Com’è facile smarrire il senso del peccato. Suor Chiara: “La Riconciliazione è un sacramento di guarigione”

Buongiorno suor Chiara,
In questo periodo quaresimale ho provato il desiderio di riaccostarmi al sacramento della riconciliazione dopo molto tempo. Mi sono accorta di non sapere cosa dire di me e della mia vita, non sapevo insomma individuare i “peccati” a parte alcune cose banali e ovvie. Ho dovuto pensarci a lungo e consultarmi con un amico sacerdote. Mi sono chiesta come sia potuto accadere. Forse non siamo più abituati a riconoscere un’azione come “peccato”, salvo quelle più eclatanti. Forse è la lontananza da questo sacramento, meno consueto rispetto al passato. Alla fine ho scoperto che per me stavolta chiedere perdono è stato come un nuovo punto di partenza. Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensa e qual è la sua esperienza in merito.

Simona

Cara Simona, ci sono momenti nella vita nei quali il Signore ci raggiunge in modo inatteso attraverso ispirazioni, inquietudini o desideri che spingono verso scelte inedite, nuove, che possiamo ritenere come “grazie”.

Forse è quanto le è accaduto nell’accostarsi, dopo molto tempo al Sacramento della riconciliazione. La quaresima è occasione propizia per tornare al Signore, per sperimentare che Lui non ci lascia mai e ci attende con pazienza e fedeltà.

Lui ci aspetta, come il padre misericordioso della parabola del figlio prodigo: ci vede quando siamo ancora lontani, ci corre incontro, ci abbraccia, ci riveste e fa festa per il nostro ritorno. Questo è il nostro Dio! La misericordia del Signore ci abbraccia affinché gli possiamo consegnare la nostra esistenza con le sue luci e le sue ombre, con i nostri desideri e le nostre stanchezze e delusioni, con i nostri peccati.

Più ci allontaniamo dal Signore e dalla sua Parola, meno è presente in noi il senso del peccato e, guardando la vita, non ci appare segnata da gravi mancanze. Non si tratta di fare principalmente l’elenco dei peccati, come una lista della spesa da presentare, ma di riconoscere quelle tendenze, inclinazioni egoistiche che fanno parte della nostra condizione umana e che prendono la forma di scelte autoreferenziali, esclusive, di esercizio di poteri piccoli o grandi, di giudizi, mormorazioni o critiche, di chiusure verso l’altro, di omissioni del bene che non abbiamo fatto.

Chi di noi può ritenersi così giusto o perfetto da non scontrarsi con i propri limiti e peccati? Troppo spesso pensiamo che la confessione sia un atto di umiliazione che lede la nostra dignità di persone e ancor più di figli di Dio. In verità non siamo principalmente noi i protagonisti, ma è Dio che ci visita e gioisce per il nostro ritorno a Lui.

“C’è più gioia in cielo per un peccatore pentito più che di mille giusti”, ci dice il Vangelo. Al centro non ci sono i nostri peccati, ma la sua misericordia e il suo perdono che ci fa rinascere e ci rende nuove creature, restaurando in noi la vera immagine di figli amati e benedetti. Questo dovrebbe suscitare nel nostro cuore commozione e gratitudine poiché il Signore vuole entrare nella nostra “casa” per abitarla e rimanere sempre con noi.

Nulla ci può separare dall’amore di Dio, nemmeno il nostro peccato che è stato lavato con il sangue di Cristo nella sua Pasqua. Forse dobbiamo anche liberarci dall’immagine di un Dio che è giudice e attende solo di giudicarci e condannarci: questo non è il volto del Padre di Gesù Cristo.

Riconciliarsi con Dio è anche riconciliarsi con sé stessi e con i fratelli, fare pace con le nostre opacità e contraddizioni per lasciarci amare e salvare dalla sua misericordia sperimentando la gioia di Dio nel perdonarci. Il Sacramento della Riconciliazione è anche un Sacramento di guarigione. Quando io vado a confessarmi è per guarirmi: guarire l’anima, il cuore, guarirmi da qualcosa che ho fatto, ma che non va bene. In questi giorni che ci preparano a celebrare la Pasqua del Signore, poniamo il nostro sguardo sul crocifisso e contempliamo la misura dell’amore che lo ha portato a dare la sua vita per noi. Lì scopriamo quanto siamo amati e perdonati, impariamo la misura di un amore sovrabbondante, quello di Dio per noi. Fissiamo il nostro cuore sulle sue ferite perché nasca la gratitudine per tale amore e sciolga in noi ogni presunzione di salvarci da soli. Lasciamoci abbracciare dalla sua misericordia anche confessando i nostri peccati: sarà una vera Pasqua di resurrezione!

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