Sono partiti il 13 agosto dall’aeroporto di Malpensa, destinazione Costa d’Avorio, e faranno ritorno in Italia il prossimo 30 agosto i quattordici giovani che hanno aderito alla proposta estiva lanciata dalla Cet12. Con loro ci sono anche don Michele Bucherato, direttore dell’oratorio di Osio Sotto, e due suore delle Poverelle.
“Tre di noi, insieme al don, sono stati ad Agnibilekrou, la città dove operano sia le suore delle Poverelle (nel loro ospedale del Palazzolo) sia i preti missionari della nostra diocesi di Bergamo (don Luca Pezzotta e don Marco Giudici, nella parrocchia di Saint Maurice) – racconta dalla Costa d’Avorio Fabio Fabbris, giovane di Osio Sotto -. Gli altri e le suore sono stati invece in altre città della Costa d’Avorio dove vivono e svolgono la loro missione le suore delle Poverelle, tra Aboisso, Adiake e Abidjan”.
Tra i posti che i giovani hanno visitato c’è l’ospedale gestito dalle suore, un ospedale privato, con un accesso però più facilitato rispetto a quello pubblico, dove le persone senza risorse economiche sufficienti non hanno la possibilità di essere curate.
“È un ospedale specializzato in oftalmologia e periodicamente medici bergamaschi e di Roma vengono qui lì per operare i tanti ivoriani che hanno problemi alla vista.
Oltre alla visita all’ospedale abbiamo partecipato anche a diversi eventi e attività organizzati dai preti bergamaschi nella parrocchia di saint Maurice, tra cui l’opera di evangelizzazione nei villaggi più lontani e sperduti e la settimana di Cre per i bambini diversamente abili, che quest’anno è stata proposta e realizzata per la prima volta ed è stata un successo”.
Tra le attività organizzate dalla parrocchia c’è infatti l’aiuto ai bambini disabili, con cure, fisioterapia e attività educative che offrono la prospettiva di un futuro dignitoso.
Come esperienza più significativa tra quelle vissute, Fabio cita un episodio in particolare: “Noi non conoscevamo bene la lingua e non eravamo facilitati nella comunicazione, eppure è bastato solo qualche minuto insieme a loro ed è subito nato un legame forte e di intesa reciproca. Loro si sono affezionati a noi e noi a loro ed è stato proprio bello vivere alcuni momenti di questa settimana insieme a loro”.
Le ragazze ad Abidjan si sono sperimentate nella scuola gestita dalle suore, in quelli che da noi in Italia sono una sorta di corsi di recupero uniti al Cre.
Ad Aboisso si sono occupate invece dell’animazione in parrocchia e della visita al carcere (un carcere progettato per contenere al massimo 100 detenuti e che attualmente ne contiene più di 650).
Ad Adiake invece si sono dedicati alla cura dei bimbi dell’orfanotrofio gestito dalle suore: “L’esperienza sta andando veramente molto bene – riferisce ancora Fabio -. Lo scorso martedì abbiamo salutato le diverse realtà in cui siamo stati in queste settimane e siamo in viaggio verso Abidjan per riunirci e passare insieme gli ultimi due giorni, anche per fare un po’ sintesi e verifica di questa esperienza”.
“Ci ha colpiti – conclude – l’accoglienza di questo popolo, la loro gioia e il loro entusiasmo, la loro mentalità e cultura completamente diverse dalla nostra, l’affetto delle persone che abbiamo incontrato, soprattutto dei bambini, anche se noi oggettivamente non abbiamo fatto nulla di eclatante per loro”.