Il report 2023 sui cristiani perseguitati nel mondo

Occasione per allargare gli orizzonti, vivere con gratitudine e rilanciare un impegno.

PorteAperte/OpenDoors è un’organizzazione che da oltre 60 anni è attiva nella ricerca sul campo di cause e soluzioni ai cristiani che nel mondo sono perseguitati a causa della propria fede.

L’8 marzo ha rilasciato il Rapporto sulla persecuzione specifica di genere per il 2023 (Gsrp); il report, intitolato “Una Rete di Forze”, raccoglie dati e statistiche per mostrare come una serie di pressioni incrociate e di strategie di persecuzione possa agire non solo sul singolo, ma sulla sua famiglia, sulla sua cerchia e sulle diverse generazioni, rendendo più difficile, se non impossibile, vivere la fede cristiana.

“Ciascuna rete di persecuzione religiosa vissuta individualmente può fondersi alle altre, creando così un’ampia rete di pressioni che ha un impatto negativo sulla famiglia generando rischi quali il rifiuto della fede da parte della generazione successiva, la fuga di un membro o di tutti i membri della famiglia dal Paese o una insostenibile situazione economica o sociale”.

Gli elementi della rete della persecuzione

Oltre a questa idea sistemica e non solo individuale della persecuzione religiosa, il report evidenzia bene quali sono i principali elementi attraverso cui si costruisce la rete di persecuzione, con attenzione specifica al genere maschile e femminile e alle diverse modalità attraverso cui viene inibita la pratica della loro fede cristiana.

Per le donne, questi elementi hanno a che fare con la violenza sessuale, i matrimoni forzati, la violenza fisica, la detenzione domestica e la violenza psicologica: l’elemento della vergogna è il mezzo per disonorale anche in quanto appartenenti a famiglie e comunità cristiane.

Per gli uomini si tratta invece di violenza fisica, violenza psicologica, oppressione economica nei termini di possibilità di accesso al lavoro, incarcerazione da parte del Governo e arruolamento militare contro coscienza: lo scopo è farli uscire di scena, anche per inibire il ruolo di protezione e di sostentamento tanto delle famiglie quanto delle comunità cristiane. Non è dunque fuori luogo scomodare la categoria del martirio.

Povertà culturale e precarietà socio-economica

Come è facilmente intuibile, la questione della persecuzione religiosa e della violenza è strettamente legata a forme sociali caratterizzate da povertà culturale e da precarietà socio-economica: se quasi tutti i Paesi dell’Africa sub-sahariana sono nelle prime 50 posizioni della World Watch List, l’annuale report sulla libertà religiosa dei cristiani nel mondo, in modo particolare per la condizione femminile, il Centro e Sud America si caratterizzano più per dinamiche sociali inospitali per la condizione maschile.

Nella regione del Nord Africa e del Medio Oriente, la possibilità di monitorare la sfera digitale, gli account, la localizzazione e la messaggistica può portare a forme di isolamento delle donne cristiane, mentre per gli uomini c’è una sorta di ostracizzazione sociale e familiare che rende molto più difficile la vita.

Il Report, infine, presenta anche la classifica dei paesi in cui il genere influenza maggiormente la persecuzione religiosa. Per le donne al primo posto troviamo la Nigeria e a seguire Camerun, Somalia, Sudan, Siria, Etiopia, Niger, India, Pakistan e Mali. Per gli uomini al primo posto è la Colombia, seguita da Nicaragua, Cuba, Messico, India, Camerun, Sudan, Pakistan, Nigeria e Bangladesh.

La consapevolezza di un bene offerto a tutti

Sarebbe inopportuno leggere questi dati come giustificazione per un arroccamento, o per la crescita di astio. La cultura di accoglienza e apertura nata dalla fede cristiana innanzitutto è un bene da riconoscere: la misura alta dell’umano che viene dalla fede in Cristo, anche quando è una misura scomoda, è ciò che custodisce non solo un’idea, ma una modalità concreta di persona e di bene – fatto di arte, di poesia, di un sistema civico, legale e amministrativo.

Seconda cosa, questo bene non è un merito, ma una fortuna, un tesoro dentro cui ci si è trovati per sorte di nascita, di cui essere consapevoli: a quali altre misure stiamo dando spazio come società? Sono davvero alte, o sono solo comode e gratificanti, ma hanno un lato di iniquità, ingiustizia, disinteresse, egoismo? Cristianamente, non possiamo non interrogarci.

Terzo, la fede cristiana è occasione di impegno e di fermento, di dialogo e di sforzo internazionale, affinché culture differenti possano crescere nella ricerca di vie umanizzanti, all’altezza del compito di riconoscere nell’umanità il volto dei figli di Dio.

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