Stop alla noia

No alla droga, no allo spaccio, no a chi vuole usare l’oratorio per scopi suoi, no alla noia. Sì al tempo gestito bene, sì alla creatività, sì a un ambiente che dia spazio ai talenti dei ragazzi e che li valorizzi. Nasce da qui “Come on”, l’iniziativa appena partita all’oratorio di Nembro. C’è un cancello chiuso: il segno è questo. Chi si impegna, chi regala nuove idee: dentro. Chi non vuole: fuori.
Una scelta radicale: «Abbiamo capito – spiega il curato, don Matteo Cella – che c’era bisogno di un’azione decisa. Da tempo abbiamo a che fare con situazioni difficili: comportamenti scorretti, consumo di droga, qualche spacciatore di troppo in giro. Ci siamo accorti di persone adulte che cercavano di attirare a sé ragazzi più piccoli di tredici, quattordici anni. Abbiamo chiamato le forze dell’ordine. Abbiamo tentato di attuare interventi propositivi: tornei, attività, incontri. Abbiamo a volte allontanato qualcuno. È arrivato il momento di segnare una svolta. Per questo abbiamo avviato un’azione più forte e strutturata».

IL MESE DELL’IMPEGNO

“Come on” è, all’oratorio di Nembro, il mese dell’impegno: dal 3 novembre ci si può iscrivere a una serie di laboratori e una volta deciso cosa fare, bisogna rispettare la parola data. «All’oratorio – dice don Matteo – vediamo spesso ragazzi che si annoiano e non riempiono in modo significativo il tempo. Ci sono quelli super-impegnati che fanno mille cose e molti altri che invece vanno a scuola per forza, non amano la cultura, non trovano gli stimoli giusti, non sanno riempire il tempo e così alla fine si comportano in modo scorretto. Mettendo insieme le provocazioni è nata l’idea di promuovere un uso buono del tempo e di coinvolgere i ragazzi in una situazione nuova, lanciando la palla allo stesso tempo a tutta la comunità».
Questo “cancello chiuso” a chi non si iscrive ai laboratori ha suscitato qualche malumore: «C’è chi si è lamentato – ammette don Matteo – e può sembrare assurdo ma la forza di questo progetto non è escludere, ma includere in un modo migliore, dando valore e qualità alla partecipazione». A dare vita al programma – davvero fitto – di attività è stata una piccola équipe formata da due educatori dell’oratorio e uno del comune come consulente: «Hanno raccolto idee e preso contatto con volontari già attivi all’interno dell’oratorio, allargando un po’ il giro, per riuscire a fare proposte di qualità. Sono quasi tutte persone della comunità». Con qualche eccezione per il laboratorio di giornalismo e quello di breakdance, che hanno richiesto un apporto esterno. «Ci auguriamo – aggiunge don Matteo – che questo progetto di un mese si possa ripetere nel tempo, anche in forme diverse. È un modo per lanciare un messaggio forte a tutta la comunità».
Finora quasi duecento bambini e ragazzi hanno detto sì e hanno già cominciato a distribuirsi tra i laboratori di intarsio, danza, disegno, giocoleria (e volendo c’è anche il torneo di calcio virtuale con la Playstation) e così di seguito. «Sono stati gli adolescenti che passano qui più tempo a lamentarsi di più – osserva don Matteo – ma poi sono stati anche i primi a cercarsi un posto giusto per loro. Noi lasciamo la possibilità di aggiungersi strada facendo, anche per un periodo breve, purché si mantenga l’impegno preso».

L’USO DEL TEMPO

Un segno educativo “Come on” che interviene in un ambito in cui i ragazzi di oggi sono fragili: «Seguono una serie di attività organizzate per loro dagli adulti, molto strutturate, così quando hanno del tempo a disposizione non sanno cosa farne. Usano una serie di monitor: la playstation, il computer, la televisione, il cellulare. Il tempo per andare in giro diventa sottile e a volte problematico. E gli oratori devono attrezzarsi per capire e rispondere nel modo giusto. Un luogo come l’oratorio non può subire il caos che ragazzi poco padroni di sé portano dentro. Non deve diventare un collegio, ma neanche limitarsi a fare la piazza dove passa tutto in modo indiscriminato. Deve valorizzare le esperienze positive». Don Matteo non vuole organizzare tutto da solo, perciò ha lasciato a disposizione dei ragazzi una bacheca dove possono inserire i loro suggerimenti: poi ogni giovedì pomeriggio idee e proposte vengono valutate e discusse insieme. Quello che si può realizzare viene inserito nel programma. «Non vogliamo irrigidire troppo le proposte, e pensiamo che i ragazzi debbano avere spazio per esprimersi, vogliamo valorizzare la loro freschezza.  Ci è già capitato di intavolare una discussione sul tempo proprio con chi fa più fatica a gestirlo: questo è già un traguardo raggiunto».

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