Troppo facile chiamarle leggere: nessuna sostanza è innocua, semplice passare dall’uso all’abuso

Se per droghe “leggere” s’intendono le sostanze cannabiche (hashish e marijuana) è necessario soffermarsi su alcune precisazioni.

Uno sbaglio diffuso consiste nel classificare “leggere” le sostanze con le quali si riesce a convivere. C’è chi assicura che tali sostanze non fanno male anzi, disinibiscono, danno capacità maggiori di spontaneità, facilità di comunicazione e socialità.

Autorevoli opinionisti e politici esprimono il loro parere favorevole all’uso delle cannabis contro qualsiasi norma che ne proibisce lo spaccio e il consumo. Esiste un’ampia accettazione delle cannabis e del loro uso e abuso. I 2/3 dei ragazzi afferma di averle sperimentate.

Un tasso di consumatori così alto ci preoccupa e non può essere considerato un dato momentaneo che si esaurisce con la crescita della persona. L’adolescenza è un periodo difficile, in cui la mente giunge all’autonomia e si afferma la personalità. Sperimenta nuovi valori e convinzioni che orientano le scelte e i comportamenti.

In questo processo psichico importante per i futuri equilibri, la mente non può essere disturbata e compromessa dalla cannabis. Affermare che gli adolescenti, proprio per le loro esigenze di nuovi contatti con la realtà e la verifica delle capacità e dei limiti personali, abbiano bisogno di provare forti emozioni e stati umorali particolari attraverso l’uso di sostanze cannabiche, è una falsità scientifica. La psiche in evoluzione è influenzabile, debole e passa facilmente dall’uso all’abuso. Il consumatore ha l’impressione che le sostanze cannabiche disinibiscano e facilitino l’inserimento adeguato nel gruppo di pari. La marijuana e l’hashish non sono il “farmaco” che permette la comunicazione, il dialogo. Una mente alterata non comunica con gli altri, ma riesce solo a fondersi nel gruppo perdendo la propria autonomia. Le sostanze producono purtroppo stati emozionali eccitanti, gesti euforici, comportamenti trasgressivi e generano il personaggio che si agita nella massa.

Si vuole insistentemente legittimare una devianza con tesi assurde e tendenziose, sostenendo che le sostanze cannabiche abbiano, nella cultura giovanile, gli stessi significati psico-sociali dell’alcool e del tabacco per le generazioni precedenti. Di fronte a simili affermazioni è doveroso precisare i rischi della cannabis. 

I giovani “sperimentatori” di cannabis, diventano presto abituali consumatori incapaci di investire energie in relazioni interpersonali significative. La loro sfiducia, l’ostilità e l’isolamento emotivo impediscono che le relazioni ottenute sotto l’effetto della sostanza divengano realtà. Non sono in grado di investire le loro energie nella scuola, nel lavoro o di impegnarle per il raggiungimento di obiettivi significativi. Sono estraniati “dall’amore e dal lavoro”, da ciò che dà significato alla vita e permette di trarne soddisfazione. Si sentono pure infelici e inadeguati con tutti e con tutto. Rifiutano qualsiasi rapporto continuo e costruttivo, manifestano reattività e aggressività. Si allontanano gradualmente dal fascino della normalità e dimostrano un’incapacità di controllare e regolare gli impulsi. L’impulso del momento diventa fondamentale a causa di un sistema psichico alterato e carente di capacità elaborativa dei contenuti. L’abbassamento delle capacità interiori determina una scarsa pazienza e tolleranza che si manifestano in atteggiamenti d’insopportabilità e rivalità in famiglia e con i compagni. Gli stessi sentimenti sono “offuscati” perché la sostanza offre momentanee gratificazioni di relazione e di contatto.

Scarseggiano le ricerche sui danni sociali dovuti all’uso di cannabis.  Alcuni studi psicologici e sociologici hanno evidenziato che l’uso delle sostanze compromette l’identità della società, la natura del legame che la tiene insieme e la fa essere una “società” e non un autobus su cui si sale o da cui si scende a proprio esclusivo piacere.

Non si può sostenere solo una prospettiva fondata sui diritti individuali, sulla protezione giuridica di ogni singola persona in relazione a qualsiasi stile di vita. Occorre trovare il modo di proteggere anche i diritti della società. Diversamente prevarranno le idee permissive, le proposte senza scrupoli. Il permissivismo avalla lo “sballo” e dequalifica la convivenza. L’uso di sostanze cannabiche compromette le potenzialità umane e la capacità di crescere insieme. Non solo. Contribuisce a rendere gli adolescenti artefici di una società disordinata e sballata.

Lo psichiatra Vittorino Andreoli afferma:” Siccome abbiamo fallito nella prevenzione della tossicodipendenza, ora tentiamo in tutti i modi di accettarla, di minimizzare l’effetto delle sostanze cannabiche, assecondandone l’uso”. Scarseggia purtroppo l’attenzione verso la persona e i grandi ideali da conseguire per ottenere una buona società. Occorre capire che cosa significhi per un ragazzo d’oggi provare la droga leggera e trovare poi rimedi scientifici e promuovere in tutti gli adulti opinioni esatte sui danni fisici e psichici di questa sostanza.

È certo che una società ha tanti emarginati quanti se ne merita per indifferenza, tolleranza e permissivismo.

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *