieme, le danno un senso e un significato.
C’è una cosa che, però, non va mai dimenticata, quando si parla di vivere con pienezza la vita: ciò che facciamo, infatti, non deve mai essere finalizzato all’avere l’approvazione dell’altro, ma a portare a compimento il sogno della nostra vita, il progetto del nostro futuro e il cantiere del nostro presente, sostenendo (e non dando la nostra approvazione) nel mentre chi amiamo, chi si trova in difficoltà e chi, ad un certo punto e nonostante non ci vada sempre a genio, si ritrova a condividere un pezzo di strada con noi, nei loro sogni, nei loro progetti e nei loro cantieri.
Il secondo spunto é quello dell’ intimità con Dio.
Un’intimità profonda, che si fa presenza nella vita di ogni uomo. Lì, in quel luogo dove anche Maria, come ci ricorda il Vangelo, custodiva e meditava a gli avvenimenti del Natale: il cuore, quella stanza che solo noi conosciamo, la cui chiave custodiamo con estrema gelosia.
Non dobbiamo avere paura di condividere questa chiave con Dio e lasciarlo entrare nel nostro cuore, che Lui conosce così bene.
Troviamo, quindi, il tempo e il coraggio di coltivare questa intimità con Dio, nei modi e nelle forme che Gesù ci indica: non facendo vedere quanto siamo bravi, ma nel segreto della nostra quotidianità, delle nostre gioie e delle nostre fatiche che in Dio trovano una risposta d’amore, che a nostra volta siamo chiamati ad usarla come risposta per l’altro.
Non mi resta quindi che augurare a tutti, anche a me, un cammino di buona quaresima, che sia, da un lato, palestra per vivere bene il tempo che ci é dato e, dall’altro, tempo per scoprire o sperimentare in modo più profondo la nostra intimità con Dio.
Eligio Cattaneo