Un viaggio che può cambiare il proprio sguardo sul mondo. Questa è l’esperienza che 16 ragazzi, dai 17 ai 33 anni, hanno compiuto con l’oratorio dell’Immacolata di Bergamo.
I giovani, accompagnati da Don Nicola Brevi, si sono recati in Malawi, più precisamente a Kankao, accolti dalla congregazione delle Suore delle Poverelle, un istituto che ha un legame con l’oratorio non solo per la vicinanza fisica dei due luoghi, ma anche per gli intenti e i fini che entrambi condividono.
L’esperienza di viaggio compiuta fa parte di un più largo progetto promosso dal Centro missionario diocesano, intitolato “Finimondo”: ossia un cammino di crescita culturale e spirituale, rivolto ai giovani che desiderano compiere un viaggio missionario all’estero, offrendo il proprio aiuto alla comunità e alle famiglie autoctone.
“Grazie all’oratorio abbiamo svolto degli incontri, non solo tramite Finimondo ma anche attraverso il progetto Forme di Africa all onlus. Quest’ultimo è stato promosso da alcuni ragazzi di Gorlago che in passato hanno vissuto esperienze di missione. Gli incontri sono stati pensati per la formazione del nostro gruppo che sarebbe poi partito per il Malawi. In questo modo ci siamo conosciuti meglio”. Osserva Carlo Antolini da poco tornato in Italia.
L’esperienza è durata poco più di tre settimane, con partenza prevista per il 28 luglio e il rientro fissato al 20 di agosto.
I giovani, indossando i panni dei missionari, durante questo periodo hanno condiviso molto tempo con i ragazzi della parrocchia di Kankao e hanno svolto numerose attività. Ad esempio, si sono dedicati alla costruzione di una casa per “Agogo” – così veniva definita dai locali la più anziana del villaggio – utilizzando materiali semplici come mattoni in cotto prodotti attraverso il terreno argilloso di cui quella terra è prolifica. A ciò si aggiungono gli incontri con gli anziani del luogo e le iniziative sportive sul campo da calcio e da pallavolo.
I pomeriggi hanno costituito un momento di svago, ma anche di riflessione: oltre a giocare con i locali, i missionari hanno fatto visita ad alcuni ordini presenti sul territorio, tra cui i Padri Monfortani (molto radicati in Malawi) e le Suore Sacramentine, residenti presso Ntcheu.
Carlo racconta come il suo desiderio di partire sia frutto di una “grande curiosità di scoprire nuove culture e di visitare una parte del mondo che non avevo ancora mai visto. Entrare in contatto con questa cultura mi ha aperto nuovi orizzonti. È stata un’esperienza fantastica. Abbiamo instaurato un bel rapporto con i ragazzi del luogo con i quali ci stiamo mantenendo in contatto. Consiglio questa esperienza soprattutto ai giovani della mia età perché oltre a dare una mano concreta, c’è uno scambio reciproco culturale, noi abbiamo imparato la loro lingua locale chewa e loro hanno imparato un po’ di italiano. Inoltre l’accoglienza dei ragazzi della parrocchia e delle Poverelle è indimenticabile, ci hanno accolto come una famiglia e ci siamo sentiti parte tutti di una comunità”.
Chiara Frigeri, altra missionaria partita per il Malawi, riporta di aver incontrato una realtà e una cultura profondamente diversa dalla nostra ma anche affascinante e per certi versi incomprensibile. “Il tempo si ferma, tutto scorre lento, senza fretta: non c’è frenesia, ma solo il piacere dell’incontro e della relazione. Ciò che mi ha colpito di più è il tema della maternità e della fertilità che sono concepite e vissute in modo molto differente dal nostro: dal parto, agli assorbenti, fino alla famiglia e all’appartenenza alla comunità locale”.
Continua poi affermando che da questo viaggio ha imparato a vivere il tempo, le relazioni con gli altri ma anche quella con noi stessi in modo più semplice. “Esperienze come queste spesso mettono in discussione persino gli aspetti che si ritengono essere i più assodati, come appunto l’idea di comunità, famiglia, casa e le proprie priorità e abitudini. Penso che questo viaggio ci abbia regalato il tempo per pensare e riflettere su tutto ciò, non per forza per cambiare, ma anche solo per essere consapevoli delle nostre scelte”.