Rosangela Lazzari: una vita in missione nel segno della speranza, da Seriate in Thailandia
Una vita nel segno del volontariato, della missione e del dono: Rosangela Lazzari oggi ha 60 anni ma ha iniziato questa strada quando ne aveva solo 18, prima in Italia e poi all’estero. “Sono già quasi 25 anni che vado avanti e indietro dalla Thailandia, la mia è una ripartenza”. Si trova lì dal 6 ottobre scorso.
“Ho iniziato a svolgere attività di volontariato – racconta Rosangela – come infermiera volontaria per la Croce Rossa, poi con l’associazione In Strada di don Fausto Resmini”.
Grazie alla Croce Rossa ha scoperto l’intensità e la bellezza dell’esperienza missionaria, partendo per la Costa d’Avorio: “In seguito, durante un viaggio in Terra Santa ho conosciuto il direttore del Pime di Milano, e così è nata la mia prima esperienza in Thailandia. Da quel momento mi sono innamorata di questo Paese e della sua gente e ho continuato ad andarci per un mese all’anno, mettendo a disposizione del Pime le mie vacanze”.
Quindici anni fa le hanno chiesto se volesse restare più a lungo e lei ha detto sì: “Ho proseguito il mio impegno in missione per altri undici anni, tornando una volta all’anno a casa per trascorrere del tempo con i miei genitori già anziani”. A dicembre del 2020 è rientrata a seguito della morte del padre, poi è ripartita di nuovo. Ha trascorso un periodo più lungo a Seriate, suo paese d’origine, per prendersi cura della madre. Dopo la sua morte ha deciso di tornare nuovamente in missione.
“Ho ricevuto il crocifisso nella mia comunità d’origine, nella chiesa di Pedrengo. C’era anche tutta la mia famiglia e mi ha fatto molto piacere, per la prima volta non c’erano più entrambi i miei genitori”.
Del suo primo viaggio Rosangela ricorda “il profumo del riso fritto a Bangkok” e racconta di essersi davvero innamorata della Thailandia, “con tutta la sua bellezza e i suoi problemi. Ci sono cose che ancora non capisco dopo tanti anni”. I cattolici sono una minoranza, non arrivano all’uno per cento: “Ho vissuto nella diocesi di Chiang Rai nella parte settentrionale del Paese. È una diocesi creata di recente, nel 2018. Il Pime vi ha sempre lavorato, seguendo in particolare le tribù nomadi dei monti che arrivano dal Sud della Cina e sono giunte in Thailandia attraverso Laos e Birmania. In questo momento in particolare dalla Birmania arrivano molti profughi a causa della difficile situazione politica. Per rispondere alla necessità più urgente è stato avviato di recente un progetto del Pime per aiutare i ragazzi immigrati a inserirsi, in particolare insegnandogli la lingua.
Io svolgo soprattutto lavoro organizzativo e amministrativo, mi occupo fra l’altro di adozioni a distanza. Sono iniziative che contribuiscono per esempio a finanziare i percorsi di studi dei bambini, perché abbiano tutto ciò che gli occorre”.
Ogni volta che parte Rosangela porta con sé i volti delle persone che incontra: “Seguo anche un centro per disabili e sono i suoi ospiti ad avermi coinvolto più di tutti in questi anni, dandomi tante ragioni per restare e continuare a lavorare. Mi hanno colpito moltissimo la loro gioia, i sorrisi, l’impegno. Fino a vent’anni in Thailandia fa i disabili erano nascosti e messi da parte, oggi le cose fortunatamente sono cambiate. Nel corso degli anni ho avuto tante soddisfazioni, recentemente una giovane mi ha detto di essersi ispirata a me per intraprendere la sua strada, mi sono detta che allora non è così importante parlare per comunicare, bisogna soprattutto esserci.
Mi sono ambientata, ho degli amici, mi trovo molto bene e ogni volta torno con piacere, cercando poi di riportare a Bergamo questa immagine di chiesa in costruzione, di rapporti sinceri, entusiasmo, semplicità, cercando di sensibilizzare le persone ai temi missionari e di diffondere un clima di speranza”.