Kiro, l’erede di Marco Polo, e l’avventura di diventare grandi. Cecilia Randall: “Il fantasy permette di affrontare temi importanti”

Ambientato in un mondo post catastrofe ambientale, “Kitsune, l’ombra della volpe” (Gribaudo) di Cecilia Randall cattura il vento dell’attualità e allo stesso tempo colpisce al cuore gli adolescenti con una storia avventurosa di formazione, in cui il protagonista, Kiro, è un quindicenne schivo e insicuro che vive un forte senso di solitudine, diverso da tutti gli altri con i suoi tratti europei in un mondo con gli occhi a mandorla. L’autrice parla di temi importanti ma con un linguaggio diretto che cattura anche i teenager. L’abbiamo incontrata alla Bologna Children Bookfair 2023.

Come mai un romanzo che attinge alla mitologia giapponese?

La mitologia in senso lato mi ha sempre affascinato. Che siano miti vichinghi, medievali, orientali, occidentali hanno sempre avuto un fascino straordinario per me. Sono cresciuta come la maggioranza dei miei coetanei con fumetti e cartoni animati giapponesi, perciò il fascino dell’Oriente è iniziato presto. È una mitologia affascinante con sfaccettature diverse rispetto alla nostra. È intrigante per esempio l’ambivalenza di alcune creature mitologiche come la Kitsune, che ho scelto di inserire nel mio libro, che può avere a volte valore positivo a volte negativo. 

Da dove nasce questo libro?

Oltre ai cartoni animati giapponesi da piccola sono rimasta affascinata da uno dei primi libri che mi hanno regalato, “Il Milione” di Marco Polo. Mi ricordo che ero molto fiera di questo ragazzo italiano partito da Venezia in cerca di fortuna ed era arrivato ad essere una persona importante nel regno dei Khan. Mi ero chiesta come mai non fosse arrivato fino in Giappone. Ho iniziato a immaginare una storia in cui un ipotetico discendente di Marco Polo continuava a spostarsi fino in Giappone. Poi crescendo l’amore per il Giappone è rimasto, ho potuto visitarlo con mio marito e ho pensato che sarebbe stata un’ottima ambientazione per questa storia. Il protagonista Kiaro è un ragazzo che parte da Nuova Venezia in un mondo post catastrofe ambientale e va a cercare fortuna in Oriente per cercare la sua strada. Arriva fino in Giappone dove finalmente trova ciò che desiderava.

Il richiamo ai temi ambientali è molto attuale, Che ne pensa?

Il fantasy è un modo per parlare di temi che ci interessano ma sotto una luce diversa. Qui Kiaro , quindicenne, deve affrontare tante difficoltà, prima di tutto la solitudine, una condizione che condivide con i ragazzi della sua età. Non ha consapevolezza delle proprie capacità e deve confrontarsi con un mondo molto cambiato. Ho un bambino di otto anni e a volte mi chiedo in quale clima crescerà. Oggi è impossibile non ragionare su questi aspetti, e le mie riflessioni e preoccupazioni si esprimono anche nella narrazione fantastica. 

Perché parlare di solitudine?

A 15 anni capita a tutti di avere un forte desiderio di indipendenza ma allo stesso tempo di sentirsi insicuri e temere di non essere all’altezza, di non avere le capacità per affrontare il mondo. Fuori forse non ci sono gli Yokai giapponesi ma ci sono tante prove da affrontare che potrebbero essere interpretate come i “mostri” di oggi. Kiaro si sente solo, sbagliato e fuori posto. Si sente isolato per le sue origini occidentali, in un mondo in cui le frontiere sono chiuse. Quando sceglie di mettersi alla prova riesce a dispiegare le sue risorse e capacità e a trovare la sua strada.

Scriverà altri libri con la stessa ambientazione?

Spero di tornare presto a fare un giro in Giappone, anche se è presto per poterlo dire con certezza. Magari potrebbe diventare occasione per un altro viaggio. La ricerca è fondamentale per un fantasy, non si può descrivere in modo realistico un luogo dove non si è mai stati o sul quale non siamo documentati abbastanza. Mi appassiona fare ricerca, anche se a volte raccolgo moltissimi dettagli e non tutti si traducono in scrittura.

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