Levate, il vescovo Francesco in pellegrinaggio pastorale: ”Il volontariato è un dono per la comunità”

“Il volontariato nella comunità cristiana si configura come un dono, mette in gioco le persone spingendole a offrire più del loro dovere, e non risponde soltanto a un bisogno, ma a una persona”. Il vescovo Francesco Beschi ha parlato dello “stile” speciale che caratterizza i gesti e le attività di una parrocchia nell’incontro con i volontari della parrocchia di Levate nel corso del suo pellegrinaggio pastorale nella fraternità 2 della Comunità ecclesiale territoriale 12.

È stata un’occasione per conoscere la realtà variegata di questa comunità che è “ricca di solidarietà e di umanità”, come ha sottolineato il parroco don Stefano Bolognini.

Alcuni volontari hanno presentato i gruppi presenti sul territorio, preziosi perché “dedicano tempo e competenza ai diversi servizi che rendono la nostra comunità viva e fraterna”. 

Ci sono per esempio gli “Amici del santuario”, un gruppo di una trentina di persone che nutrono e promuovono una particolare devozione alla Madonna del Bailino, chiamata anche “Madonna della tenerezza” secondo la tradizione popolare protettrice delle neo-mamme. È fondamentale, poi, il ruolo di una ventina di catechisti che seguono i ragazzi nella preparazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana e “animano le celebrazioni liturgiche adeguandole ai bambini e ragazzi della scuola primaria e secondaria di primo grado”.

Come in molte parrocchie si avverte il desiderio di una maggiore presenza di adolescenti e giovani. È presente comunque un gruppo che si ritrova la domenica sera e diventa più folto e consistente per la preparazione e l’animazione del Cre, che si svolge ogni estate con oltre trecento tra ragazzi e animatori: “Grazie a don Stefano, agli educatori e a un gruppo di mamme è sempre un’esperienza di crescita positiva”.

C’è un grande movimento intorno al servizio liturgico, che interviene nel cuore della vita della comunità: sono coinvolte infatti una cinquantina di persone e molteplici figure, dal sacrista, aiuto sacrista, a lettrici e lettori, chierichetti e chierichette, due cori, signore che puliscono la chiesa e il santuario e si prendono cura degli arredi, volontari che si impegnano ad abbellire la parrocchiale nelle funzioni più importante e danno una mano nei lavori di manutenzione, e fra essi in particolare gli Alpini. Ci sono infine anche i tecnici informatici che hanno avuto un ruolo fondamentale nel periodo della pandemia per la trasmissione delle Messe e ancora oggi garantiscono il collegamento per le persone impossibilitate a partecipare “dal vivo”.

La redazione del periodico parrocchiale “In dialogo”, composta da una decina di persone, contribuisce alla circolazione di idee ed esperienze significative. Una trentina di volontari mantiene aperto e accogliente l’oratorio, preoccupandosi del funzionamento del bar, delle pulizie degli ambienti e dei campi sportivi. Altri si occupano della “sala della comunità”, promuovendo attività come spettacoli teatrali e incontri culturali. 

Le signore del gruppo “Mani in pasta” contribuiscono alle spese parrocchiali realizzando e prodotti caserecci come ravioli e torte. L’attenzione ai più fragili è garantita da un gruppo Caritas, che promuove una raccolta alimentare ogni seconda domenica del mese e distribuisce pacchi alimentari alle famiglie bisognose. Il Gruppo missionario ”Operazione Mato Grosso”, infine, costituito come organizzazione di volontariato, collabora con il comune e destina i proventi delle sue attività ai missionari e ad altre opere caritative.

“Stiamo attraversando un periodo in cui la generosità non è scontata – ha osservato il vescovo -. Molti sono presi dai loro legittimi interessi, voi invece superate questo confine offrendo un contributo alla costruzione di una comunità, un’impresa più impegnativa rispetto alla costruzione di una casa. Sono consapevole del tesoro che persone come voi rappresentano per la chiesa e per la società, perché la nostra azione pur non essendo più di tutti è sempre per tutti”.

Monsignor Beschi ha invitato a superare i criteri comunemente considerati per il volontariato di “efficienza, pertinenza e tempestività” e a concentrarsi sullo stile che caratterizza le comunità cristiane, sintetizzandolo in tre caratteristiche: “Il dono di sé, del proprio tempo e delle proprie capacità, l’attenzione non solo al bisogno ma alla persona e lo spirito di servizio, caratterizzato dalla gratuità, da azioni compiute non solo perché utili, ma perché ci crediamo. I destinatari delle nostre attività devono percepire che noi non siamo un’organizzazione oppure un’associazione benefica, ma una comunità cristiana. Per questo è fondamentale la testimonianza di fraternità e di condivisione, con ciò che porta alla vita di tutti”.

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