Mani in Pagina: libri per aprire orizzonti, abbattere muri, costruire ponti

Nelle scuole, in biblioteca, negli oratori si incontrano bambini di provenienze e culture differenti. Ognuno ha la sua storia, spesso avventurosa, talvolta drammatica. Ci sono libri che permettono diverse narrazioni rispetto a quelle che si vedono nei telegiornali. Sono punti di partenza preziosi per laboratori interculturali, incontri di approfondimento, lavori di gruppo. Offrono idee per confrontarsi e dialogare, per costruire ponti più che innalzare muri. Per la rubrica “Mani in pagina” di questa settimana ne abbiamo selezionati cinque.

C’era una volta la foto di un bambino disteso sulla spiaggia, con una maglietta rossa. Sembrava che dormisse. Nessuno poteva più svegliarlo, perché a deporlo su una spiaggia della Turchia erano state le onde del mare, dopo un naufragio. Si chiamava Alan, aveva tre anni, veniva dalla Siria. Era il 2015 e quello scatto commovente ha fatto il giro del mondo.

Anche lo scrittore Gianluca Caporaso l’ha visto e non ha più potuto scordarlo. Da allora ha portato Alan con sé, come amico immaginario, fino a scrivere un libro “Il signor conchiglia” (Salani) in cui immagina per lui un finale diverso, in cui trionfano i sogni. Nel racconto Alan può tornare dalle profondità del mare e raccontare storie magnifiche in cui compaiono delfini e sirene. Può riallacciare i fili dei suoi sogni e dei suoi affetti. Un libro fantasioso e struggente, che aiuta a entrare in modo diverso nelle storie dei migranti che attraversano il mare, con lo sguardo dei bambini.

“La bambina delle barchette di carta” nella collana “Carte in tavola” di Fatatrac è un progetto speciale. Nasce dal lavoro di squadra di autori: Chiara Buizza, Letizia Foglietti, Irene Franzoni, Cosetta Zanotti, con le illustrazioni di Chiara Bolometti. È composto da venti schede quadrate che formano insieme un grande poster. Sul retro di ognuno c’è una parte della storia, scritta con caratteri maiuscoli, adatti anche ai primi lettori. È la storia vera di Kemay, la prima bimba arrivata nel centro di accoglienza per rifugiati della Caritas diocesana di Brescia. Il suo nome significa “come me”, ed è stato poi dato anche alla cooperativa che si occupa della gestione di progetti di microaccoglienza dei richiedenti protezione internazionale. Per aiutare Kemay a superare lo smarrimento e la tristezza di trovarsi senza la mamma in un Paese straniero, lontana dalla sua casa e dai suoi giochi, una volontaria, Stella, inizia a costruire per lei alcune barchette di carta con la tecnica dell’origami. Il gioco permette loro di incontrarsi e di comunicare. La storia può essere raccontata in molti modi, e può essere tradotta in moltissime attività interattive (la stessa cooperativa propone dei laboratori, info su www.kemay.it/formazione, mail info@kemay.it).

“I campi per rifugiati dovrebbero essere un posto temporaneo in cui stare finché non è sicuro tornare a casa. Suppongo però che nessuno immaginasse che la guerra sarebbe durata così a lungo, visto che io e Hassan siamo qui da sette anni”. Parte da una storia vera “Come stelle nel cielo”, graphic novel scritta da Victoria Jamieson, autrice pluripremiata, con Omar Mohamed, uno dei due fratelli protagonisti. Omar e suo fratello Hassan hanno trascorso la maggior parte della loro vita a Dadaab, un campo per rifugiati in Kenya, dove “non c’è mai abbastanza cibo, ci si annoia e Hassan ha bisogno di cure mediche”. L’inizio del riscatto per loro arriva quando Omar ha la possibilità di andare a scuola. Grazie all’impegno, alla pazienza, al sostegno di amici e della madre adottiva Fatuma incontrata nel campo alla fine i due fratelli ottengono la possibilità di iniziare una nuova vita negli Stati Uniti. “Sii una stella – dice una poesia composta da una ragazza del campo profughi – fa risplendere la tua luce. Fa’ brillare la tua storia. Perché le storie ci indicheranno la strada”. Omar e Hassan sono riusciti a costruirsi un futuro, a impegnarsi per aiutare altri. Hanno ritrovato la vera madre, che ritenevano morta. La loro storia aiuta a mettersi nei panni dei rifugiati in fuga dalle guerre del mondo, a comprendere le loro difficoltà, invita anche i giovani lettori ad attivarsi “per costruire un futuro migliore per tutti”.

La trilogia “Sotto il burqa” (Rizzoli) di Deborah Ellis ha acceso i riflettori sulla condizione delle donne afghane. Ne è stato tratto anche un celebre lungometraggio d’animazione. Ora la scrittrice canadese, che è fra l’altro assistente sociale e attivista per la pace e per i diritti umani, prosegue la narrazione con “Le ragazze di Parvana” (Rizzoli) ambientato a Kabul, in tempi recentissimi, nel 2021, con la presa di potere dei talebani e le sue drammatiche conseguenze. Torna il personaggio di Parvana, a cui i lettori sono affezionati, per continuare a lottare per i diritti di chi non ha voce. Di fronte alla nuova minaccia la giovane è costretta a lasciare la città con le sue “ragazze” verso le montagne alla ricerca di un futuro migliore. L’autrice ha deciso di devolvere tutti i diritti d’autore provenienti dalla vendita di questo libro all’organizzazione umanitaria Canadian Women for Women in Afghanistan.

Lia Levi da bambina ha vissuto l’esperienza delle persecuzioni contro gli ebrei. Si è salvata, con le sue sorelle, rifugiandosi in un collegio di suore. Dopo una lunga carriera come giornalista è diventata un’autrice affermata di libri per ragazzi e i suoi testi sono sempre caratterizzati da profondità e impegno sociale. “La bambina da oltre il confine” (Il Battello a Vapore) prende le mosse dall’attualità, attingendo alle storie dei profughi ucraini arrivati nel nostro Paese dall’inizio della guerra. La protagonista Iryna ha 10 anni e quando nel cielo della sua città arrivano gli aerei da combattimento è costretta a fuggire. Arriva in Italia, dove viene accolta dalla famiglia dove lavora la nonna Kateryna. Fa amicizia con un ragazzo italiano suo coetaneo, Adriano. Per lei è difficile ambientarsi e ha nostalgia dei suoi genitori: la mamma è infermiera e il suo papà è nell’esercito, sono rimasti a difendere il loro Paese. Così Iryna a un certo punto decide di scappare di casa per tornare da loro. Adriano la segue e l’accompagna in un’avventura rocambolesca, che fa capire loro cos’è l’amicizia, e alla fine li rende più saggi.

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