Le sorelle Caterina e Giuditta Cittadini, maestre per i bambini più poveri

«Per Iddio e per la scuola» era il titolo di un libro storico sulla loro vita e opera. Dalla loro infelicissima esperienza di orfanelle precoci riescono a cogliere l’urgenza dell’educazione umana, scolastica e cristiana delle fanciulle, soprattutto le più povere, offrendo una maternità educativa. Così sono state le due sorelle fondatrici della Congregazione delle suore Orsoline di San Girolamo di Somasca: la Beata Caterina Cittadini e la sorella Giuditta. Caterina nasce a Bergamo il 28 settembre 1801 in una famiglia emigrata da Villa d’Almè. Rimasta orfana a sette anni della madre (del padre si perdono le notizie) viene accolta nell’orfanotrofio del Conventino.

Alcuni mesi dopo viene raggiunta dalla sorella Giuditta. Lì si diplomano maestre. Ne escono nel 1822 e vanno a Calolziocorte in casa di due cugini sacerdoti. Caterina viene assunta come maestra nelle scuole elementari di Somasca, in cui insegna fino al 1845. Dapprima abitano in locali presi in affitto e nel 1826 acquistano una casa nella stessa località, che diventerà la casa madre, per aprirvi una scuola privata gratuita, affidata a Giuditta e rivolta alle bambine più povere che non avevano la possibilità di frequentare quella statale. Nel 1836 ottengono il decreto per costruire una casa di educazione femminile. 

Nel 1847 Caterina aggrega all’opera anche un piccolo orfanotrofio di fanciulle povere, di cui il territorio abbondava. Nel 1840 a causa della scomparsa prematura di Giuditta, Caterina assume la direzione di tutta l’opera. 

La congregazione delle Orsoline di San Girolamo

Nel 1844, insieme a tre compagne, Caterina firma con un atto notarile un «Contratto di società e di sorte», preludio della futura Congregazione religiosa. Successivamente, aiutata da un religioso somasco, stende una bozza delle Regole, che però inizialmente vengono respinte dal vescovo Pierluigi Speranza, che la tratta in modo burbero. Pur abbattuta, Caterina corre in Duomo a pregare e continua la sua opera, anche se non avrà la grazia di vedere attuato il suo sogno perché muore il 5 maggio 1857 a 55 anni.

Il vescovo Speranza si reca il 14 dicembre successivo a Somasca per le prime vestizioni e con l’approvazione canonica delle costituzioni e della congregazione. Ieri come oggi, la connotazione umana, spirituale e carismatica delle Orsoline di San Girolamo è la «vocazione popolare», la semplicità del porsi con cuore di madri come apostole educatrici accanto alla gioventù, con la volontà di condividere le gioie e le sofferenze delle famiglie, degli ammalati, degli anziani e di chi sperimenta la precarietà e la solitudine.

Le suore di Somasca, impegnate soprattutto in scuole, dispensari, convitti, carceri, ambulatori, doposcuola, case di accoglienza per studentesse, orfanotrofi, servizi sociali e parrocchie, sono attualmente presenti in Italia, Svizzera e Belgio, in America Latina (Bolivia e Brasile) e in Asia (Filippine, India e Indonesia). L’istituto ha la casa provincializia in via Broseta in città, come aveva chiesto l’allora vescovo Giuseppe Piazzi.

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