Verso l’alt(r)o, meditazione della settimana. La libertà è un incontro vero che rende liberi

«Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?».
Giovanni 8, 31-33 

Ci sono parole che pesano come macigni. Verità e libertà. Due promesse che squarciano i cieli. 
Gesù consegna ai suoi discepoli la strada che va incontro al desiderio che ogni uomo porta nel cuore: diventare libero. È un processo, non una condizione acquisita una tantum. 
È difficile anche averne consapevolezza, ma Gesù ci consegna una ricetta che scompagina le nostre aspettative. La libertà non viene da una ricerca autoreferenziale, non è l’esito di uno sforzo personale. È un incontro vero che ci rende liberi, uno sguardo che si posa su di noi, un abbraccio che illumina la nostra vita.
Quanta fatica facciamo, troppo spesso, a riconoscerci amati!
Penso alla vita di tanti ragazzi che si vedono avvolti dal buio, che non riescono a riconoscere nulla di buono intorno a sé. Dalla noia di fronte ad ogni proposta al ritiro sociale, ai mille altri disturbi che stanno crescendo a dimisura. Si ha sempre di più l’impressione di vedere ragazzi in cui la vita viene vinta da forze negative preponderanti.
Gesù ci dice che ciò che ti illumina è un incontro vero, con chi ti ama da sempre e ti dona la libertà di saperti amato.
Da qui credo venga la missione di ogni educatore: aiutare ogni ragazzo a riconoscere il Bene che c’è in lui. Perché qualcuno lo guarda con amore. 
Che bello se le materie insegnate a scuola, le gite, le esperienze vissute in oratorio portassero in un ragazzo questo risultato: vedersi osservato e apprezzato, riconoscersi amato e quindi libero. Non con rassegnazione, ma con una relazione che ti porta ad essere la versione migliore di te stesso.
Perché è la verità, cioè lo sguardo di chi ti ama, a renderti libero davvero.

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