Sarnico: “Note di là dal mare. Canzoni, racconti e immagini”. Un ponte fra l’emigrazione di ieri e di oggi

Gli occhi dei migranti, di qualsiasi latitudine e di qualsiasi epoca, sono tutti uguali, perché carichi della stessa speranza. A suggerirlo, il circolo Acli Basso Sebino che, con il concerto «Note di là dal mare. Canzoni, racconti e immagini dei migranti», desidera gettare un ponte ideale fra l’emigrazione di ieri (bergamasca, soprattutto) e quella di oggi, che interessa un gran numero di persone non italiane.

Uno spettacolo scelto per la Settimana della cultura della Diocesi («Nella città di tutti») e che si svolgerà sabato 22 aprile presso il Cineteatro Junior di Sarnico (ore 21). «Questa rappresentazione, fra musica e teatro, è stata messa in scena, per la prima volta, all’interno dell’edizione di “Molte fedi sotto lo stesso cielo” di quest’anno, riscuotendo grande successo – afferma Romy Gusmini del circolo Acli Basso Sebino –. Il format, se così lo si può chiamare, è articolato sulla base di un repertorio di canti popolari che evocano e ricordano gli anni dell’emigrazione di molti italiani lontano dalla loro patria (come, per esempio, “Mamma mia, dammi 100 lire” o “Merica, Merica”) e che va dalla fine del diciannovesimo secolo fino agli anni del secondo dopoguerra.

Il repertorio è frutto di una ricerca storica che ha portato alla selezione di dieci brani molto popolari e conosciuti, che appartengono alla tradizione di diverse regioni italiane e che hanno come oggetto la migrazione e tutta una serie di sentimenti ad essa collegata.

A fare da collante ai pezzi proposti, una narrazione teatrale che attinge anche ad autori della letteratura italiana come, per esempio, Giuseppe Ungaretti, Cesare Pavese, Gianni Rodari e Alessandro Baricco».

Ad animare la serata, l’attore professionista Walter Tiraboschi con la sua associazione culturale «Teatro Piroscafo» e «I canterini del Sebino», coro composto da una quarantina di persone (fra bassi, tenori, contralti e soprani), fondato nel 2010 da Silvio Belotti e diretto dal maestro Franco Pirondini, stimato musicista che ha collaborato con i più importanti direttori d’orchestra del mondo.

A completare il tutto, il flauto di Nicoletta Viviani, il violino di Irene Volpi, il contrabbasso di Alan Cretti e la voce solista del soprano Elena Gallo.

«“Note di là dal mare” nasce per sensibilizzare i cittadini di Bergamo e provincia alle migrazioni di oggi – spiega Gusmini –. Il fil rouge che, attraverso parti recitate, lega e collega un canto all’altro, è anche quello che unisce la nostra gente (che un tempo è stata costretta a partire verso l’America e i Paesi del nord Europa) e i popoli del terzo mondo che oggi abbandonano la loro terra pieni di paura, dubbi e incertezze, spinti dalla fame o anche solo per trovare maggior agio sociale e stabilità economica».

Ma oltre al teatro e alla musica, ci sarà spazio anche per la fotografia. «Sul fondo del palcoscenico, verranno proiettate delle vecchie fotografie legate al fenomeno dell’emigrazione bergamasca in terre straniere – dice Gusmini –. Immagini toccanti e significative che aiuteranno a riflettere e a entrare in simbiosi con il tema che proporremo». Immagini (ma anche parole e suoni) che evocano, però, pure speranza. «Testi, canzoni e fotografie vogliono suggerire allo spettatore la fatica e la solitudine di chi, lasciandosi tutto alle spalle, parte per ricominciare – racconta Gusmini –, ma anche per affermare come, proprio al di là di queste complesse difficoltà, possa invincibilmente fiorire la speranza di un futuro migliore. A tal proposito, mi viene in mente lo spirito bergamasco durante i giorni peggiori della pandemia: sembrava quasi che il mondo dovesse finire da un momento all’altro, eppure, nonostante tutto, si è trovata la forza di andare oltre, di guardare al domani.

È proprio questo sentire che, con “Note di là dal mare”, vogliamo trasmettere al pubblico. Lo stesso sentire che ha accompagnato i nostri nonni e i nostri bisnonni e che, nel mezzo della paura, sopravvive, nutrendosi di poesia e bellezza e resistendo al male».

Una forma di resistenza che è, prima di tutto, culturale. «La cultura è senza confini – afferma Gusmini –, poiché cultura significa aprire le porte, scambiarsi vicendevolmente storie, tradizioni, pensieri, esperienze di vita. E in un capoluogo come Bergamo, terra di emigrazioni nonché, quest’anno, capitale italiana della cultura, non poteva mancare uno spettacolo come questo. Poiché la nostra città è e deve essere di tutti». 

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