La ricerca della felicità. Suor Chiara: la fede indica come trovare la pienezza di vita

Buongiorno suor Chiara

Spesso in libreria mi capita di vedere manuali che promettono consigli per ottenere la felicità. Personalmente non li trovo particolarmente stimolanti anche se vedo che alcune amiche li acquistano e li leggono. Certo il desiderio di felicità appartiene a tutti. Secondo lei in che modo questo ha a che fare anche con la fede? Cosa ne pensa? Grazie e un caro saluto

Alessia

Il desiderio di felicità ha a che fare anche con la nostra fede, cara Alessia, perché siamo stati creati da Dio, che è Dio della vita, della gioia, del compimento; tale anelito viene proprio da Lui: Egli ce l’ha donato ed Egli stesso si offre a noi come sorgente e come sua realizzazione.

La strada della felicità, pertanto, passa, dalla Pasqua del Signore Gesù! Sì! Proprio dalla sua passione e morte. Non vi è alternativa! Lo stiamo contemplando proprio in questa settimana dell’ottava di Pasqua. Ciò sconvolge e commuove al tempo stesso! Con la sua Pasqua, il Signore non solo ci ha ridonato quella gioia per la quale siamo stati creati e che noi stessi, con il nostro peccato e il nostro egoismo, abbiamo usurpato, ma ci ha offerto sé stesso e la sua amicizia quale pegno di gioia e pienezza di vita, indicandoci la via maestra per appagare questo nostro desiderio in modo rispettoso della nostra dignità di persone create a sua immagine e somiglianza, 

Uscire da noi stessi e dai nostri problemi

La via – lo sappiamo bene – è quella della comunione con Lui e del dono di noi stessi ai nostri fratelli, dell’uscire da noi stessi, dai nostri problemi, dalle nostre angosce, dal trascenderci per porci a servizio della vita, nella realtà in cui viviamo. Ciò significa che il raggiungimento della felicità non è a basso costo, non prevede sconti, né vendite all’ingrosso e, pur coinvolgendo la dimensione emotiva, va oltre la sfera delle emozioni e dei sentimenti! 

Anche se buone ed intelligenti letture possono aiutare a conoscere alcune strategie “umane” per avere la felicità, essa non si “compra in libreria”, come un qualsiasi prodotto a nostro uso e consumo, ma si accoglie “dal cielo” come dono del Signore, si custodisce alimentando la relazione con Lui e il dono di noi stessi ai nostri fratelli e si consolida portando giorno per giorno la nostra Croce, in spirito di fede e di abbandono a Lui.

Non possiamo, infatti, gustare la vera felicità senza passare dalla Pasqua, by-passando tutto ciò che ha il sapore dell’amarezza e che istintivamente rifiuteremmo; è pura utopia pensare ad un’autorealizzazione che escluda il limite, la fragilità, il peccato, le contraddizioni, il male! La strettoia della Pasqua è un passaggio obbligatorio per coloro che desiderano vivere in pienezza.

Cercare la strada nei testi di San Francesco

Questa è l’esperienza di tanti santi, fratelli e sorelle nella fede, amici che ora intercedono per noi dal cielo. San Francesco d’Assisi, ad esempio, menziona, nel suo Testamento, il momento determinante della sua conversione, quello nel quale egli sperimentò la letizia e la dolcezza che mai aveva assaporato prima: “Il Signore dette a me, frate Francesco, d’incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d’animo e di corpo” (Fonti Francescane 110).

Insieme a quel lebbroso, Francesco aveva abbracciato e assunto la propria povertà, il proprio male, il proprio peccato. Il passo fu determinante per il giovane, tanto da essere considerato una pietra miliare nel suo cammino di sequela del Signore Gesù, povero e crocifisso. 

Conosciuta, a questo proposito, è anche la “parabola” sulla Perfetta Letizia nella quale il Santo ci svela il segreto della letizia perfetta: “Ebbene, – dice il servo di Dio – se, (n.d.r. nelle tribolazioni e nei limiti della vita) io avrò avuto pazienza e non mi sarò conturbato, io ti dico che qui è la vera letizia e qui è la vera virtù e la salvezza dell’anima”.

Cara Alessia, che il Signore, morto e risorto, ci doni la grazia di sperimentare la felicità quale gioia, pace e consolazione, frutti dello Spirito santo, promessi a coloro che accolgono il suo amore.

E saremo veramente beati! Auguri!

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