Come Ridurre lo Spreco Alimentare nel Monastero e nella Vita Quotidiana

spreco alimentare

Buongiorno suor Chiara, si sente molto parlare di persone che restano senza cibo. Nonostante la grande attenzione mia e della mia famiglia mi accorgo che ogni settimana la spesa supera il nostro fabbisogno e alla fine ne buttiamo via un po’. Penso che sia un grosso problema, forse in parte indotto dalla pubblicità e dall’esposizione nei supermercati. Voi in monastero come vi regolate per evitare questo problema? Vi capita di andare a fare la spesa e di acquistare troppo cibo? Scusate per la curiosità, un caro saluto

Giuliana

Lo spreco alimentare è una “piaga” molto grave nella società contemporanea, cara Giuliana. Condizionati dall’abilità gli spot pubblicitari e dall’esposizione di prodotti nei centri commerciali, esperti nel creare bisogni di ogni genere, molte persone comprano più del reale fabbisogno famigliare.

Ci sentiamo spesso come “bombardati” dagli input promozionali che giungono anche attraverso i mezzi digitali, tanto che fatichiamo a rimanere liberi per acquistare ciò che realmente ci serve. Non sono poche le persone che entrano in un supermercato con il chiaro proposito di comprare solamente il necessario, ma si ritrovano alla cassa con il carrello della spesa colmo di ciò che non volevamo acquistare. 

Di contro, non sono rari nemmeno i clienti che, al momento del saldo, si privano di alcuni prodotti dal carrello della spesa perché il prezzo raggiunto è eccessivo e supera le loro possibilità. Ma le persone che non possono comprare nemmeno l’indispensabile e che quotidianamente ricorrono alle mense appositamente istituite, sono in aumento. 

Eppure, il cibo avanzato nei centri commerciali o che, spesso ci permettiamo di gettare perché in scadenza, non è poco ovunque, offendendo la dignità di coloro che non hanno nemmeno l’essenziale per vivere e che fanno delle discariche il loro supermercato quotidiano. Le immagini che i media ci rimandano in proposito, non possono lasciarci indifferenti. 

In monastero non si è esenti da questo pericolo: anche noi sorelle siamo chiamate a vigilare molto affinché possiamo compiere scelte “contro corrente” ed essere solidali con i poveri. Spesso accettiamo gli alimenti che sono in esubero al termine di feste o di manifestazioni civili o religiose che alcuni volontari ci consegnano regolarmente e che, qual ora superi il nostro reale bisogno, condividiamo con alcune famiglie che vivono nelle ristrettezze.

A volte, però, abbiamo la necessità di andare a fare la spesa: in questo caso evitiamo di acquistare ciò che non serve o che non è in sintonia con la nostra scelta di povertà. 

Esiste anche per noi il rischio di sbagliare la quantità e comperare più del necessario, oppure di tenere in eccedenza i beni che la provvidenza regolarmente ci dona: quando accade, però, cerchiamo di porre rimedio, scegliendo di condividerlo con coloro che ne hanno bisogno. 

Anche nel fare la spesa, dunque, cerchiamo di tenere presente il valore della povertà, della condivisione, della sobrietà, della solidarietà con i poveri. 

E il cibo avanzato nei pasti quotidiani? Innanzitutto evitiamo in tutto e per tutto di buttarlo senza un motivo valido (al massimo ci sono sempre le galline affamate…), e poi cerchiamo di riutilizzarlo in modo creativo e di trarne gustosi piatti. 

Insomma, cerchiamo di coltivare l’arte del riciclo, necessaria anche tra fornelli e pentole. Così stiamo diventando esperte nel preparare piatti originali, ma buoni e squisiti piatti.

Condivisione e riciclo, allora, mi sembrano due elementi che possono aiutarci ad evitare lo spreco alimentare, inutile e dannoso per tutti. 

Provare per credere!